Luciano Spalletti si è presentato nell’amichevole contro la Turchia di Vincenzo Montella con un 4-2-3-1 che non è detto sia il modulo che porterà in Germania ma è comunque uno dei capisaldi della sua carriera. In una Italia sempre più ibrida, di qualche “insospettabile” diventa a rischio taglio.
Spalletti fra 4-2-3-1 o 4-3-3, chi rischia il taglio?
In questo contesto tattico assume particolare importante il centrocampista “a rimorchio”, l’incursore dietro la prima punta. Dunque chi rischia? Preso atto che a “saltare” sarà un portiere, restano altri due posti. A centrocampo ci sono otto giocatori e se la scelta ricadrà su questo modulo a rischiare è probabilmente Ricci, che ha meno fisicità di Folorunsho. Con due centrocampisti a fungere uno da cerniera e l’altro da regista si consolida la posizione di Fagioli come vice Jorginho. Intoccabili Barella, Pellegrini, Cristante e Frattesi, che possono anche ricoprire, qualora servisse, il ruolo di incursore. Capitolo attaccanti. Retegui vice Scamacca e non ci piove. Il 4-2-3-1 favorisce gli uomini di gamba con El Shaarawy che scala le gerarchie per duttilità tattica, conoscenza del commissario tecnico e adattabilità su ambo le fasce. È il primo pensiero per una maglia insieme a Chiesa. Alle loro spalle, Orsolini e Zaccagni. Occhio anche alla difesa. Intoccabile Dimarco a sinistra, abbondano i centrali, ma ne servono almeno quattro e che sappiano interpretare la difesa a 3 e 4. Pole position dunque per Bastoni, Gatti, Mancini e Calafiori più uno fra Darmian, Bellanova e Di Lorenzo. Qualcuno è di troppo. Difficile pensare al capitano del Napoli, che Spalletti conosce alla perfezione. Dunque il cerchio si restringe…
I comandamenti di Luciano Spalletti
Decisivi anche i “comandamenti” che sono alla base della proposta di gioco di Luciano Spalletti. Il commissario tecnico pretende dalla squadra un pressing continuo, che aiuti a spostare l’inerzia della gara perché mette appunto in difficoltà e toglie fiducia e certezze agli avversari. Il punto numero due riguarda la gestione e la circolazione di palla. Quando si perde il possesso del pallone è fondamentale industriarsi per recuperarlo senza permettere all’avversario di ragionare. Da qui nasce il concetto di “tornare a casa” ovvero riprendere rapidamente posizione e ricompattarsi prendendo ciascuno la propria posizione dietro la linea del pallone. Una idea che richiede anzi pretende un’Italia vivace, tonica, fisica. Non muscolare, ma aggressiva, in grado di prendere il comando del gioco con un fraseggio intenso e preciso. Ecco perché la squadra deve essere corta, in modo che la vicinanza fra i reparti e calciatori agevoli lo sviluppo della manovra. Le caratteristiche sono comune a tutti gli azzurri ma non esattamente a tutti. La Germania si avvicina, a occhio e croce i maggiori indiziati sembrano oltre a un portiere, Ricci e uno fra Darmian e Bellanova con il primo favorito sul secondo.