Il ritiro di Diego Forlán è stata una progressiva resa al passare del tempo: è finito a giocare persino in India e a Hong Kong prima di dire basta, conscio comunque di poter dare ancora tanto al mondo del calcio. E se non poteva farlo più in mezzo al campo ha scelto di farlo dalla panchina, cominciando la sua carriera da allenatore nella squadra che ha sempre amato il Peñarol, con l’immediata missione di trovare un erede: quell’erede l’ha trovato in Facundo Pellistri, classe 2001 a cui ha dato un posto da titolare e soprattutto la sua maglia numero 10.
Un talento così promettente in Uruguay è difficile che non si veda tanto presto: il contesto aiuta a rischiare il lancio di ragazzi come lui, soprattutto se si vedono delle qualità di tale livello. Pellistri è un ragazzo a modo, ama la musica rock del suo Paese visto che il cantante de La Vela Puerca (complesso noto dalle sue parti), Sebastián Teysera, è il suo padrino. Ha dovuto scegliere tra il calcio e il basket, sua altra grande passione forse ostacolata da una statura che gli avrebbe complicato le cose in quello sport.
A 11 anni lo ha scoperto un altro grande del calcio uruguaiano della scorsa generazione, il Pato Aguilera, grande ricordo in Italia per i tifosi del Genoa. Ottimo il rapporto tra i due, così come quello creatosi con Forlán dopo il suo arrivo al Peñarol: Pellistri aveva già cominciato a giocare con Diego López (oggi al Brescia) nel finale dello scorso anno, con cui ha trovato anche il suo primo gol in campionato, ma la continuità è stata trovata soprattutto nell’inizio del 2020.
Pellistri è un esterno di grandissima velocità che fa la differenza soprattutto dopo i primi due tocchi: nel primo controllo può ancora soffrire il gap fisico con chi lo marca, ma una volta presa velocità, sia per puntare il fondo che per tagliare verso l’area, è davvero difficile da contrastare. Destro di piede, preferisce giocare sulla fascia di sua competenza, vista la rapidissima preparazione che ha per i cross e quel guizzo continuo che anche nei tagli in diagonale gli permette di spostarsi la palla rapidamente verso l’esterno per calciare.
Chiaro che il paragone con Forlán suona ancora un po’ forzato ed è fin troppo facilmente spinto dalla maglia che indossa e dal fatto che il Cachavacha sia il suo allenatore: l’ex Atlético e Villarreal era probabilmente un uomo più d’area di rigore, che si allargava più per necessità dei suoi compagni di reparto che per caratteristiche. Pellistri invece sembra avere una dimensione tipica da uomo di fascia in grado di cambiare passo da un momento all’altro: tanti però sono i suoi estimatori e chi ci ha giocato assieme, come Walter Gargano, assicura che è un calciatore da portare in Europa immediatamente.
Parliamo di un 2001 sia chiaro, ma le prospettive sembrano essere quelle buone, per un degno erede della maglia numero 10 del Peñarol.
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