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La disastrosa fine del Deportivo La Coruña

Guardando la classifica della Segunda División spagnola l’immagine è abbastanza impietosa. Il Deportivo La Coruña, uno dei nove campioni della storia del calcio spagnolo, è ultimo in classifica, con prospettive più tetre che mai. Se un anno fa il malumore lo dava il fatto di aver fallito la missione del ritorno in Liga nei play-off, era difficile immaginare che quest’anno fosse così complicato anche raggiungere la salvezza.

E l’inizio di stagione fin qui ha detto questo: il Dépor ha vinto una partita su 12, ha la peggio difesa del campionato e ha perso anche l’ultimo scontro diretto con un’avversaria di quella zona di classifica, anche qui una grande del calcio spagnolo schiaffata nei fondali della Segunda come il Málaga. Eppure il mercato non sembrava così disastroso, con gli arrivi soprattutto in attacco di Mollejo, giovane scuola Atlético di grandissime prospettive, e Samuele Longo, ormai navigato in questa categoria dopo esperienze qua e là per la Spagna.

E invece il Deportivo La Coruña è una squadra abbandonata a se stessa, con la forte paura di finire in Segunda B. A inizio anno la presentazione della squadra aveva lasciato due volti: uno bellissimo, di grande attaccamento alla squadra e alla tradizione, con un video di presentazione emotivo che ripercorreva la storia dell’eroina locale Maria Pita, lanciando l’hashtag #QuenTeñaHonraQueMeSiga, chi ha onore mi segua, forse anche più bello del Somos gente marinera dell’anno prima.

Però dall’altra parte a fare enorme polemica tra i tifosi era la scelta della maglia. Così lontana e diversa dalla tradizione, con quelle strisce che per la prima volta nella storia del Dépor erano orizzontali e non verticali. Uno smarrimento di identità per chi di questo fattore ha sempre fatto il proprio punto di forza. Dettagli piccoli che però quando le cose girano male sembrano farsi sentire in maniera decisiva. Come se il Deportivo non fosse effettivamente il Deportivo. E a giudicare i risultati è anche difficile dire il contrario.

L’unica cosa che li accomuna alla propria terra al momento è l’isolamento: la Galizia ai margini della Spagna, il Deportivo La Coruña ai margini della classifica, purtroppo per loro dal verso sbagliato. Erano 36 anni che non erano così in basso in classifica, lasso di tempo in cui questa squadra ha scritto le sue pagine più belle, dalla vittoria della Liga alle splendide campagne europee. E invece ora al post di sognare la rimonta del Riazor col Milan c’è da vincere una sfida molto sentita col Racing di Santander, una sorta di Derby del Nord al Sardinero che per sfortuna di entrambe è solo una sfida tra le ultime due in classifica della Segunda spagnola.

 

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