Come affrontare al meglio le discussioni arbitrali e regolamentari nel calcio moderno, con approfondimenti su VAR, decisioni e tecnologie
Sono passati otto anni dall’introduzione del VAR nel campionato italiano di calcio maschile, un sistema che ha rivoluzionato l’arbitraggio. Il VAR (Video Assistant Referee) è un assistente video che aiuta l’arbitro di campo a prendere decisioni più precise, rivedendo le azioni contestate da diverse angolazioni e al rallentatore.
Questo strumento è stato creato per ridurre al minimo gli errori arbitrali in situazioni cruciali, come assegnazione di gol, rigori, espulsioni o scambi di identità. Il VAR ha contribuito in modo significativo a migliorare l’accuratezza delle decisioni su eventi oggettivi come il fuorigioco o le infrazioni in area, rendendo il gioco più equo.
Nonostante i vantaggi, l’utilizzo del VAR ha generato nuove polemiche, soprattutto riguardo il suo impiego in casi che normalmente non sarebbero stati notati. Alcuni sostengono che il VAR viene utilizzato eccessivamente per rilevare falli, rigori o espulsioni che non sarebbero stati evidenti durante il gioco normale ma diventano molto più visibili grazie ai replay al rallentatore, decontestualizzando l’azione. Un esempio lampante è l’assegnazione di nove rigori in una sola giornata di campionato, una media quasi di uno per partita, che ha fatto discutere parecchio.
Le polemiche legate alle decisioni arbitrali hanno sempre fatto parte del calcio, e il VAR non ha risolto completamente queste discussioni. In Italia, la storica abitudine di analizzare gli episodi controversi durante le trasmissioni televisive ha contribuito ad alimentare i dibattiti. Ad esempio, la piattaforma di streaming DAZN, che trasmette la Serie A, ha introdotto il programma Open VAR, una collaborazione diretta con gli arbitri che permette di riascoltare le conversazioni tra il direttore di gara e la sala VAR.
Questo format ha permesso agli appassionati di calcio di entrare nel mondo arbitrale, ascoltando il ragionamento che porta a determinate decisioni e fornendo un nuovo livello di trasparenza. Tuttavia, ha anche reso il dibattito più tecnico, con l’introduzione di nuovi termini e sigle che non sempre risultano comprensibili al grande pubblico.
Il termine VAR può essere tradotto in italiano come “assistenza video arbitrale” o “arbitro di assistenza video”. Indica sia lo strumento tecnologico sia gli arbitri che monitorano le immagini dalle sale di controllo. Dal 2021, la Serie A ha un centro operativo centrale, chiamato VAR room, situato a Lissone, in Brianza, dove vengono analizzate tutte le situazioni di gioco in tempo reale.
I tecnici e gli arbitri della VAR room comunicano direttamente con il direttore di gara sul campo, fornendogli assistenza per correggere eventuali errori in quattro aree chiave: gol, rigori, espulsioni dirette e scambi di identità.
Quando nella sala VAR si ritiene che l’arbitro in campo abbia commesso un errore potenzialmente decisivo, si procede a una revisione dell’azione (chiamata “check”). Se necessario, l’arbitro può essere invitato a rivedere personalmente le immagini su un monitor a bordo campo: questo procedimento è noto come on-field review (OFR), cioè revisione sul campo.
Durante le trasmissioni di Open VAR, spesso si fa riferimento alle diverse telecamere utilizzate per valutare le azioni. Le principali sono la 16 metri, posizionata lungo il limite dell’area di rigore, la telecamera della goal-line technology (GLT), quella allineata con la linea di porta e la retroporta, che si trova dietro la porta stessa.
Un’altra sigla ricorrente è APP (Attacking Possession Phase), che indica la fase di possesso offensivo di una squadra. Il VAR può intervenire solo sugli eventi che accadono durante questa fase: se un episodio controverso avviene dopo che l’APP è iniziata, ma non prima, eventuali fuorigioco o falli precedenti non possono essere presi in considerazione.
Uno dei termini più diffusi grazie al VAR è “step on foot”, che indica un fallo commesso quando un giocatore pesta il piede di un avversario. Questo termine, entrato nel lessico calcistico italiano e persino nel dizionario Treccani, ha generato dibattiti accesi.
