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E sono 18! Marcus Berg infiamma il Nikolaidis e decide il Derby degli eterni nemici

Derby? Ma quale derby? Volete davvero dirmi che quello in programma questa sera all’Apostolos Nikolaidis è stato un derby? Ma no, non posso crederci. Siate seri! Non vorrete mica asserire che una partitaccia tale possa esser la massima ambizione stagionale per entrambe le squadre. E poi, su, all’andata non c’era stata storia. Com’è possibile che oggi l’Olympiakos abbia perso? Ancor peggio, siete sicuri che abbia vinto il Panathinaikos? Ma poi, è stata una gara così povera di emozioni. L’unica cosa credibile è che abbia segnato Berg. No, non posso crederci. Decisamente, non posso. Ve lo ripeto: sicuri che fosse un derby?

Mi dispiace assai, esordire così, ma quel che ho visto mi impone allo stesso tempo di farlo. Se avete visto la partita, rimpiangete 90′ buttati alle ortiche, se viceversa avete optato per altre attività, siate felici per la vostra scelta. Un derby teso come non mai, che il Panathinaikos si è portato a casa minimizzando lo sforzo e massimizzando il risultato. E’ un periodo in cui, del resto, all’Olympiakos va male tutto e dunque un derby (che di per sé é il “derby degli eterni nemici”, una delle stracittadine più sentite a livello mondiale) vinto o perso avrebbe fatto la differenza. Vouzas avrebbe finalmente avuto la chance di far breccia nel cuore dei tifosi del Θρύλος. Ouzounidis si sarebbe reso protagonista di uno sgambetto non indifferente ai cugini. E infatti, entrambi hanno messo in bellavista il meglio di cui disponessero. E così, il Panathinaikos si è schierato con un 4-4-1-1 più coperto rispetto al classico 4-2-3-1: ma non è cambiato niente a livello di uomini in campo, dunque sempre Villafañez e Mpoku sugli esterni e Klonaridis qualche metro indietro rispetto al corazziere Berg. A centrocampo, accanto a Zeca ecco Kourbelis, mentre nulla di nuovo è da segnalare in difesa dove è rientrato Rodrigo Moledo (la settimana scorsa, contro l’Ikralis era toccato proprio a Kourbelis arretrarsi a fianco di Koutroubis). Quanto all’Olympiakos, Vouzas ha scelto di stupire partendo dal portiere: in mezzo ai pali, non essendo stato convocato Leali, è toccato a Kapino (che ieri ha festeggiato 27 anni, ma vanta anche 8 anni al Pana tra giovanili e prima squadra). Dietro, con Bruno Viana e Paredes indisponibili (il secondo più a scopo preventivo), è tornato Botía e ha fatto coppia con da Costa relegando Retsos in panchina dopo la débâcle di Istanbul in Europa League. In mezzo non Cambiasso, ma sorprendentemente André Martins, infine sulla trequarti non Fortounis (criticato pesantemente contro il Besiktas) ma il Chori Domínguez. Davanti, Karim Ansarifard. Lo nomino ora perchè è l’unica volta in cui posso farlo: non è per niente entrato in partita, mai visto stasera.

