Il diario arriva alla prima pagina realmente sentita. Fino a ieri, o meglio fino a poche ore fa lo scenario era stato solo degli altri: Spagna e Germania avevano lanciato dei segnali e sono state delizie per gli occhi. Bello assistere a tanto bel calcio giovane ma quando cuore e passione chiamano non si può resistere. Il giorno degli azzurrini è finalmente arrivato, e menomale visto che la pressione mediatica non è mai stata così alta per una nazionale giovanile italiana.
Forse si stanno caricando di troppe responsabilità dei calciatori molto bravi che ancora devono diventare dei campioni. Forse l’occhio casalingo italiota tende ad ingrandire lo spessore di alcuni calciatori ma l’Italia è qui pronta a dimostrare di essere grande davvero.
Ci siamo, è il momento degli azzurrini. La Germania ha vinto meritatamente poche ore prima contro la Repubblica Ceca di Schick e Jankto, ora bisogna rispondere sia per i segnali sopra citati riguardo le favorite del torneo, sia per l’ottica primo posto nel girone che conta tantissimo.
Formazione tipo, in campo i più forti e per fortuna niente sorprese da parte di Di Biagio. Il primo tempo lo giochiamo francamente male. Ma non è un problema, anzi, secondo me cala ancora di più gli azzurrini all’interno di un torneo che anche se lo affronti per buona parte da favorito non ti regala nulla.
La Danimarca sembra saperci contenere: Bernardeschi e Berardi sono frenati, il centrocampo non gira e di occasioni che trattengono il fiato ce ne sono davvero poche.
Ma noi siamo l’Italia e sappiamo vivere di momenti, di attimi che ci cambiano il modo di approcciare alle cose. Ed ecco che nel secondo tempo torniamo ad essere realmente noi stessi: coriacei, volenterosi, veri. Un lampo, un capolavoro: che gol fa Pellegrini? Quella palla il difensore danese gliela mette proprio nel migliore dei modi per suggerire una rovesciata e quel milonguero di 195 trova una coordinazione strepitosa.
Dal vantaggio in poi le sensazioni sono ottime perché giochiamo a pallone per davvero. E poi c’è Federico. No, non Bernardeschi. O meglio c’è anche lui perché nel secondo tempo quel 10 sulle spalle torna ad avere un senso grazie ad un cambio di posizione ma la differenza la fa il Federico più piccolo, quello col 20. Chiesa entra dalla panchina e la partita non la domina, la straccia. Il terzino Holst da cinico picchiatore fiero di sé diventa un’anima smarrita che può fermare solo con le cattive la voglia di un’incontenibile ala.
Finale in passerella con 2-0 meritato. E menomale che la mette dentro Petagna: avrà tanti difetti questo ragazzo che dal punto di vista tecnico è proprio modesto ma non si può dire che non ce la metta tutta. Ha intuito che stava per uscire, ha fatto di tutto per trovare il gol prima che la palla uscisse dal campo e ce l’ha fatta. In questi tornei servono anche persone così.
Andiamo avanti con la consapevolezza di essere un grande gruppo in crescita: ripartiremo da un ottimo secondo tempo e dalla umiltà che deriva da quel primo tempo così grigio. Gli azzurrini hanno risposto e credo che coloreranno con la passione questa nostra prima estate.
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