Lazio – Roma, il derby della capitale, atto secondo. Gioca “in casa” la squadra biancoceleste che, lo dice la storia, non ha mai sfruttato a pieno il fattore campo esattamente come la Roma: i precedenti in serie A sorridono in generale ai giallorossi (58 vittorie contro le 42 della Lazio, 61 i pareggi). Nel particolare, invece, la Lazio in versione “casalinga” ha vinto 32 volte, perso 30 e pareggiato 29. Spicca, comunque, come spesso a vincere sia la paura di perdere: il segno X è il più ricorrente.
Sugli spalti, in città e nel web, invece, vince la Roma. Uno studio della “Sapienza”, l’Università della Capitale, non lascia spazio alle interpretazioni: il territorio di Roma è nettamente romanista. Le proporzioni sono di 1 a 3. In pratica, solo il 33 per cento dei tifosi intervistati ha dichiarato il proprio tifo per la Lazio. I quartieri dove si registra la maggior presenza di tifo giallorosso sono San Lorenzo, Esquilino e Testaccio, vero cuore pulsante del romanismo, mentre la Lazio, che comunque non ha nessun quartiere a predominanza biancoceleste, ha maggiore seguito nella periferia est e nei quadranti più a nord della Capitale. Fortunatamente per la Lazio, si gioca in campo e non sui social, dove non c’è partita. Il tifo 2.0 è a fortissime tinte giallorosse: 1,1 milioni di follower su Instagram per la Lazio, 7,3 milioni per la Roma. Su Facebook, 1,1 i laziali, 10 milioni i romanisti. Su X invece circa 700 mila per la Lazio e 2,3 milioni per la Roma.
Il derby di Roma è anche la sfida con il maggior numero di espulsioni (39) negli ultimi 30 anni. Essere protagonisti nel bene o nel male in un derby ha segnato la carriera di diversi calciatori. Basti pensare a Paolo Negro, “reo” di una autorete che lo ha resto il “dodicesimo” della Roma, o a Lionello Manfredonia, che ha causato una spaccatura fra la tifoseria giallorossa, poco incline ad accettare un ex laziale in rosa. Paolo Di Canio, emulando Giorgio Chinaglia, rischia di scatenare una guerra civile esultando per due volte sotto la curva sud, cuore del tifo della Roma. Senad Lulic deve molto della sua lunga permanenza alla Lazio al gol segnato nella finale di Coppa Italia nella finale del 26 maggio 2013. Discorso simile per Marco Delvecchio che ha trasformato i fischi in applausi dopo i nove gol messi a segno nel derby. Due in meno di Francesco Totti, capocannoniere della stracittadina più sentita d’Italia.
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