“Non lo dire il tuo secondo nome. Per favore”. Questa frase se l’è sentita dire centinaia di volte tra le giovanili e la prima squadra del River Plate Diego Barrado. Che il suo secondo nome faceva bene a nasconderlo, perché all’anagrafe è stato segnato come Diego Armando Barrado, e al River non è certo un dettaglio trascurabile. Soprattutto perché quel doppio nome, che i suoi genitori gli hanno dato nel 1981, è un dichiarato omaggio al più famoso dei suoi omonimi, il Diez.
Che storia quella di Barrado, nato durante l’esplosione di Maradona al Boca in una famiglia che ha sempre tifato per i Xeneizes. Il padre e lo zio erano d’accordo: il Pelusa, così veniva ancora chiamato Maradona, era l’idolo totale del Boca Juniors, capace in quegli anni di portare magie e titoli al club de la Ribera, la più facile delle ispirazioni per battezzare il proprio figlio. Ma se la vita cominciò nel segno del Boca, la sua carriera lo portò presto al River, dove nonostante il nome riuscì ad arrivare dalle giovanili alla prima squadra.
Solo che quando lo speaker dello stadio annunciava le formazioni e diceva “Diego Armando Barrado”, anche il pubblico del Monumental evitava di risparmiarsi i borbottii. Allora quel secondo nome fece in modo di cancellarlo dalla sua vita, per diventare un vero Millonario, o forse Gallina se visto con gli occhi del padre. Forse è stato più famoso per questo equivoco del nome all’interno della rivalità eterna tra Boca e River che per le sue gesta in campo, dato che i suoi trascorsi non sono stati certamente memorabili. Tre esperienze con la Banda, con 91 presenze e 8 gol, tra cui uno importantissimo che valse il titolo nel Clausura del 2003.
Poi un lungo vagare in Argentina alla ricerca di più spazi e qualche presenza in più: Racing, Colón, Olimpo, Atlético Tucumán, Boca Unidos e Juventud Unida, prima di cambiare vita. Oggi a 38 anni si è ritirato dal calcio professionistico e lavora in un’azienda che esporta miele. Ma si è comunque ritagliato uno spazio per giocare la domenica nei campionati dilettanti, dove fa ancora la differenza. Con grande tecnica e il 10 sulle spalle, le doti naturali di un Diego Armando del calcio.
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