Brasiliano di nascita, italiano d’adozione e di nazionale. Eder Citadin Martins e una vita divisa tra due Paesi: quello che gli ha dato i natali, il Brasile, e quello a cui ha legato la sua carriera, l’Italia, continuamente sovrapposti nella sua vita. Ed è proprio in questo mix di due nazioni che si giustifica il fatto che a 34 anni Eder non aveva ancora segnato ma neanche mai giocato una partita di Copa Libertadores in carriera.
Il debutto è arrivato in Perù in casa dello Sporting Cristal: lo ha fatto vestendo la maglia del San Paolo, l’esperienza che lo sta rendendo per la prima volta in carriera realmente brasiliano, radice che aveva perso abbandonando la propria casa da giovanissimo per sposare il nostro calcio e finire a vestire anche la maglia della nazionale azzurra, onorata soprattutto nella più che positiva esperienza dell’Europeo del 2016, dove ha deciso la partita contro la Svezia.
E infatti il legame con l’Italia è forte anche in terra paulista: non perché ci siano legami tra il San Paolo e il Bel Paese, visto che la squadra italiana della città è il Palmeiras, ma perché a guidarlo dalla panchina c’è una grande conoscenza del nostro calcio come Hernán Crespo, portato al Morumbi dal suo ex compagno di squadra al Milan Kakà. Forse l’ingrediente necessario per sentirsi effettivamente a casa, poco fuori luogo, al centro del progetto: fa strano che un brasiliano di nascita in carriera abbia giocato in Coppa Uefa con l’Empoli, in Europa League con Inter e Sampdoria e mai un torneo internazionale sudamericano.
Storia di un viandante d’eccezione che passando dalla Cina ha ritrovato la sua rotta per riscoprire la bellezza delle proprie origini. Si è ambientato bene al San Paolo di Crespo, trovando il gol al debutto contro il São Caetano, ma chiaramente una partita di Paulistão (il Brasileirão riprenderà a giugno) non poteva avere il sapore di una di Copa Libertadores. Il suo debutto è arrivato a Lima in casa del Cristal e non poteva essere più bello, con un gol di rapina in area frutto di un grande inserimento.
Un gol che ci racconta che Eder nonostante l’età e l’esperienza esotica in Cina è vivo, è giocatore, è decisivo. E per una volta anche brasiliano.
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