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Da meteora a perno del Benfica: l’ascesa di Gabriel Appelt Pires

Ci sono i predestinati, quelli che non rispettano le aspettative e poi ci sono loro. Quelli che durante la loro carriera fanno cambiare idea almeno dieci volte sul proprio conto: tra questi, troviamo senza dubbio Gabriel Appelt Pires. Cresciuto nel Vasco da Gama, ma mai apparso in prima squadra, Gabriel si affaccia al calcio dei grandi con la maglia del Resende prima di firmare (insieme al fratello) per la Juventus.

La notizia del suo arrivo in Italia è corredata da un flebile hype. Non si sapeva più di tanto di questo talento, ma, si sa, quando una grande squadra pesca in Sudamerica un talento giovanissimo, la colonnina di destra dei maggiori quotidiani sportivi è quasi una tradizione. La dirigenza bianconera, una volta scelto Antonio Conte come tecnico, ha tenuto in rosa soltanto i profili più aderenti alle idee del tecnico leccese rimuovendo il superfluo, tra prestiti e cessioni, applicando il più classico dei Rasoi di Ockham.

E, così, il giovane Gabriel si trova a girovagare per l’Italia in cerca di maturità calcistica e di una meta in grado di portargli minutaggio ed esperienza. La speranza di tornare a Torino è remota nello stesso momento in cui la Juventus trionfa a Trieste nel primo Scudetto dopo la discesa agli inferi. In una realtà pronta a tornare nell’élite del calcio italiano, ci sarebbe stato poco spazio per il lancio di calciatori non ancora a fuoco. Pro Vercelli, Spezia, Pescara e Livorno: Gabriel si fa le ossa in Serie B raccogliendo i minuti di cui necessitava. Quattro prestiti in 3 stagioni prima del salto in Spagna.

La Juventus non vede grandi prospettive nei piedi del brasiliano che, senza lasciare grandi tracce, si avvia al Leganés per l’ennesimo prestito. La Segunda División è una grande scoperta per il classe ’93 che, a 23 anni, si ritrova a dover ancora capire cosa può diventare nella sua carriera. La grande stagione e la promozione in Liga convincono gli spagnoli a versare 2.5 mln nelle casse dei bianconeri trattenendo in rosa quello che diventerà il faro del centrocampo madrileno. Tre stagioni in Spagna trovando ben 19 reti in tre campionati: la ciliegina sulla torta di tre stagioni in cui è stato un grande riferimento per Garitano, a cui deve una bella parte della sua ascesa sotto certi punti di vista.

Si specializza come regista di centrocampo e regala grandi giocate ai suoi tifosi maturando in consapevolezza prima ancora che a livello tecnico. Il ragazzo timido arrivato in Italia troppo giovane fa definitivamente spazio a un calciatore oggi sorprendente e illuminante. Il passaggio al Benfica è il giusto premio e tutto si può dire tranne che questo ragazzo non si sia guadagnato la chiamata del Da Luz.

In una piazza così era importante trovare subito spazio e Gabriel si è ritagliato il suo spazio nel rettangolo verde non pagando l’arrivo di innesti importanti come Weigl che, anzi, oggi gioca al suo fianco in una mediana molto propositiva. Con gli anni, il natìo di Resende ha affinato furbizia e forza fisica diventano un centrocampista a tutto tondo e mostrando ancora ampi margini di miglioramento. Oggi, a 27 anni, è nel pieno della sua maturità e può davvero regalarsi la carriera che ha sempre sognato nel suo girovagare.

Francesco Di Stefano

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