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Crollano Aik, Norrköping e Göteborg. Colpo Sirius, ok Örebro. Allsvenskan, round 3

C’è Pasqua ma si gioca. Non è stato un weekend di pausa, in Svezia, dove il pallone è rotolato inesorabilmente senza sosta. Questo terzo turno è certamente stato sorprendente: si è delineata una vera e propria voragine, che il Malmoe dovrà esser bravo a sfruttare per evitare l’aggancio in testa all’Allsvenskan da parte delle inseguitrici. Che, udite udite, in questa pazza giornata hanno rallentato tutte. Un cioccolatino, anzi un uovo di Pasqua, per gli Himmelsblått che l’hanno scartato senza troppi patemi d’animo. Ora la truppa condotta da Magnus Pehrsson guarda tutti dall’alto a quota 7 punti. Accanto a lei c’è l’Örebro, ma chissà se e per quanto reggerà. Il gap tecnico c’è tutto, tanto che è più plausibile ipotizzare un ritorno da parte di ben altre più attrezzate rivali, piuttosto che credere che in una marcia del genere da parte dello Sportklubb. Le sorprese non finiscono qui, amici, perchè vi ricordo che le tre neopromosse stanno facendo benissimo: il Sirius, che molti tra cui il sottoscritto credevano già retrocessa in partenza in Superettan, sta viaggiando ad un ritmo di 2 vittorie su 3. Un pari e una gioia per l’Halmstads, mentre L’Eskilstuna si è limitato a due miseri punticini. Fermo restando che a chiudere la classifica c’è il Kalmar: impronosticabile.

Ode all’Örebro, dunque, perchè sta completando un processo di crescita cominciato lo scorso anno con ottimi risultati. Alexander Axén non è un tecnico eccelso, ma la sua grandezza sta nel fare le cose semplici massimizzando i profitti. Il primo passo sta nell’ammettere le effettive qualità a disposizione (e sono poche, ve lo garantisco), dopodiché si passa allo sperimentare fino a trovare la soluzione più efficace. Nel suo caso, si chiama 4-4-2. Cosa c’è di meglio rispetto alla semplicità del modulo per eccellenza, in questo gioco del calcio che col tempo sta sempre maggiormente studiando nuovi schieramenti? Giusto per restare in Svezia, a Solna c’è quel pazzo di Rikard Norling che da tempo pare intenzionato ad utilizzare il 3-1-4-2. In confronto, per il momento, da ragione all’Örebro e alla sua caparbietà. Una squadra che in campo è ordinata e pungente: l’esterno nigeriano Omoh ha aperto le danze, il terzino sinistro Ring le ha chiuse. Poco importa se capitan Nouri abbia segnato la rete della bandiera per l’Östersunds. In fondo, all’89’ la partita poteva dirsi chiusa. Giusto un appunto, poi chiudo il discorso: il duo Besara-Igboananike si è preso un turno di pausa ma la squadra macina gioco lo stesso. Ed è questa una delle peculiarità che mi fanno ben sperare. Non dipendere da uno o due individualità rappresenta un fattore di eccezionale importanza. Tanto più in Svezia. E anche se temo non duri, spero che quest’Örebro possa continuare a frequentare i piani alti.

Halmstads-Malmö ci ha lasciato un’eredità assai pesante, un fardello difficile da recuperare per le inseguitrici. +2 sul Göteborg, +3 sull’Aik, addirittura +4 sul Norrköping. Se il buongiorno si vede dal mattino, Pehrsson può dormire tranquillo. La sua maquina gira che è una meraviglia, ora si è pure sbloccati in via si spera definitiva il talento Pawel Cibicki. Il 23enne ex Jönköpings ha realizzato una gran doppietta all‘Örjans Vall, mentre il suo score recita ora 3 gol su 3 partite. Il tecnico del neopromosso Halmstads (Jan Jönsson) nulla ha potuto contro il carrarmato Fotbollförening, affossato dai suoi stessi giocatori. In particolar modo dal mediano ivoriano Keita, che al 33′ ha lasciato i suoi in 10. Già era difficile prima, immaginatevi dopo. E così, un minuto dopo, la superiorità numerica ha portato al vantaggio del Malmoe. Cibicki questa volta assistman, abile a mandar in porta il centrale di centrocampo Anders Christiansen. Berntsson, difensore centrale, ha rimpiazzato Fredrik Olsson nel tentativo di limitare la goleada, e in parte l’effetto è stato quello sperato. Due grandi assist di capitan Rosenberg hanno consentito al numero 15 di realizzare una gran doppietta: in molti hanno visto un probabile passaggio di consegne tra i due. Io, con tutta la distanza che mi separa dalla Scandinavia e dunque con un’informazione mediata infinite volte, mi limito dal basso della mia ignoranza a dire che forse il buon Marcus stia preservando i propri colpi. Meno bomber, più suggeritore. Un po’ come Totti, con tutte le dovute precauzioni e differenze del caso. Fino a quando Rosenberg-Cibicki andrà così bene, Pehrsson non avrà certamente problemi.

