Un simbolo del calcio di fine anni ’90 e di inizio nuovo millennio, David Beckham è stato croce e delizia in tutte le squadre dove ha giocato. Abilità tecnica fuori dal comune, dotato di un piede destro unico capace di effettuare cross perfetti e far cadere lanci di settanta metri esattamente sul piede del proprio compagno. Lo Spice Boy era però anche capace di prendersi delle pause inspiegabili, dovute forse alla sua eccessiva vita mondana che gli ha permesso di diventare il giocatore più famoso del mondo, soprattutto tra i non, e le non, appassionati di calcio.
Nacque a Leytonstone, nella parte est di Londra, il 2 maggio 1975 e venne visto dagli osservatori del Tottenham e a soli 12 anni venne acuistato dal club. Gli Spurs, dopo due anni, lo mandarono in prestito al Brimsdown Rovers dove fece cose straordinarie e venne chiamato dal Manchester United, la squadra di cui tutta la famiglia Beckham era innamorata. Furono svariati gli anni nelle giovanili dei “Red Deviles” e le occasioni tardavano ad arrivare. Nel 1994 venne mandato in prestito al Preston North End, ma nonostante le buone prestazioni vide il campo con il contagocce segnando due gol. Tornato a Manchester aveva ormai vent’anni e Ferguson decise che era arrivato il suo momento. Divenne ben presto l’idolo di Old Trafford segnando gol fantastici come quello da centrocampo contro il Wimbledon. Un solo anno da titolare dello United non bastò per chiamarlo per l’Europeo casalingo del 1996, ma da settembre dello stesso anno divenne una colonna della nazionale e nel 1998 era l’autentica stella dell’Inghilterra. La nazionale dei “Tre Leoni” dopo aver battuto la Tunisia e perso contro la Romania era a rischio eliminazione e nell’ultima partita contro la Colombia salì in cattedra Beckham che con una splendida punizione contribuì nella vittoria per 2-0. Agli ottavi di finale qualcosa però andò storto e un brutto fallo di reazione su Simeone gli costò l’espulsione lasciando così i suoi in dieci che ai rigori vennero eliminati. Le critiche furono tantissime e si mise anima e corpo sulla stagione con il Manchester United dove realizzò una storica tripletta di titoli.
La rivincita dello Spice Boy avvenne a Corea del Sud/Giappone 2002 quando nei gironi si ripropose la sfida tra Inghilterra e Argentina e ancora una volta fu Beckham a decidere la sfida ma stavolta in positivo. Il suo rigore, forte e centrale, trafisse Cavallero e fece esplodere di gioia il campione di Leytonstone. Ai quarti però il Brasile interruppe la cavalcata inglese e l’ultima chiamata per vincere una Coppa del Mondo era Germania 2006. Il più famoso numero 7 d’Inghilterra disputò nettamente il suo miglior Mondiale decidendo con due punizioni le difficili partite con Paraguay e Ecuador e pennellando un cross magnifico per Crouch nella bloccata partita con Trinidad e Tobago. Nei quarti di finale col Portogallo fu però la sfortuna a colpirlo e dovette uscire in lacrime per infortunio e ai rigori furono i lusitani a festeggiare.
Intanto David era passato nel 2003 dal Manchester al Real Madrid ma dopo il Mondiale tedesco la voglia di grande calcio si stava affievolendo. Nel 2007 andò negli Stati Uniti a Los Angeles con i Galaxy per godersi il finale di carriera e portare avanti la sua vita mondana e da attore. Deliziò per brevi periodi anche i tifosi di Milan e Paris Saint Germain dimostrando che non era assolutamente un giocatore finito.
Avrebbe potuto essere molto di più David Beckham e chissà cosa avrebbe potuto fare con quei piedi se si fosse dedicato completamente al calcio.