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Dalla Ligue 2 alle big europee: Agoumé, la stella del Sochaux

Quando un calciatore di una serie minore balza in un top club, fa sempre un certo effetto. Eclatante fu il caso Torricelli, passato dalla Caratese (Serie D) alla Juve ormai 27 anni fa; non da meno quello di Verratti, protagonista nel Pescara di Zeman in B e subito acquistato da Leonardo nel PSG di Ibra; all’estero è impossibile non citare Shinji Kagawa, balzato dalla J. League Division 2 giapponese al Borussia Dortmund.

In Francia potrebbe presto registrarsi un caso analogo, ma a Sochaux sperano di godersi Lucien Agoumé ancora un po’. Le speranze sono poche alla luce della pessima stagione in Ligue 2 che vede i gialloblù in lotta per non retrocedere; diventano pochissime sapendo che il suo contratto scadrà nel giugno 2020.

Agoumé è un classe 2002, nato e cresciuto nelle giovanili dei francesi nonché più giovane esordiente della loro storia: a questo si deve la maglia 33, dedicata a chi approda in prima squadra dall’academy. 13 presenze, di cui 8 da titolare, ne fanno ormai un perno nella mediana di Omar Daf. Non stupisce la sua importanza in rosa se pensiamo che a soli 15 anni era già nell’U19 dei Lionceaux facendo parlare di sé quanto a intelligenza calcistica e velocità di pensiero. Ha un certo feeling con la precocità…

Di lui colpisce soprattutto la capacità gestionale e la consapevolezza di sapere dove si trova lui e dove il compagno più libero possibile. Gioca davanti alla difesa riuscendo a coniugare un grande fisico a una certa dimestichezza tecnica. Qui è di spalle, ma ricevendo il pallone dal suo centrale serve subito  il laterale destro togliendo un tempo di gioco alla pressione avversaria. Facilita la costruzione e fluidifica la manovra perché non ama portare il pallone troppo tempo preferendo soluzioni di prima o di al massimo due tocchi.

A  corollario delle sue capacità nello stretto, ha anche una buona visione a lungo raggio. Qui è pressato, ha poco spazio e non si agita vedendo che il compagno più vicino non è sufficientemente libero. Testa alta, attaccante che scatta e lancio millimetrico aliberare la punta nell’area avversaria. In pochi secondi elude tutta la linea difensiva avversaria.

Non è ancora andato in gol nè assist da quando è professionista, ma la sua ricerca dello spazio è fondamentale per favorire le azioni offensive. Nelle uscite dalla pressione è sempre quello che detta la trama: chiama palla, smista, si muove, riceve, smista ancora. E così via, con un ritmo cadenzato e quasi orchestrale.

Piuttosto massiccio, non ha un dribbling fluido nè sistematico, ma sa il fatto suo in materia dimostrandosi funzionale a ciò che più ama fare: passare il pallone.

Qua sopra l’esempio è abbastanza limpido: riceve palla fuori equilibrio, ma con astuzia tiene lontano col braccio destro l’avversario e grazie alla mezza Veronica si crea in un attimo lo spazio per l’imbucata.

In fase di recupero del pallone è ben supportato dal suo metro e 85 con 75kg di struttura: essendo ancora in fase di crescita potrebbe diventare dominante a livello fisico. Le sue lunghe leve favoriscono l’intercetto e gli danno la possibilità di arpionare il pallone anche quando l’avversario sembra troppo lontano. Commette 1.1 falli a partita da quando ha esordito in Ligue2 dimostrandosi sufficientemente pulito nei tackle nonostante possa sembrare goffo e ingombrante.

A fine anno è verosimile il suo passaggio in una realtà di maggiore caratura e all’altezza delle sue ambizioni. Juve, Inter e Lione hanno sondato il terreno: è probabile un suo acquisto con finalità di prestito in una squadra dove può maturare minutaggio. Con l’interesse che sta crescendo nei suoi confronti, soltanto una precisa scelta del calciatore potrebbe vederlo vestire a titolo definitivo la maglia di una squadra media.

Francesco Di Stefano

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