Riesce il colpo esterno all’Häcken, che in quel della Norrporten Arena è riuscito ad avere la meglio sul GIF Sundsvall. Per gli amanti della nostalgia, Linus Hallenius è stato schierato dal 1. Per i tifosi Giffarna non è una notizia altrettanto buona, perchè oltre ad abnegazione e impegno, l’ex Genoa ha dato ben poco alla causa dei suoi compagni: punta centrale di un 3-4-1-2 in cui ha giocato privo di una vera spalla (al suo fianco Kristinn Sigurdsson, dunque un trequartista), i demeriti del caso li metterei tutti sul conto di Joel Cedergren. Nel giro di 5′, i gialloneri ospiti hanno tramortito i padroni di casa. Letali sono stati i blitz ad opera di Alexander Farnerud (amanti della nostalgia, eccovi l’ex Toro!) e Alhassan Kamara. Farnerud, con numero 9, ha agito da trequartista in un 4-2-3-1 offensivamente multietnico (intorno a lui un ghanese ed un brasiliano, poco più avanti la punta della Sierra Leone), e non ha affatto sfigurato. Al 58′, comunque, il nostro Hallenius ha servito l’assist per Sigurdsson. Oltre a questo ha combinato pochino, ma è anche vero che il suo sostituto (Peter Wilson) ha giocato peggio. Il problema si sposta pertanto dal piano qualitativo a quello tattico. Ultimissima considerazione fortemente personale: non avete idea di quanto mi piacerebbe rivedere Linus ad alti livelli, se lo merita.

Lascio brevemente scivolar via Djurgardens-Elfsborg. La Tele2 Arena è stata l’epicentro di una sfida tra due dei più cristallini talenti che il calcio scandinavo, oltre che svedese, ha da offrirci. Gustav Engvall da una parte, Jesper Karlsson dall’altra, ’96 contro ’98. A portarsi a casa la contesta è stato il primo, che dopo 2′ ha bagnato il suo ritorno in Allsvenskan con una rete importante perchè seguita al 5′ dal colpo di testa ad opera di Kerim Mrabti. Amanti della nostalgia, l’assist l’ha confezionato quel genio che è Kim Källström. Oltre a lui, l’altro 34enne della squadra (l’esperto difensore centrale Jonas Olsson) ha giocato magnificamente bene. La terza rete porta la firma di Magnus Eriksson su assist di Othman El Kabir? Amanti della nostalgia e tifosi del Cagliari, questo qui è il fratellino di Mostafa: non ditemi che non sapete chi sia, perchè sennò vi rimando al 2011-12. E comunque, per completare il discorso, Engvall-Karlsson l’ha vinta il primo anche perchè il secondo è entrato al 78′. Addirittura, quando si è infortunato Per Frick, il tecnico Magnus Haglund gli ha preferito Viktor Prodell. Come se non bastasse, per cambiare la gara in corso d’opera aveva inserito prima anche l’altra punta Lasse Nilsson. Sì, Karsson è stata la terza punta in panchina. L’ultima ad entrare. Perchè in fondo non tutti in Svezia danno fiducia ai giovani…

Oltraggio alla Friends Arena. Dinanzi a 32318 anime, l’Aik ha mestamente ceduto sotto i colpi dell’Hammarby. In una sfida tra quelle che a primo acchito sembrano esser le due tifoserie più calde dell’intero panorama svedese (una semplice occhiata alle coreografie su Google immagini vi dissuaderà dal pensare il contrario), è arrivata una sorpresa per nulla prevedibile. Scorrendo le due rose, il divario c’è. Vedendo gli ultimi risultati, la suddetta tesi ne esce rafforzata. Una semplice analisi avrebbe chiarito come una partita tra il famosissimo 3-1-4-2 di Norling e il pragmatico 4-1-4-1 di Michelsen sarebbe dovuta esser combattuta prevalentemente a centrocampo, in uno scontro campale dalle dimensioni vastissime a giudicare dal numero di interpreti impiegati in questo ruolo. Tutt’altro. La linea posta da Norling è stata tutt’altro che impenetrabile, anzi: una Maginot se possibile ancor più penetrabile. E pensare che per i gialloblù la strada si era messa in discesa quando un cross di Ishizaki aveva trovato il colpo di testa perentorio di capitan Nils-Eric Johansson a fissare l’1-0. Eppure, non avevano fatto i conti con la corsia destra dei biancoverdi, ottimamente presidiata dal suo islandese formata dal terzino Birkir Már Saevarsson e dall’ala Arnór Smárason. Il primo ha offerto l’assist al secondo, che a sua volta ha ricambiato mandando in porta il gambiano Dibba. E comunque è entrato Markkanen, ma di Denni Avdic si son perse le tracce: solo panchina. Strano, considerata la prova abbastanza abulica di Henok Goitom. E siccome è arrivata una sconfitta, qualche spiegazione a Rikard Norling sarà lecito chiederla…

