Se lo guardiamo oggi Dani Güiza è un calciatore a fine carriera che spende le sue ultime partite in terza divisione a Sanlúcar de Barrameda, non troppo lontano dalla sua Jerez. Passa la quarantena in compagnia di particolari amici come ha mostrato recentemente su Instagram quando ha fatto vedere di aver riempito il proprio carrello della spesa con qualche bottiglia di Coca-Cola e tante, tantissime casse di birra.
D’altronde il suo al calcio lo ha già dato: ha girato il mondo dalla Turchia addirittura al Paraguay, sempre a caccia di gol che rinnovassero il suo mito. Perché se si guarda alla storia di Dani Güiza è impossibile non parlare del 2008, il suo vero anno di grazia: in nessun campionato ha mai segnato più di 12 gol, ma quell’annata lì dipinse la sua stagione di magia, regalandogli in un colpo solo il titolo di Pichichi della Liga e lo storico Europeo vinto con la nazionale.
Quella Liga non fu entusiasmante come quella precedente: si passò dal finale thriller del Tamudazo, il titolo buttato dal Barcellona nel Derby con l’Espanyol alla penultima giornata, a una fuga senza problemi del Real di Schuster, inseguito dal miglior Villarreal di sempre, quello dei 77 punti. Il Barça era al termine dell’era Rijkaard e nonostante una squadra ampiamente competitiva non riuscì a trovare i margini per prendersi la rivincita del campionato precedente, uno dei più pazzi di sempre.
E allora a tenere banco fu un inaspettato duello nella classifica marcatori: O Fabuloso Luís Fabiano del Siviglia, contro Dani Güiza del Mallorca. Il brasiliano aveva certamente più notorietà grazie alle due Europa League vinte negli anni precedenti, ma l’andaluso emigrato alle Baleari tirò fuori un campionato da 27 gol, che non valse la Scarpa d’Oro solo perché l’ultimo anno di Cristiano Ronaldo al Manchester United si concluse a quota 31.
Güiza a Mallorca ci era già stato: fu il suo primo trasferimento in carriera, quando dallo Xerez scelse a soli 19 anni di abbandonare il continente per la sua prima avventura insulare. Tempo giusto di esordire in Liga, prima di cominciare un lungo percorso in giro per la Spagna terminato poi con il ritorno a Son Moix. L’estate del 2007 fu una di quelle fatte di grandi cambiamenti e Mallorca non fece eccezione: anche perché l’era dorata era ormai terminata e il campionato precedente vissuto nel totale anonimato aveva deluso e non poco un pubblico abituato a quei tempi ad altri palcoscenici.
La coppia Diego Tristán-Maxi López, potenzialmente devastante viste le precedenti stagioni, aveva completamente deluso, con 3 gol in due, segnati tutti dall’argentino arrivato dal Barcellona. Quei gol mancati furono cercati proprio in Dani Güiza, un attaccante che viaggiava con la media dei 10 gol a campionato nei suoi due anni di Liga al Getafe. Le aspettative erano quelle di replicare tali numeri, ma la stagione fu riempita costantemente dai suoi gol, e la sua iconica esultanza in ginocchio col braccio sinistro teso e il destro piegato cominciò a essere imitata su tutti i campi di Spagna.
Cifre troppo importanti per non essere notate anche da Aragonés al momento delle convocazioni per Euro 2008. La Spagna viveva un momento complicato, con una qualificazione raggiunta in extremis, e nonostante l’abbondanza scelse di portare il miglior marcatore del proprio campionato. Anno di svolta della storia del Paese, anno di grazia di Dani Güiza, che segnò sia nella partita con la Grecia (a qualificazione già ottenuta) che nella semifinale contro la Russia, completando così la sua stagione d’oro.
Arrivò come ben sappiamo anche il successo nella finale per dare anche un titolo a quel magico 2008, anno di esplosione e consacrazione di un attaccante di enorme talento, poi diventato succube di quelle cifre e mai capace di replicarle. Gli anni in Turchia non sono stati da buttare, ma è chiaro che una doppia cifra raggiunta a stento con il Fenerbahce non ha gli effetti di un titolo di Pichichi della Liga. Disastroso fu il ritorno al Getafe, così come non ha incantato il suo viaggio in Paraguay con il Cerro Porteño.
Come se Dani Güiza, fosse destinato a essere esclusivamente l’eroe di quell’anno, reso grande dall’aria delle Baleari, tanto da chiudere la carriera comunque in riva al mare, tra Cadice e Sanlúcar con Coca-Cola e birra, ripensando di continuo a quell’incredibile 2008.
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