Rio de Janeiro è una delle città più affascinanti e maledette dell’intero pianeta. Un luogo dove ricchezza e miseria si mischiano come se nulla fosse, dove allo sfarzo dell’alta borghesia locale e degli hotel per gli abbienti turisti vi è il contrasto con la povertà delle Favelas. Un meraviglioso mix tra mare e montagna con paesaggi mozzafiato e il Cristo Redentore a difendere i suoi cittadini dall’alto della sua grandezza sul monte Corcovado. Ma il Brasile è famoso nel mondo soprattutto per la sua grande abilità nel calcio e Rio ne è il suo grande simbolo. Il grande sviluppo economico ha portato anche qui la maggior parte dei ragazzini ormai a crescere e svilupparsi nelle scuole calcio e a innamorarsi prevalentemente di due realtà tanto diverse della stessa città: Flamengo e Fluminense.
Per tutti si tratta del Fla-Flu, un termine coniato dallo storico giornalista Mário Filho, l’uomo al quale è stato intitolato il Maracanã. Una rivalità storica che parte ancora prima della nascita delle due società. I Rubronegro infatti nacquero nel 1895 ma soltanto come squadra di canottaggio della parte meno nobile e ricca della città, mentre per il calcio si dovette aspettare quasi un ventennio. La sezione infatti vide la luce solo grazie all’addio di svariati giocatori dal Tricolor Carioca, insoddisfatti del proprio utilizzo e così nel 1911 iniziò la più grande rivalità di tutto il Brasile. La differenza fu subito anche di tipo sociale, con la ricca costa di Copacabana e il sud della città quasi esclusivamente a fede Fluminense, mentre il Flamengo divenne la squadra del popolo oppresso e povero delle Favelas che volevano riprendersi una piccola rivincita sulla classe borghese e agiata. Ecco perchè, nonostante Rio abbia tante realtà alcune prestigiose come Botafogo e Vasco da Gama su tutte, sia proprio questa rivalità a infiammare prevalentemente la città. Una nascita comune con destini opposti e fin dal primo scontro nel 1912 nel piccolo Estádio des Larangeiras fu subito battaglia. A trionfare nella storica partita furono i nobili del Fluzão con un tiratissimo 3-2 grazie alla rete della vittoria di Bartho. Il seguito verso queste realtà crebbe costantemente, soprattutto per i rossoneri che divennero tifatissimi non solo a Rio, ma in tutta la nazione tanto che oggi contano oltre cinquanta milioni di tifosi. Mentre l’Europa era distrutta dalla guerra nel 1941 si giocò a Lagoa, uno dei quartieri ricchi del sud della città, il primo grande Fla-Flu che voleva dire molto di più della semplice predominanza nel derby. In quell’occasione le due squadre si contendesero il titolo Carioca e al Fluminense bastava solo un pareggio per laurearsi campione. Fu una partita affascinante, ricca di colpi di scena e che terminò con un 2-2 che bastò al Tricolor per vincere il campionato contro i tanto odiati rivali.
Intanto iniziarono a nascere i primi gruppi di tifosi organizzati che si riunirono nelle famigerate Torcidas e la prima a far comparire i propri simboli fu la “Charanga Rubo Negra” nel 1942 che divennero famosi per rallegrare le partite con l’utilizzo di trombe, tamburi e qualsiasi oggetto che potesse fare rumore. I TOF, la Torcida Organizada do Fluminense, invece nacque solo quattro anni dopo, anche se il primo vero movimento assimilabile a quello che sarà lo stile Ultras europeo di fine anni ’60 arrivò nel 1952. Dopo due anni dalla nascita del Maracanã venne disputato uno strano Mondiale per Club chiamato Rio Cup che si svolse nel 1952. Il Tricolor vinse la Coppa e a fine torneo nacque il gruppo “O Bravo ano 1952“. La rivalità si faceva sempre più sentita soprattutto perché il prestigioso Maracanã venne dato in affidamento proprio a rossoneri e tricolori. Un privilegio non da poco e la sfida si accese immediatamente, prima ancora che venisse disputato il primo derby nella nuova immensa struttura. L’impianto venne inaugurato in occasione del Mondiale 1950, ma prima di scendere in campo per la più importante competizione per nazioni venne giocata una partita di esibizione tra una selezione di Rio de Janeiro e una di San Paolo. Vinse la squadra di casa e il primo gol di sempre venne segnato da Didí, un giocatore del Fluminense. Questo realizzazione, all’apparenza di poca importanza, divenne uno dei vanti della tifoseria Tricolores, e la storia di ripeterà anche sessantatre anni dopo. La ristrutturazione dello stadio più famoso del mondo venne ultimata poco prima della Confederations Cup 2013 e venne inaugurato poco prima in un’amichevole contro l’Inghilterra. Non passò alla storia il 2-2 finale ma piuttosto il centro di Fred che segnò l’1-0 e il primo gol nel nuovo Maracanã ancora una volta come giocatore del Fluminense.
Il Brasile, essendo uno Stato immenso, si divideva in tanti piccoli campionati statali, ma fu solo nel 1959 che nacque il Brasileirão e per le realtà di Rio i primi anni non furono per nulla semplici, anche se la passione non mancava di certo. In occasione della finale del Campionato Carioca del 1963 il Maracanã venne riempito dall’impressionante numero di 194.603 spettatori. Il primo titolo nazionale arrivò solo nel 1970 con il Flu che arrivò davanti al Palmeiras, ma nella storica nazionale brasiliana di quell’estate fu solo il portiere Félix a essere convocato per la straordinaria spedizione in Messico. Da parte sua anche il Flamengo diede solo un giocatore del reparto arretrato alla Seleçao, Brito, che per poter prendersi una rivincita sui rivali cittadini dovette aspettate altri dieci anni. Fu infatti con l’esplosione di un fenomeno con Arthur Antunes Coimbra detto Zico che nel 1980 arrivò il primo storico titolo brasiliano per i Rubronegro e un anno dopo alzarono al cielo anche la Copa Libertadores.
Furono anni leggendari, ma il Fluminense riuscì a prendersi la sua rivincita nel 1995, anno del centenario dei tanto odiati rivali. Il 25 giugno si giocò al Maracanã l’ultima partita del campionato Carioca con i rossoneri avanti in classifica sul Tricolor di soli due punti. Tutto sembrava pronto per la grande festa dei cento anni, ma a rovinarla fu il grande ex della sfida. Renato Portaluppi, con un passato molto sfortunato anche in Italia alla Roma, segnò nel finale di pancia la rete del 3-2 per il Flu che vinse così incredibilmente il titolo strappandolo ai rivali di sempre. Fu un momento leggendario per il club e per tutta la sua Torcida che si guadagnò così il soprannome di “Destruidor de centenários“. Il grande rammarico però per i tifosi della squadra più nobile di Rio è quello della vittoria continentale che continua a mancare e la delusione crebbe ancora di più quando nel 1998 si laureò campione del Sudamerica anche il Vasco da Gama. Nel 2019 il Flamengo invece riuscì a concedere il bis in una pazzesca finale a Lima contro il River Plate risolta negli ultimi minuti da Gabigol facendo riversare per le strade di Rio de Janeiro una folle oceanica come mai si era vista prima di allora.
Due volti della stessa città, una rivalità che non tramonterà mai, perché a Rio de Janeiro per far parre del derby più ambito e sentito o sei un Rubronegro o sei un Tricolor.
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