Altro che falso nove, attacco dinamico e ruoli interscambiabili: ci sono bastate appena tre partite consecutive da titolare per capire che Diogo Jota è il grande numero 9 che mancava al Liverpool. Di mestiere preferisce fare l’ala piuttosto che il centravanti, ma i numeri del portoghese sono da capogiro: contro Arsenal, Southampton ed Everton ha segnato 4 gol, che si aggiungono a quelli segnati a Norwich, Burnley e Brentford all’inizio del campionato.
Il totale è facile da fare con 8 gol (più un assist) segnati in 920 minuti totali giocati in questa Premier League, praticamente una marcatura ogni 115′. Non è difficile capire quanto Jota stia diventando importante per il Liverpool e quanto l’intera squadra non possa più fare a meno di lui. L’anno scorso aveva dimostrato di non aver sofferto per niente il salto dal Wolverhampton, segnando gol a profusione soprattutto ad Anfield, uno stadio che può mettere soggezione ai giocatori meno esperti, ma il bello è arrivato in questa stagione che diventa a tutti gli effetti quella della conferma. Jurgen Klopp ha saputo capirlo e lanciarlo nella mischia nei momenti opportuni, sgrezzando un giocatore che da quando è in pianta stabile nel campionato inglese ha avuto una crescita incredibile in termini di rendimento e costanza.
Il suo gol nel derby contro l’Everton fa passare in secondo piano anche Momo Salah e la sua doppietta, la prima in un derby del Merseyside dopo l’addio di Fernando Torres. L’egiziano è di un altro pianeta e ormai il fatto è assodato, ma non era affatto scontato che Jota potesse lasciare il segno anche in una partita così che al Goodison Park non ha regalato sempre tante gioie al Liverpool. Se Roberto Firmino dovrà restare fuori per infortunio ancora per un po’, l’attacco dei Reds è davvero in mani sicure: il giovane portoghese è la novità che mancava nel tridente offensivo più divertente d’Inghilterra e che non sempre ha concesso agli altri attaccanti di prenderne parte e di diventare così dominanti, al punto da rimettere tutto in discussione. L’impatto è stato devastante, il continuo ancora di più. Sarà difficile far sedere Jota in panchina da qui al termine della stagione, perché il suo carattere intraprendente, la voglia di fare e i numeri da grande campione diventano sempre più ingombranti per la panchina.
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