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Derby del mondo: Hapoel-Maccabi Tel Aviv

Tel Aviv, la più importante città a livello economico e industriale di tutto l’Israele. Una città spesso lontana dai problemi che attanagliano il Paese, dalle continue lotte interne per motivi etnici e religiosi. Qui vi si risiedono quasi mezzo milione di abitanti e i ritmi e lo stile di vita sono diventati sempre più equiparabili a quelli occidentali. Anche lo sport ha sempre avuto un ruolo importante all’interno di questa società, dal basket al calcio, e a dividere i cuori degli abitanti vi è l’amore e la passione per le due squadre più importanti: l’Hapoel e il Maccabi.
I primi a nascere furono i gialloblu addirittura nel 1906 quando il calcio in Israele era ancora un’utopia. Nacque come polisportiva, ma nonostante non esistesse ancora né una Federcalcio né tantomeno un campionato nacque anche la sezione calcistica che riuscì anche a disputare qualche amichevole contro undici britannici. Il nome Maccabi è molto frequente e si rifà alla dinastia dei Maccabei, famiglia che sconfisse i Seleucidi e che da allora divenne sinonimo di coraggio e di valore ed essenzialmente era un club riservato ai soli sportivi di religione ebraica. Per attendere l’arrivo dei rivali dei Rossi della città si dovette aspettare il 1927 e anche in questo caso si trattò di una polisportiva. Hapoel è un altro nome molto frequente e utilizzato in Israele e il suo significato è quello di “lavoratore“. Non più quindi un riferimento religioso e al passato, ma bensì qualcosa di molto più terreno e pratico, infatti non ci fu alcun tipo di limitazione nell’ingaggio degli atleti e riuscì a stringere un forte legame con la classe operaia.

Il primo derby a essere disputato fu nel 1928, prima ancora che nascesse un vero e proprio campionato e a trionfare con un perentorio 3-0 furono i più antichi della città. Negli anni ’30 si decise finalmente di dar vita a un torneo che stabilisse quale fosse la squadra migliore della nazione e, dopo la vittoria al primo anno della polizia britannica, fu Tel Aviv a spartirsi i titoli più importanti. L’Hapoel fu la prima a fregiarsi della nomea di campione nel 1934, mentre il Maccabi pareggiò i conti due anni dopo. Finché la nazione rimase sotto il protettorato inglese furono le uniche due squadre a vincere, anche se molti campionati vennero sospesi per problemi interni. Con l’indipendenza ottenuta fu ancora il Maccabi ad avere la meglio nelle prime stagioni, ma all’inizio degli anni ’60 il grande calcio emigrò lontano da Tel Aviv. Tutto cambiò alla fine del decennio quando l’AFC decise di istituire la sua Coppa dei Campioni e l’influenza inglese dimostrò come Israele fosse estremamente avanti rispetto alle rivali continentali. I Red Demons sconfissero nel 1967 i malesi del Selangor laureandosi così i primi campioni d’Asia della storia e l’anno seguente vennero emulati dal Maccabi contro i sudcoreani del Yangzee. Un nutrito numero di giocatori delle due squadre venne prestato alla nazionale in occasione del primo e unico storico Mondiale in Messico nel 1970 dove si riuscì anche a strappare un prezioso 0-0 contro l’Italia. Israele però non poteva continuare a giocare contro le altre formazioni asiatiche, il rischio di incidenti era troppo alto e la tensione alle stelle. L’esempio più lampante fu nel 1971 quando gli iracheni dell’Al Shorta preferirono perdere a tavolino la finale continentale piuttosto che giocarsela con il Maccabi. Per tanti anni la nazione venne isolata dal resto del mondo calcistico, fino a quando l’Uefa non decise di porgere la mano e accettare le squadre israeliana nelle proprie competizioni. Questo fece chiaramente crollare il rendimento a livello internazionale, anche se qualche qualificazione ai gironi di Champions League c’è stata. Haifa è uscita dall’anonimato dagli anni ’90 e ha dato grande filo a da torcere a Tel Aviv, ma il Maccabi è rimasta ancora oggi la squadra più vincente della nazione avendo portato nella prorpia bacheca ben ventitre campionati, contro gli undici dei rivali di sempre.

Se per quanto riguarda i titoli nazionali i Yellow Ones sono ampiamente in vantaggio rispetto ai Red Demons, nei derby si è avuto un maggiore equilibrio. Il Maccabi è stato in grado di vincere per cinquantasei volte e indentico è il numero dei pareggi, mentre l’Hapoel si è fermato a quota quarantasei. È curioso constatare come sia maggiore la differenza tra i campionati vinti rispetto a quella degli scontri diretti a testimonianza, ancora una volta di più, che ogni derby è una partita a sé stante.
Il clima sugli spalti è sempre stato rovente e ne sa ben qualcosa l’ex Palermo Zahavi durante una stracittadina del 2014. Un gruppo di tifosi dei “Red Army“, il principale gruppo ultras dell’Hapoel, ha fatto irruzione in mezzo al campo e uno di loro decise di colpire il fantasista rivale. La reazione del calciatore ha portato l’arbitro alla clamorosa espulsione, ma il Maccabi si è rifiutato di continuare abbandonando il campo in segno di protesta. La maxi rissa che ne scaturì portò all’arresto di ben dodici persone. Anche dall’altra parte della città non manca di certo la passione e il calore e il gruppo che meglio di tutti rappresenta questa mentalità sono i “Fanatics“.
Due volti della stessa città, una rivalità storica che non tramonterà mai, perché a Tel Aviv o sei un Red Demon o sei un Yellow One.

Francesco Domenighini

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