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Cuiabá, la piccola realtà del Mato Grosso ai quarti di coppa

Non è certo una consuetudine avere una squadra del Mato Grosso tra le grandi del Brasile, eppure la storia recente del Cuiabá rappresenta una assoluta ascesa di questa regione mai particolarmente competitiva. D’altronde il territorio è nell’entroterra brasiliano, lontano dalle grandi città e dalla ricchezza del sud, più vicino alla Bolivia che alla parte più popolata del Paese, e segnato in maniera importante dal Pantanal, la zona paludosa immediatamente successiva all’Amazzonia.

Il Cuiabá, che è sin dalla sua nascita il club più forte dello Stato, sta provando a dare una voce calcistica alla propria terra, stavolta sul campo e non solo per l’imponenza del suo stadio. Tanto che il grandissimo risultato di questa stagione è quello di riuscire ad andare forte in due competizioni: in Série B è in piena zona promozione e in Copa do Brasil è riuscito ad arrivare fino ai quarti di finale, dove affronterà il Grêmio, nella partita più importante della propria stagione.

Era dal 2014 che un club di seconda divisione non arrivava così avanti nel torneo, quando l’América de Natal riuscì ad arrivare fino alla grande sfida poi persa con il Flamengo. Questo giusto per capire la dimensione della cavalcata di questa squadra, che nell’ultimo turno ha superato in maniera quasi miracolosa il Botafogo, grazie alle tante parate del suo portiere e a una traversa che ha tenuto in piedi questa qualificazione miracolosa.

La storia del Cuiabá

E pensare che il Cuiabá esiste solamente dal 2001, quando fu fondato dall’ex calciatore Gaúcho, vecchia conoscenza anche del calcio italiano per qualche apparizione con il Lecce. Divenne immediatamente una grande realtà del calcio motogrossense, tanto da essere la prima squadra della storia del Brasile a vincere due campionati statali consecutivi nei primi due anni della propria esistenza. Un sogno che si interruppe nel 2008, quando per via di discordie con la federazione statale e problemi economici, la squadra interruppe la sua attività calcistica.

Il calcio tornò a Cuiabá nel 2009 grazie alle principali industrie della zona che rilevarono il club, fino a riportarlo in temi rapidi a grandi livelli. Addirittura O Dourado ha giocato anche in campo internazionale per via delle regole del 2016 che portavano in Copa Sudamericana la vincente della Copa Verde, un torneo riservato a squadre di determinate regioni dell’entroterra che non sono certo tra le più forti del Paese. E quel torneo è stato anche uno die più ricordati di sempre, perché fu l’edizione del disastro aereo della Chapecoense, peraltro primo avversario della storia internazionale del Cuiabá, che se avesse passato il turno avrebbe evitato una delle pagine più tristi della storia del calcio brasiliano.

Parliamo di un piccolo club, che però ha dalla sua un grande stadio. Il progetto del Mondiale 2014 era quello di portare il calcio in tutto il Brasile, comprese le zone interne meno popolate: e così assieme alla capitale Brasilia e all’umidissima Manaus, venne costruita l’Arena Pantanal di Cuiabá, che ha ospitato qualche gara del Mondiale.

Oggi è uno dei punti di forza di questo club in forte ascesa, che riesce a dare un altro volto al futebol della sua zona, al punto di farlo sognare assieme alle grandi sia per una possibile prima promozione in Série A, sia per questa cavalcata in Copa do Brasil. Oltre allo stadio anche il bellissimo centro sportivo rappresenta un punto forte di attrazione per i calciatori della zona, e se a ciò ci si aggiunge la mano dell’allenatore Marcelo Chamusca, innovatore già cercato da diversi club del Brasileirão, su tutti il Fortaleza, allora ecco che il miracolo trova una sua giustificazione. E con il Grêmio l’occasione è quella di scrivere un’altra pagina di questa incredibile storia per il calcio del Mato Grosso.

Simone Gamberini

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