Il Derby è la partita che segna un antes e un después. Così aveva detto Rubi prima della sfida tutta sivigliana del Villamarín, ma i fatti sembrano un po’ smentire il tutto: perché il suo Betis lascia questa partita come un altro check point negativo, di certo non la partita della svolta che si poteva immaginare. Una squadra che sta ottenendo meno di ciò che sperava, che vede continuamente traballare la propria panchina e che non sa valorizzare i volti nuovi, tanto da doversi aggrappare ancora una volta a Morón per sperare di riprendere il Siviglia.
La sconfitta fa male anche per questo: era il derby in casa, serviva uno scossone che non è arrivato, e caratterialmente la squadra si è dimostrata ancora una volta inferiore. La classifica adesso fa paura con soli 4 punti sul terzultimo posto a -11 dai cugini cittadini.
Il Siviglia invece può far festa perché tramite questo derby ha confermato la sua solidità. Si trova a un punto dal primo posto, è in piena zona Champions e vive in totale simbiosi col suo allenatore, quel Lopetegui capace di rimettersi in gioco appena una stagione dopo il disastro nazionale-Real. In gol un Ocampos tornato nella sua migliore versione, così come De Jong, che segna solo gol da 3 punti.
La squadra si è solidificata in zone importanti e vittorie come questa testimoniano la possibilità di abitare a lungo quelle posizioni che portano alla prossima Champions League. Ovviamente sì, ci sono per forza un antes y un después di questa partita, ma non così differenti l’uno dall’altro. Perché il Betis continua a soffrire e il Siviglia continua a stupire. Cruda realtà di una città che almeno per quest’anno sembra già aver scelto la propria padrona.