Incredibile a Kalmar! Crolla ancora la formazione di casa, che alla Guldfågeln Arena ha ceduto al Jönköpings in modo abbastanza clamoroso. Un tonfo che segue a due settimane di distanza l’1-5 con cui l’Elfsborg aveva tranquillamente banchettato nello Småland (nel mezzo, il pari con l’Hammarby: strano, eh?). Comunque, il J-Södra  dovrà ringraziare il trio Robert Gojani + Árni Vilhjálmsson + Tommy Thelin, che già dopo 31′ aveva impacchettato i tre punti. Peter Swärdh ci ha provato in tutti i modi, pur essendo arrivato al 45′ dopo aver gustato la bellissima traiettoria disegnata su calcio di punizione dal brasiliano Romario Pereira Sipião: niente è riuscito a smuovere il punteggio. Lo ricordo ogni giornata, ormai lo saprete a memoria ma non mi importa: nelle fila dei padroni di casa hanno giocato tutti e 3 dall’inizio i fratelli Elm, ossia il difensore Viktor, il mediano Rasmus e l’attaccante David. Un meraviglioso quadretto familiare che però si trova al momento ultimo in classifica. Ma non avrei problemi a scommettere su una risalita del Kalmar.

Che il Norrköping non fosse proprio in salute, questo si sapeva. Che la sconfitta contro l’Östersunds avesse minato le certezze dell’IFK, idem con patate. Ma che all’Östgotaparken potesse arrivare una sconfitta contro il Sirius neopromosso, beh, questo era assai difficile da immaginare. Invece accade proprio questo, tutto nel finale di partita: Ogbu segna (70′) e fa segnare Gustafsson (95′). Ma a gioire è Christer, centrocampista dei rossoneri, e non il tecnico del Norrköping (Jens, il cognome è lo stesso ma non mi risulta siano parenti). Sebastian Andersson continua nel suo letargo, la squadra senza di lui non gira: così semplice da comprendere, così immediato per spiegare il brutto momento di forma che i biancoblu stanno attraversando. Karl Holmberg è addirittura meno incisivo del compagno, in teoria sarebbe il suo compagno di reparto ma di fatto assume spesso i connotati di ombra. Le alternative sono pochissime e, se qualcosa non esce dai piedi dell’esperto Daniel Sjölund (33 anni) o dalle folate del collega Filip Dagerstal, c’è poco da fare. Peccato, perchè lo spettacolo ne risente.

Ultima, ma non per importanza (o forse sì?) la partita del Gamla Ullevi tra Göteborg ed Eskilstuna. Finisce 1-1, tra speranze e conferme. La speranza, anche quella del sottoscritto, è relativa a Tobias Hysén e all’idea che il numero 10 continui a far così bene. Se lo merita, sì. Le conferme sono essenzialmente quelle mostrate da Mohamed Buya Turay: dopo la doppietta che ha deciso il pari con l’ Örebro la settimana scorsa, la punta originaria della Sierra Leone si è ripetuta timbrando il cartellino per la terza volta in stagione. Non male, certo, ma sarebbe carino che segnasse anche non solo quando i suoi pareggiano. Scherzi a parte, l’AFC è una neopromossa (anzi, la peggior attrezzata delle tre salite in Allsvenskan dalla Superettan) e un risultato del genere è grasso che cola. I rimpianti semmai sono per Jörgen Lennartsson: va bene che Hysén segni, ma quando hai anche Mikael Boman e Elías Már Omarsson in panchina, è davvero un peccato non trovare un modo per farne coesistere almeno due dal primo minuto. Vi saluto così, arrivederci e a presto. Adjö, vi ses snart!

Matteo Albanese

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