Frank de Boer sta ancora creando la sua Inter, la sta plasmando sulla falsa riga dell’Ajax, precedentemente allenato dal tecnico olandese. I problemi sono ancora molti: l’equilibrio in campo, la difesa troppo facile da superare e la tattica che latita in fase di ripiegamento. Lo stop per le nazionali è da prendere proprio come una “pausa di riflessione”. Al ritorno, l’ex Oranje, non potrà permettersi più tentennamenti: campionato ed Europa League dovranno prendere una piega estermamente positiva, rispetto agli ultimi risultati. Andiamo ad analizzare le tante similitudini con la sua ex squadra…
Come già sottolineato nella prima parte dell’articolo, questa Inter è estremamente somigliante all’Ajax allenata da De Boer. La prima particolarità che salta all’occhio è lo schema: 4-3-3 olandese in tutto e per tutto, con grande propositività in attacco e tante difficoltà in difesa. Riprendendo la formazione dei lancieri del 2015-2016 abbiamo questo parallelismo: Icardi ha preso il posto di Milik, attaccante in grado non solo di segnare ma di giocare per la squadra. Infatti la punta argentina, come il collega polacco, oltre ad assicurare un grande quantitativo di gol, riesce a tenere palla, fa salire la formazione e serve i compagni di reparto con ottimi assist. Passiamo ai laterali: Candreva e Perisic sono le copie, quasi sputate, di Younes e Schone. Laterali veloci sia di corsa che di dribbling, in grado di puntare l’uomo per rifornire la punta di cross dal fondo. Entrambi, nel corso della partita, si possono trasformare in seconde punte, pronte ad attaccare il secondo palo e a raccogliere le sponde che arrivano dall’uomo al centro del reparto. Facciamo un passo indietro e prendiamo i centrocampisti: Banega è il Klaassen della situazione. L’argentino ha l’arduo compito di impostare l’azione da davanti la difesa e di lanciare, appena possibile la punta o i due esterni d’attacco con precisione e tempismo. L’olandese Klaassen era “l’uomo ovunque” nel centrocampo dell’Ajax, in grado di ripiegare e ricoprire contemporaneamente il ruolo di trequartista e di mediano fluidificante. Questo è lo stesso lavoro che De Boer richiede a Banega, ma il ragazzo sembra dover ancora assimilare le indicazione del tecnico, ma è ulteriormente migliorato negli ultimi 2 incontri. Ad appoggiare Klaassen, in Eredivisie, c’erano Gudelj e Bazoer, centrocampisti tecnici e forti fisicamente, in grado di dialogare velocemente con il centrocampista centrale, dare densità nella metà campo e soprattutto fermare le avanzate offensive. Appena recuperata palla, la prima indicazione era: “date palla a Klaassen per farla smistare“. Se il centrocampista fosse stato marcato, i due dovevano lanciare i compagni sulle fasce. La stessa situazione la ritroviamo ora nell’Inter: il posto di Bazoer è stato preso da Joao Mario, più tecnico di piede, mentre il ruolo di Gudeji da Medel, più forte fisicamente e pronto a qualsiasi contrasto. Entrambi devono fare riferimento a Banega.
La difesa è sempre stato il punto debole di De Boer. Essendo una squadra improntata all’attacco, anche il reparto arretrato deve rimanere alto e i terzini devono accompagnare la manovra offensiva. Santon, Nagatomo, Ansaldi e D’Ambrosio non sono proprio i giocatori che l’allenatore, potendo, avrebbe scelto. Tutti e 4 gli interpreti laterali sono molto bravi in fase di spinta, ma peccano in quella di ripiegamento lasciando i centrali in difficoltà con troppi spazi vuoti da coprire. La differenza principale è che, in Olanda, puoi permetterti errori poichè gli attacchi avversari difficilmente ne approfittano con il giusto tempismo. In Italia, dove la tattica è praticamente tutto, un errore viene pagato a caro prezzo e le imbarcate si prendono facilmente. Analizzando i numeri dell’Ajax in 6 anni di De Boer possiamo notare questo: nei primi 4 anni che sono stati quelli dei 4 titoli consecutivi, i lancieri hanno subito una media di 31,25 gol a stagione. Difficilmente chi vince un titolo in Italia subisce così tanti gol, basti pensare alla Juventus con una media di 22,2 reti a stagione. Nonostante il passivo un po’ oltre il consentito, l’attacco riusciva a bilanciare il tutto con una media di 79,25 realizzazioni di media. Nelle ultime 2 Eredivisie, dove a trionfare fu il Psv, la media è stata la stessa, ma gli avversari, concentrandosi più sulla difesa, sono riusciti ad avere quel quantitativo di punti in più utile a superare i lancieri, anche se più prolifici in avanti. In Italia, non subire è la regola n° 1 e una difesa facile da bucare non da garanzie di vittoria. De Boer è chiamato a trovare immediatamente un giusto equilibrio per rendere efficace il tanto lavoro svolto dal reparto offensivo.
Sotto la conduzione del tecnico olandese, l’Ajax, in 5 anni su 6, è sempre arrivato terzo nel girone di Champions. C’è da spezzare una lancia a favore dell’allenatore che ha incontrato gruppi molto complicati. Però, cosa emerge dalle statistiche? Il club della capitale olandese non ha mai superato la media di 7 punti nel gruppo, spesso con una sola vittoria. In 5 anni, i gol all’attivo sono stati in media 6,6 a girone mentre quelli al passivo 10. Altro dato evidente, rispecchiato dall’attuale Inter: il gioco di De Boer non sembra pagare in ambito europeo con un attacco che diventa sterile e una difesa che incassa reti da qualunque avversario. Sono state imbarazzanti le gare contro Sparta Praga e Be’er Sheva perse rispettivamente 3-1 e 2-0 con errori difensivi veramente da calcio semi-professionistico. Nell’ultimo anno del tecnico olandese alla guida dell’Ajax, il club è uscito al terzo turno preliminare contro il Rapid Vienna.
A De Boer manca la concezione di tattica calcistica al di fuori dell’Olanda. In Eredivisie, il suo calcio, non solo era efficace, divertente e vincente, ma ha portato i lancieri a vincere 4 scudetti di fila, un record che nessuno aveva mai raggiunto. Le basi per poter esportare questa filosofia ci sono tutte, bisogna solo adeguarle alle caratteristiche del campionato che si sta svolgendo. In Italia, difesa e tattica sono tutto; trovare il giusto equilibrio per poter dar vita ad un gioco convincente e vincente è ora la priorità. L’allenatore purtroppo è arrivato a mercato in corso e non ha potuto richiedere giocatori a lui cogeniali, ma con lo stop per le nazionali, c’è tutto il tempo per riflettere e lavorare, sperando di trovare al più presto la via d’uscita da un tunnel sempre più buio.
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