“Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue solitudini e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte»?”. Ne La Gaia Scienza Nietzsche introduceva così la teoria dell’eterno ritorno, secondo la quale la vita non è altro che un susseguirsi di eventi tutti uguali, da vivere e rivivere fino all’infinito. L’astrazione del filosofo tedesco in alcuni casi sembra diventare realtà: lo sanno bene Germania ed Inghilterra, vittime inconsapevoli di questa convinzione chiuse in un circolo lungo 44 anni che abbraccia due epoche totalmente diverse.
Siamo nel 1966 quando Gottfried Dienst, allora uno degli arbitri più bravi in circolazione, e l’assistente
Tofik Bakhramov all’ 11′ dei tempi supplementari della finale del Mondiale giocata a Wembley convalidarono il gol del momentaneo 3-2 di Geoff Hurst, che sarà autore di una tripletta per il definitivo 4-2 degli inglesi sui tedeschi. Nulla di strano se non per il fatto che il pallone, dopo essersi infranto contro la traversa, era rimbalzato ben sei centimetri fuori dalla linea della porta, come dimostrerà negli anni successivi uno studio della Oxford University. Una rete fantasma che decide la finale di un mondiale, l’unico vinto dai sudditi di sua maestà, frutto però di un grossolano errore amplificato dal fatto che l’arbitro e il guardalinee non si capivano se non a gesti, provenendo da due parti differenti del mondo e non avendo nessuna parola in comune.
Nulla poté la corazzata di Beckenbauer, Haller e Schnellinger contro la casualità, contro quel fantasma di Wembley che ancora disturba i sonni dei tedeschi, vendicati solo in parte qualche anno dopo con il gol di mano di Diego Armando Maradona proprio contro gli inglesi: Geoff Hurst fu incoronato come eroe del mondiale, ma a decidere la vincitrice del torneo non fu altro che il fato.
Come dicevamo, 44 anni dopo si verificò un secondo episodio che vide protagoniste Germania e Inghilterra. Siamo in Sudafrica è il 2010 e si sta disputando quello che verrà ricordato come il Mondiale delle Vuvuzela (trombette usate dai tifosi durante le partite di calcio). La nazionale di Loew e quella di Capello si trovarono contro nell’ottavo di finale di Bloemfontein, partita destinata a rimanere nella storia e non per il quattro a uno con cui i tedeschi batterono gli inglesi.
Il match viene ricordato per quel maledetto episodio che poteva cambiare la storia di una partita ma soprattutto
dell’intero Mondiale. E’ il trentottesimo minuto del primo tempo e l’Inghilterra, dopo aver accorciato le distanze con la rete di Upson, trova il pareggio grazie ad una violenta conclusione di Lampard che sbatte sulla traversa e si deposita in rete. Sfortunatamente per la nazionale dei Three Lions il goal non viene convalidato per un madornale errore dell’arbitro uruguayano Larrionda, mal coadiuvato dal guardalinee Espinosa. Quel momento è stato, nello stesso tempo, l’inizio e la fine delle speranze dell’Inghilterra; è bastata una frazione di secondo, una decisione sbagliata per far crollare una nazionale che era riuscita a riprendere una gara iniziata male e finita anche peggio.
Non possiamo sapere come sarebbe andato quell’ottavo di finale se il goal di Lampard fosse stato, giustamente, convalidato ma sappiamo che Germania-Inghilterra non sarà mai una partita come le altre indipendentemente se sarà amichevole o competizione ufficiale.
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