Era nell’aria, ed è accaduto. Dopo i tuoni, la tempesta. In Ferrari, Leclerc e Sainz sono irrimediabilmente, quanto prevedibilmente, ai ferri corti. La tensione è esplosa al termine del GP di Spagna, appuntamento particolarmente sentito dal pilota di casa che non ha avuto molti riguardi nei confronti del compagno di squadra. E lo scambio di accuse a fine gara ha semplicemente fatto emergere il sommerso.
Era ragionevolmente impensabile che Carlos Sainz, da separato in casa (anche in questo caso le tempistiche dell’annuncio dell’arrivo di Hamilton sono state perlomeno discutibili) si rassegnasse al ruolo di seconda guida. Così come era un esercizio di ottimismo esagerato pensare lasciasse strada o obbedisse senza fiatare ad ordini di scuderia, anche (e soprattutto) se alle prese un compagno come Leclerc, non indiscutibilmente superiore per continuità e qualità di prestazioni. Dunque, quando e se ne ha la possibilità, Sainz non disdegna, anche usando metodi rudi, di imporsi, anche perché ha tutto da guadagnare, dovendo mettersi in luce per ambire a un futuro da protagonista in F1 e niente da perdere in Ferrari, dove al massimo può farsi rimpiangere.
A complicare ulteriormente i rapporti, la Ferrari. La scuderia non ha preso, almeno ufficialmente, una posizione indicando in Sainz il “vassallo”. Con ogni probabilità la situazione si risolverà da sola, quando Sainz firmerà (se non l’ha già fatto) con la sua nuova scuderia e sarà tagliato fuori, come è inevitabile sia, dallo sviluppo della Ferrari. Se la situazione dovesse degenerare, resta la soluzione di una rescissione anticipata con l’ingresso di Bearman, ma il rischio è troppo grande. Si rischia di bruciare il talento inglese, o di minare ulteriormente la posizione di Leclerc. E se il predestinato andasse più veloce del… predestinato come giustificare la scelta del taglio dello spagnolo e non del monegasco?
Al netto delle diatribe fra i due piloti il vero problema, in casa Ferrari, è un altro. Le prestazioni sono crollate e dopo gli aggiornamenti la scuderia di Maranello è scivolata indietro nei rapporti di forza. Barcellona, da questo punto di vista, è un circuito impietoso. Mette rigorosamente in fila le monoposto e i piloti più prestazionali. E la Ferrari è assente in entrambi gli appelli. La Red Bull ha Verstappen che fa la differenza, esattamente come la McLaren ha trovato in Norris l’interprete ideale, la Ferrari non ha in Leclerc il pilota in grado di fornire quel “quid” in più. A pensarci bene, è questa l’eredità più pesante lasciata da Montmelò ad una Rossa relegata quarta forza del mondiale.
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