Marcelo Gallardo ha sempre mantenuto la calma e la gestione della situazione nella sua strepitosa esperienza da allenatore del River Plate: anche perché più volte i migliori giocatori sono andati via nelle sessioni di mercato e lui ha dovuto ricostruire, con successo, da zero. Solo che in una delle ultime conferenze stampa ha di fatto annunciato la cessione di Exequiel Palacios, uno dei migliori talenti a sua disposizione.
Sembra che sia il Bayer Leverkusen la Terra Promessa all’interessantissimo centrocampista dei Millonarios, ma nel corso dell’ultimo anno sono stati tanti i top team europei a fare uno squillo ai dirigenti del River.
In Argentina sono in tanti a pronosticare una titolarità stabile di Palacios nella Selección entro pochi mesi e le motivazioni sono da ricercare nella completezza di questo calciatore. Sul piano tecnico le qualità non mancano: ha un’ottima conduzione di palla, ha come qualità principale la verticalizzazione e garantisce solidità anche in fase difensiva.
A livello tattico è un giocatore di grande duttilità, cosa che lo rende sicuramente interessante anche se con dei possibili limiti iniziali a livello di posizione. Perché nel River Plate ha giocato per la maggior parte delle partite con centrale in uno strano 4-1-3-2, un sistema molto in voga in Argentina che ricalca il classico rombo a centrocampo schiacciando il vertice alto sulla linea delle mezzali. E Palacios proprio in quella posizione ha trovato la sua solidità: perché gli garantisce supporto alle punte ma anche equilibrio nelle distanze tra i reparti, ossia le sue caratteristiche migliori.
Il problema potrebbe essere il trovare un corrispettivo in Europa per questo sistema che difficilmente vediamo nelle grandi squadre del continente. Più facile immaginarlo come mezzala in un 4-3-3 o come trequartista in un 4-2-3-1 veloce, sostanzialmente più simile a quello mostrato dalla Roma di Fonseca rispetto alla concezione più classica che si ha di questa sistemazione tattica.
Tra i limiti di questo ragazzo si possono inserire, seppur in maniera moderata, alcune peculiarità comportamentali che al momento sono un freno ma che con la maturazione potrebbero persino diventare un punto di forza. Palacios è un giocatore molto vivo dentro la partita, che si concede qualche eccessività di troppo, come l’espulsione gratuita nel finale della partita con il Flamengo, quando ormai la coppa era sostanzialmente già persa.
Ma per quanto riguarda la crescita comportamentale sembra comunque su buon punto: è già un leader della squadra nonostante l’età (è un classe ’98) e ha saputo scalare le varie divisioni del River fino ad arrivare alla prima squadra. Infatti lo chiamano Tucu solamente per la sua nascita nella regione del Tucumán, ma in realtà fin da piccolo ha vissuto a Buenos Aires con il mito del River: mito che forse sembra in procinto di abbandonare, dopo aver partecipato alla più grande notte della storia del club, con l’obiettivo di coronare i suoi sogni anche in Europa.
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