Amburgo, una delle città più produttive d’Europa e forse del mondo, situata nel Nord della Germania e con quasi due milioni di abitanti a popolarla. “Libertatem quam peperere maiores digne studeat servare posteritas” (I posteri abbiano cura di conservare degnamente la libertà che gli antenati partorirono), questo appare scritto nel Municipo a Rathausmarkt, la piazza centrale più famosa. Ed è proprio da qui che inizia la nostra scoperta di uno dei derby più emozionanti e più accesi, quello tra l’HSV e il St.Pauli. Due modi opposti di vedere il mondo, da sempre schierata a destra quella dei Dinosauri con la fierezza dell’ordine e della disciplina, tanto cara ai tedeschi, che ha potuto rendere Amburgo una città molto ricca, e dall’altra parte la voglia di globalizzazione e di trasgressione di sinistra dei Pirati. Una rivalità che purtroppo non è sempre rimasta nel semplice sfottò da stadio, ma è spesso sfociata in veri e propri atti di violenza, alle volte anche senza bisogno di scomodare partite. L’estate del 2014 è stata senza dubbio magica per il calcio tedesco, ma durante i festeggiamenti per la vittoria teutonica qualcuno aveva in mente di saldare qualche vecchio conto. Il Bar Shebeen, storico ritrovo degli ultras dei Kiezkicker venne preso d’assalto dai tifosi dell’Amburgo e quella serata non fu certo di festa per quelli si St.Pauli. Ma non si può parlare solo del brutto perché queste due curve hanno regalato anche momenti meravigliosi, con coreografie da togliere il fiato e un utilizzo dei fumogeni che ha sempre reso il tutto ancora più emozionante.
È però alle due diverse ideologie che nasce la grande rivalità cittadina, perché se dovessimo solo soffermarci all’ambito calcistico non ci sarebbe storia. Troppa la superiorità dell’HSV capace di laurearsi per sei volte campione nazionale e di ottenere nel 1983 una storica vittoria in Coppa dei Campioni ad Atene contro la Juventus. Dall’altra i rivali cittadini arrancavano nelle serie minori e la prima volta che videro la luce chiamata Bundesliga fu nel 1977 e la stagione finì nel peggiore dei modi con l’ultimo posto. Però il quartiere ama alla follia i propri “Pirati” e la squadra aiuta a dimenticare le problematiche di una zona spesso ghettizzata fatta da prostituzione e smercio di varie droghe. In quella stagione ci fu però un fatto straordinario. Il primo derby nel massimo campionato tedesco venne a sorpresa vinto dal St.Pauli per 0-2 grazie alle reti di Gerber e Kulka. Si trattava della prima sconfitta assoluta dei Dinosauri in uno scontro diretto e farlo proprio nella prima occasione in Bundesliga fu un duro colpo.
In quegli anni il Wilhelm-Koch Stadion era troppo piccolo per ospitate sfide della massima serie e quindi fino agli inizi del nuovo millennio il Volksparkstadion fu l’unico teatro di queste sfide. Da quella prima partita la storia divenne molto più felice per l’Amburgo che non perse più ottenendo anche un roboante 6-0 in Coppa di Germania. Nel 2010-11 il St.Pauli riuscì a tornare in prima divisione ma con una grossa novità: il suo Millerntor Stadion. Un impianto rinnovato e che lo rese accessibile per le gare di Bundesliga e il 19 settembre 2010 questo impianto diede vita al derby cittadino trentotto anni dopo l’ultima volta. Nel 1972 vinse l’HSV per 4-1, ma questa volta fu Petric allo scadere a pareggiare il vantaggio di Boll e a negare il successo ai padroni di casa. La storia però venne ancora riscritta nel girone di ritorno quando Gerald Asamoah segnò lo 0-1 definitivo che valeva il dominio della città.
Nel 2018 l’Amburgo perse il suo storico primato di squadra sempre presente in Bundesliga e le cose non stanno migliorando dato che non solo non è arrivata l’immediata promozione, ma in questa stagione sono arrivate due sconfitte nei derby entrambe per 2-0. La musica sta cambiando da quelle parti? La classifica non lo direbbe ma sicuramente la situazione non è la stessa e la differenza si è molto assottigliata rispetto al passato.
Due volti della stessa città, una rivalità storica e che non tramonterà mai perché ad Amburgo o sei un Dinosauro o sei un Pirata.
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