E’ stato come incontrarsi ad un bar, magari distanziati solamente da un tavolino occupato da due amici intenti a godersi una fresca birra rossa in un soleggiato giovedì di marzo: magari il gioco di sguardi iniziale, con piccante precisazioni appena gli sguardi si incrociano intensamente, un po’ come la ricerca continua di quella persona senza volerla incontrare lì, proprio in quel momento; immagino lo sguardo sconsolato dei due dirigenti tecnici (Dimitri De Condé per il Genk e Ivan De Witte per il Gent) quando il sorteggio di Nyon ha proclamato il derby fiammingo e ha dato l’occasione all’Anderlecht di potersela vedere con l’Apoel Nicosia, avversario abbastanza abbordabile nella rincorsa ai quarti di Uefa Europa League.
Apoel-Anderlecht
Anderlecht: non abbiamo più bisogno di elogiare la squadra di Weiler, soprattutto per ciò che c’ha permesso di vedere nella sfida precedente contro lo Zenit: anzi paradossalmente partiamo dalle considerazioni ovvie di questa doppia sfida, sfumando leggermente ciò che è avvenuto in questa settimana nella Jupiler Pro League. Partiamo dai lati positivi che la squadra belga ci propone, e non può che saltarci all’occhio l’evidente lunghezza della rosa nel reparto offensivo, con Weiler facilitato nel compito del turnover dagli ottimi risultati dei vari Thelin, Acheampong e Stanciu: questo nel corso dei 180 minuti potrebbe pesare soprattutto sulla freschezza difensiva dell’Apoel, che potrebbe essere scossa dalla notevole variabilità offensiva detenuta dai Viola. Il lato negativo può essere benissimo contraddistinto nel tipo di concentrazione mentale che l’Anderlecht immette nelle sfide, soprattutto quelle decisive (guarda Kv Mechelen) in cui gioca a sprazzi ed è ingabbiata nelle giocate dei singoli: perdere un titolo all’ultima giornata sicuramente peserà nella mente della compagine fiamminga, costretta a reagire e a ritrovare motivazioni necessarie ad affrontare un avversario che sulla carta ha veramente poco da dire in Uefa Europa League.
Apoel: Vincitrice del campionato cipriota, 62 goal fatti e 16 subiti, 4 punti sulla seconda e 5 scontri diretti in campionato vinti su 6: è riuscita ad eliminare una delle pretendenti al titolo, una delle squadre più talentuose dell’attuale Uefa Europa League, ovvero l’Atlethic di Bilbao. Non solo è riuscita a perdere con un minimo scarto e segnando due goal in casa della squadra basca, ma al ritorno a Nicosia ha dato prova di grande solidità difensiva segnando due goal, senza subirne uno. Il 4-2-4 (4-4-2 o ancora 4-4-1-1) del poliedrico danese Thomas Cristiansen, allenatore della squadra cipriota da 15 mesi, sta dando i suoi frutti riconsegnando agli almanacchi una squadra in grado di tenere botta agli attacchi avversari, per poi ripartire in contropiede. Figura mitologica è quel di Igor De Camargo, torre brasiliana, naturalizzata belga grazie ad un passato non recentissimo al Genk e allo Standard Liegi. Per i lati negativi rivolgersi alla squadra avversaria, in grado di poterla sottomettere per almeno 60 minuti nella propria metà campo: affidarsi alla provvidenza non è mai stato così utile.
Gent-Genk
Gent: I miracoli non si costruiscono da soli, i miracoli non si costruiscono da soli: penso sia stato questo il leitmotiv dell’allenatore Vanhaezebouchx prima dell’entrata dei suoi a White Hart Lane nella notte della sfida di ritorno valente per i sedicesimi di Uefa Europa League contro il Tottenham; il Gent ha praticamente sconfitto la prima contendente al titolo europeo con una doppia sfida che ha il sapore epico tra le sue vesti. Se nel risultato in casa (1-0) si poteva pensare che la fortuna avesse aiutato gli audaci, la prestazione totalmente coraggiosa in campo aperto avuta in uno degli stadi più temibili della Premier League, ha rivoluzionato la visione tecnico-tattica degli addetti ai lavori sui Blues fiamminghi. La presenza offensiva di Milicevic e Perbet ha permesso alla squadra di Vanhaezebouchx di ritrovarsi ad affrontare un derby in cui c’è la reale possibilità di qualificazione, anche grazie alla maggior esperienza detenuta da questo team. Il lato negativo è quello di affrontare una squadra in piena forma, con un ruolino di marcia impressionante se pensiamo che le sono stati venduti i due migliori giocatori.
Genk: 7 vittorie,3 pareggi ed una sconfitta dalla conclusione del mercato invernale (solamente in uscita): questa squadra ha ritrovato uno stato di forma disperso nei protagonismi di alcuni interpreti, ha ritrovato quel senso di unione che ha permesso a questa squadra di segnare 17 gol e subirne solo 8 nelle 11 partite che gli erano rimaste tra campionato ed Uefa Europa League. Un modulo forse più ancorato al concetto di non subire prima che fare è stato fondamentale anche nella doppia sfida europea contro l’Astra Gurgiu, che ha regalato spettacolo all’andata con 4 goal complessivi, ma che ha certificato il passaggio del turno alla compagine fiamminga con una prestazione da “clean sheet” per il portiere Ryan (sostituto del numero 1 Marc Bizot). Il 4-2-3-1 di Stuivenberg sta trovando sempre più certezze nelle ottime prestazioni del comparto offensivo, con capitan Pozuelo che sta spingendo il gioco offensivo sul next-level grazie all’integrazione tattica ottenuta da Trossard dopo l’addio di Bailey. L’assurdo motivo per cui il Genk potrebbe non farcela, è l’assenza di esperienza che si ritrova nei singoli interpreti arrivati a questo punto della Uefa Europa League: sarà necessario da parte del mister ottenere completa disponibilità da parte dei suoi calciatori in tema di lettura dei momenti della partita, concetto fondamentale quando si parla di partite da 180 minuti.
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