Un episodio recente ha visto il Monza affrontare la Roma, con una polemica scatenata dalla mancata assegnazione di un rigore per un pestone del difensore Georgios Kyriakopoulos su Tommaso Baldanzi. Durante Open VAR, l’ex arbitro e oggi vice designatore Andrea Gervasoni ha spiegato che non tutti gli step on foot devono essere puniti con un rigore, a meno che non vi sia imprudenza da parte del difensore.
Nel linguaggio tecnico arbitrale sono stati introdotti anche due acronimi inglesi: DOGSO (Denying an Obvious Goal-Scoring Opportunity) e SPA (Stop a Promising Attack). Il primo si riferisce a situazioni in cui un giocatore, commettendo fallo, nega un’evidente opportunità di segnare. I parametri per valutare il DOGSO includono la direzione dell’azione, la possibilità di controllare il pallone, il numero di avversari tra il giocatore e la porta, e la zona del campo in cui si verifica il fallo. Se queste condizioni sono soddisfatte, il calciatore che commette il fallo viene espulso. Tuttavia, se il fallo avviene in area e causa un rigore, l’espulsione viene depenalizzata e il giocatore può essere solo ammonito, a patto che stesse cercando di recuperare il pallone in modo genuino.
Lo SPA, invece, riguarda azioni che interrompono un potenziale attacco promettente, come una trattenuta a centrocampo. In questi casi, il fallo non rappresenta un’evidente occasione da gol e il giocatore viene punito solo con un cartellino giallo.
Prima dell’introduzione del VAR, un’altra innovazione tecnologica era già stata adottata nel calcio: la goal-line technology, introdotta nel 2012 e implementata in Serie A dalla stagione 2015-2016. Questo sistema aiuta gli arbitri a determinare se il pallone ha completamente superato la linea di porta, eliminando i cosiddetti gol fantasma, ossia quei casi in cui una rete viene convalidata o annullata erroneamente.
La FIFA ha approvato due tipologie di goal-line technology: Hawk-Eye, la più diffusa e usata anche in Serie A, e GoalRef, che utilizza un chip nel pallone per rilevare se ha superato la linea. Hawk-Eye funziona tramite un sistema di sette telecamere che tracciano il pallone in tempo reale, fornendo una proiezione 3D della sua traiettoria.
Anche se quasi infallibile, il sistema ha registrato il suo primo errore nel 2020 in una partita di Premier League, quando tutte le telecamere erano coperte dalla presenza dei giocatori.
Un altro termine reso più frequente dal VAR è encroachment, che si verifica quando un giocatore entra in area di rigore prima che il rigorista colpisca il pallone. L’encroachment non viene punito automaticamente, ma solo se il giocatore che invade l’area influenza l’azione. In questi casi, il rigore deve essere ripetuto.
Un aspetto complesso del regolamento calcistico è la distinzione tra negligenza, imprudenza e vigoria sproporzionata. La negligenza si riferisce a interventi in cui il calciatore mostra mancanza di attenzione, ma non rappresentano una minaccia per l’avversario, e quindi non richiedono sanzioni severe.
L’imprudenza, invece, implica una maggiore pericolosità e comporta l’ammonizione. La vigoria sproporzionata, infine, si verifica quando un intervento mette seriamente a rischio l’incolumità di un avversario, portando all’espulsione.
Una delle aree che ha generato più polemiche con l’introduzione del VAR riguarda i falli di mano. Per stabilire se un tocco di mano è punibile, si fa riferimento alla zona verde (la spalla, non punibile) e alla zona rossa (dall’òmero in giù, punibile). Questa distinzione è importante anche per determinare se un giocatore è in fuorigioco o meno, poiché solo le parti del corpo utilizzabili per segnare sono considerate valide.
In otto anni di utilizzo, il VAR ha trasformato il mondo del calcio, portando maggiore precisione nelle decisioni arbitrali ma anche nuove complessità e discussioni. L’adozione di tecnologie come la goal-line technology e il VAR ha reso il calcio più giusto, ma ha anche introdotto una serie di nuovi termini e concetti che i tifosi e gli esperti stanno ancora imparando a comprendere. Nonostante le polemiche, è innegabile che il calcio moderno sia sempre più influenzato dall’uso della tecnologia, e il VAR ne è uno degli esempi più evidenti.
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