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Dicen que nunca se rinde

Dicen que nunca se rinde. Dicono che non si arrende mai. C’è scritto nell’inno, sugli spalti dello stadio, sul colletto delle maglie, ma soprattutto nel DNA del club. Il Siviglia non si arrende, non molla finché c’è partita, e soprattutto non sbaglia mai una finale.

Non è solo la squadra che ha vinto più volte di tutte il trofeo, nell’intera sua storia comprendendo anche la Coppa Uefa o contando solo la denominazione Europa League, ma è la finalista perfetta con sei vittorie su sei tentativi. Una coppa disegnata per questa squadra dal cuore enorme, capace di vincere tutto ciò che le è permesso vincere. In patria trovare un successo è troppo complicato per via della concorrenza, ma in Europa c’è questo spiraglio che dà comunque l’occasione di riempire la bacheca e scrivere la storia.

Il nome di Siviglia League lo abbiamo sentito più volte, non è neanche così bello da sentire e non fa figo dirlo, ma non c’è denominazione più azzeccata. Due volte consecutive tra il 2006 e il 2007 più la tripletta tra il 2014 e il 2016, prima di prendersi tre anni di pausa e ritornare a Colonia. Nello stadio deserto, nel clima assurdo, l’unico che poteva ribaltare la realtà di una squadra imbattibile in gara secca in questo torneo. Non è servito neanche questo, anzi, per alcuni istanti prima del fischio finale si è sentito cantare proprio l’inno, non si sa chi, non si sa come, ma le note dell’Himno del Centenario erano facilmente distinguibili in sottofondo, forse da un coro di chi era all’esterno dello stadio. Dicen que nunca se rinde appunto, perché in questa vittoria c’è la vera anima del Siviglia. Capace di soffrire forse ancor più delle sfide con Benfica e Liverpool, ma di reagire, se possibile, anche meglio. Sotto dopo 4 minuti ha tenuto la testa nella partita, ha fatto il suo calcio, che è un grande calcio, e poi è uscito alla distanza.

È la vittoria di Lopetegui e Monchi, che hanno costruito una squadra ribaltando tutto ciò che c’era prima del loro arrivo, e hanno costruito una proposta calcistica che non ha stravolto l’identità del club, ma lo ha riportato immediatamente a casa sua, a vincere in Europa.

È la vittoria di De Jong, capace di segnare 3 gol tra semifinale e finale, tutti decisivi e tecnicamente eccellenti. Ma è anche la vittoria di Bono, il portiere delle grandi occasioni e soprattutto di Diego Carlos, il più in difficoltà della final eight, che dopo aver causato tre rigori ha reagito assieme ai suoi compagni e ha propiziato con una rovesciata bellissima il gol che ha riportato la coppa a Siviglia.

È stato il vero simbolo di quel motto che si ripete all’inizio della seconda strofa, del Siviglia che non molla, che reagisce e alla fine vince. Dicen que nunca se rinde, e continueranno a dirlo, soprattutto dopo una vittoria così bella, un 3-2 all’Inter super favorita, con una reazione che solo i padroni della competizione potevano avere.

Simone Gamberini

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