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Derby del mondo: Olympiakos-Panathinaikos

Atene, una delle città più antiche del mondo, una terra dove la cultura ha iniziato a regalare perle eterne prima ancora della nascita di Cristo. Oggi è una Capitale distrutta dalla crisi economica, che però sta cercando di riprendersi, unendo passato e presente con un mix che la rendono uno dei luoghi più affascinanti del mondo. Ma ancora oggi è terra di scontri e di grandi rivalità, non più sul campo di battaglia, ma bensì sul rettangolo verde con le due più grandi squadre cittadine a dar vita a uno dei derby più attesi ed emozionanti del mondo, quello tra Olympiakos e Panathinaikos.

Uno scontro che risale a metà dagli anni ’20 del Novecento quando nella parte sud della Capitale, al Pireo, nacquero i biancorossi. La loro nascita arrivò solo diciassette anni dopo quella dei biancoverdi che si erano nominati unica e vera squadra di Atene. La squadra del Trifoglio infatti era prevalentemente tifata dalla medio alta borghesia della città, quella che si riteneva di “sangue completamente ateniese”. Ben diverso invece ero lo spirito del Thrilos che trovandosi sul mare Mediterraneo erano porto di una grande quantità di marinai provenienti da tutto il mondo. Ecco cosa rappresentava l’Olympiakos, l’unione delle varie etnie che si ritrovavano tutte assieme nella culla della cultura occidentale. Uno stile di vita e di ideali completamente agli antipodi e che fin da subito diede vita a sfide leggendarie. Già nel 1930 si videro i primi macabri riti durante una di queste partite. I tifosi del Pireo erano convinti della loro facile vittoria sui rivali e si presentarono allo stadio con tante bare sulle spalle con sopra bandiere biancoverdi. Una situazione da film degli orrori che divenne ancora più complicata quando il Panathinaikos, spinto dalla voglia di rivalsa, travolse i rivali con un perentorio 8-2. A fine partita iniziò dunque una rissa selvaggia e le bare vennero utilizzate come arma contundente. Pensare che un fatto di tale spessore sia avvenuto solo cinque anni dopo l’inizio della rivalità fa capire come questa gara sia conosciuto anche come “Il derby delle eterne rivali”.
Un altro momento estremamente rilevante avvenne nel 1964 in occasione della semifinale di Coppa di Grecia. L’Aek stava aspettando la vincitrice da affrontare in finale, ma la sfida con il Pierikos si rivelò sufficiente per la vittoria. Tali furono gli scontri e i momenti di violenza per tutta la partita che la Federcalcio e il Governo furono costretti a squalificare entrambe le squadre dando così il titolo ai gialloneri. Gli anni ’60 furono anche gli anni in cui nacquero i primi movimenti organizzati, in particolar modo dalle parti dell’Apostolos Nikolaidis. I tifosi biancoverdi si riunirono nel Gate 13, dando così vita a uno dei gruppi ultras più caldi e temuti di tutta Europa. Al Karaiskakis invece si dovette attendere ancora qualche anno, nonostante vari gruppetti indipendenti già avevano visto la luce, per dar vita allo storico Gate 7. La tana dei tifosi biancorossi è sempre sinonimo di spettacoli pirotecnici con utilizzo di fumogeni a più non posso e con canti e grida incessanti. L’utilizzo di questi oggetti però non è certo sconosciuto nemmeno da quelli del Pana e ne sa qualcosa il campione del mondo ed ex Sampdoria Christian Karembeu. In occasione di un derby all’inizio degli anni 2000 l’esultanza dei giocatori biancorossi nei pressi del Gate 13 indispettì non poco i tifosi di casa che così lanciarono dagli spalti una torcia che rimase incastrata all’interno dei dreads del francese. Una situazione davvero spiacevole che per fortuna si risolse con solo un grande spavento. Il giocatore di origine della Nuova Caledonia raccontò di aver invitato a quell’evento anche alcuni suoi amici ma questi, per paura di qualche possibile ritorsione, non misero mai piede in quell’inferno che diventano gli stadi ateniesi in occasione dei derby. Nel 2004 arrivò quindi la decisione tanto ovvia quanto sentita di dover vietare a date da destinarsi le trasferte in occasione delle sfide. Questo non ha chiaramente concluso la violenza, ma quantomeno ne ha limitato i danni sul rettangolo di gioco. L’odio infatti non si limita al calcio, ma essendo queste società con rappresentative in ogni disciplina vi sono momenti di estrema tensione in tutti gli sport, in particolare modo nel basket.

Ci sono stati però anche dei momenti dove la tensione è stata smussata e anzi c’è stata un senso di grande vicinanza tra le due fazioni. Il primo caso avvenne nel 1971 quando il Panathinaikos divenne la prima squadra, e a oggi unica, a ottenere una finale di Coppa dei Campioni. In quell’occasione il regime militare diede il permesso ai tifosi dei Verdi di raggiungere Londra per la finale con l’Ajax e sembra che la maggior parte dei biancorossi tifarono per i rivali storici sia in Inghilterra che ad Atene. A parti inverse invece ci fu grande solidarietà per i tragici fatti dell’8 febbraio 1981. In occasione di una sfida al Karaiskakis tra Olympiakos e Aek Atene morirono ventuno tifosi dei biancorossi. Non si chiarì mai completamente come andarono realmente le cose, ma in quel caso la solidarietà da parte dei tifosi biancoverdi fu totale.
A livello calcistico le due squadre sono state le più grandi dominatrici del calcio ellenico riuscendo a vincere ben sessantaquattro titoli, ma di questi la maggior parte sono a predominanza degli uomini del Pireo. Ben quarantaquattro infatti sono i campionati greci vinti da questi e anche a livello di scontri diretti i Thrilos sono in netto vantaggio sui Trifylli. Ottantadue sono i successi totali dalle parti del Karaiskakis, mentre sono solo cinquanta quelle dell’Apostolos Nikolaidis. Il più grande protagonista di questa sfida è però a tinte Verdi con Dimitris Saravakos che riuscì a segnare ben sedici reti, risultando il miglior marcatore di tutti i tempi nella storia del derby, davanti al biancorosso Giorgios Sideris fermo a tredici.
Due volti della stessa città, una rivalità storica che non tramonterà mai, perché ad Atene o sei uno Thrilos o sei un Trifylli.

Francesco Domenighini

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