Già dopo un minuto scarso di gioco si era capito come il Panathinaikos fosse messo meglio in campo (e magari avesse dalla sua, oltre a buoni tre quarti del Nikolaidis, anche una preparazione migliore e più efficace, specie sotto il profilo psicologico). Non dimentichiamo come per l’Olympiakos sia stata una settimana decisamente delicata, in cui le energie sono venute a mancare anche a causa dell’impegno infrasettimanale di Europa League in cui bisognava letteralmente dar tutto per la causa comune. Ma non c’è spazio per i sentimentalismi, figuriamoci poi se in un derby, e dunque sono i verdi di Ouzounidis a fare la partita dando l’impressione di saper far male ogniqualvolta volessero. E sarà così per tutta la prima frazione, dominata dai padroni di casa. E forse non crederete a quel che vi sto dicendo, ma la prima occasione capita al minuto 15. Gran imbucata di Berg, in versione rifinitore, ad illuminare Viktor Klonaridis che era scattato e si era presentato davanti a Kapino. Conclusione del numero 14 e pallone provvidenzialmente deviato dall’estremo difensore biancorosso, poi di nuovo lo svedese che questa volta si avventa rabbiosamente sul pallone e di destro, al volo, sblocca il risultato pur con una conclusione non propriamente perfetta (qui, la rete). Ma conta la sostanza, dunque palla al centro e rete numero 18 in campionato per la punta di Torsby: probabilmente, la più pesante della stagione. Una volta in vantaggio, non credete che Ouzounidis abbia chiamato a gran voce catenaccio e ripartenze. Tutt’altro: una marea verde, un prato interamente composto da Πράσινοι, da Τριφύλλι, si è sollevato e immediatamente riversato a ondate contro quelli del Pireo. L’Olympiakos è soltanto riuscito a guadagnare un corner con una scorribanda individuale di Elyounoussi, imbeccato da Domínguez, chiusa in angolo da Coulibaly. Per il resto, tante battaglie in mezzo al campo, nessuno vuole mollare un centimetro. Se lo chiamano Μητέρα των μαχών, ossia “madre di tutte le battaglie”, un motivo ci sarà. Solo difesa per il Θρύλος, incapace di ripartire, di tener palla, privo di idee. Si è distinta, ma in senso più che negativo, la tragicomica intesa tra Elyounoussi e Cissokho, col franco-senegalese mai in accordo col compagno. Inoltre, dettaglio non trascurabile, il Pana ha lottato come una belva sulle seconde palle, vincendo una quantità impressionante di duelli uno contro uno. E alla lunga, certi errori si pagano. Addirittura Klonaridis (19′) e Coulibaly (41′) avevano potuto metter a segno il raddoppio, agevolmente, mentre nel mezzo solo un’ottima chiusura di Kapino aveva detto no a Villafañez.

Fischia Kominis, dopo un primo tempo in cui aveva dovuto solo convalidare il gol a Berg ed ammonire Botía (39′). Il secondo tempo è cominciato con gli stessi 22 in campo, ma ben presto Vouzas aveva ordinato a Fortounis, Androutsos e Cambiasso di accelerare le operazioni di riscaldamento. Al 57′ Androutsos ha preso il posto di Martins in mezzo al campo, al 63′ ha fatto lo stesso Fortounis con capitan Domínguez. Eppure, forse i due cambi avranno indotto Vouzas a pensar di poter riprendere il controllo della partita in corsa. Non sarà così, anche perchè le occasioni del secondo tempo sono state tutte di matrice casalinga (Mpoku due volte, al 69′ e al 74′), poi altrettante Berg e Leto (81′). Nel contempo, giallo a Villafañez e un doppio cambio voluto da Ouzounidis  al 77′: fuori Villafañez e Klonaridis, dentro Lod e l’ex Leto (nel 2008-09 giocò in quel del Pireo). Ci si avvia alla fine, le emozioni scarseggiano, qualora fino ad adesso ve ne fossero state. Il ritmo che porta al triplice fischio di Kominis è scandito dalle ammonizioni (Androutsos 84′, Kourbelis 85′, Moledo 89′ e Lod 94′) e dai cambi (Cardozo per Elyounoussi all’84’, Boumal per l’infortunato Mpoku al minuto 86). Alla fine, però non poteva esser diverso l’epilogo. Dopo la serata dello Spyros Louīs (Ajdarevic su punizione abbatté Bento), un altro derby vede l’Olympiakos uscire con le ossa rotte. Inoltre, nel frattempo anche Panionios (qui) e Paok (qui) avevano tranquillamente vinto contro i biancorossi. In crisi, già. Ma questa sera, al Nikolaidis, non avrebbe potuto vincere, alla luce di quanto visto. Dal 1′ al 94′ il Panathinaikos è stato altamente superiore.

Il tabellino:

Panathinaikos (4-4-1-1): Vlachodimos; Coulibaly, Moledo, Koutroubis, Hult; Villafañez (dal 77′ Lod), Zeca, Kourbelis, Mpoku (dall’86’ Boumal); Klonaridis (dal 77′ Leto); Berg. All. Ouzounidis

Olympiakos (4-2-3-1): Kapino; Figueiras, da Costa, Botía, Cissokho; Martins (dal 57′ Androutsos), Romao; Elyounoussi (dall’81’ Cardozo), Domínguez (dal 63′ Fortounis), Sebá; Ansarifard. All. Vouzas.

Rete: 15′ Berg. Ammoniti: Villafañez, Kourbelis, Moledo, Lod (P), Botía, Androutsos (O). Arbitro: Kominis.

Matteo Albanese

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