“José Manuel Ferreira de Morais (born 27 July 1965) is a Portuguese football coach who most recently managed Greek club AEK Athens, before resigning due to a series of embarrassing results and the growing vocal unpopularity from the fans”. Non usa mezzi termini la versione inglese di Wikipedia nel riassumere in poche battute la recente carriera del tecnico di Lisbona: certo, si può ridire sul modo molto diretto di presentare il personaggio, ma non certo sulla veridicità di quanto affermato.
Era il 18 ottobre 2016, e la decisione presa a sorpresa dalla dirigenza del δικέφαλος αετός è stata quella di esonerare Temur Ketsbaia proprio a favore dell’ex collaboratore di Josè Mourinho. Ora, dal nostro punto di vista le cose potrebbero non cambiare radicalmente, ma per il tifo giallonero questo avvicendamento è stato traumatico: il georgiano, oltre ad esser vestito per tre anni la maglia del club di Atene, era infatti decisamente stimato per la sua capacità di cambiare anche radicalmente volto al match nel corso dell’intervallo tra primo e secondo tempo. Cosa che non è affatto riuscita al suo successore, al quale è stato molto spesso rimproverata la mancanza di quella tempra necessaria per infondere fiducia nell’animo dei suoi. Da noi fa poco testo, ma ricordate dove ci troviamo: una terra mitica, forgiata nel tempo da guerre, epiche battaglie, scontri di ogni genere. La storia è piena di esempi celebri, primo dei quali quello dei famosissimi trecento di Leonida: normale, quindi, che anche nel calcio sia data rilevanza alla componente passionale. Tutto ciò a sfavore del povero Morais, che per indole non ha la stessa capacità di “incitare le truppe” di Ketsbaia. E dirò di più: il popolo dello Spyros Louīs ha ampiamente contestato in particolare i match in cui l’Aek, dopo aver concluso la prima frazione in vantaggio, nei successivi 45′ ha subito il pareggio o, ancor peggio, la sconfitta.
Che poi, questa stagione, non sarebbe nemmeno così negativa: i numeri parlano, fino ad ora, di un’Aek settimo (con 22 punti in 16 partite, frutto di 5 vittorie e 7 pareggi). Ketsbaia aveva lasciato dopo 6 partite (tre vittorie, una sconfitta e due x), mentre la gestione Morais in 10 partite non ha per niente convinto (2 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte), stabilendo inoltre il peggior andamento della storia del club. Ma come comprendere nel dettaglio le dimissioni del tecnico?
La risposta non sta tanto nella matematica, ma la trovate due paragrafi sopra. La garra charrua, prendendo in prestito il termine dal lessico del futbol sudamericano, che la squadra mostrava con Ketsbaia è stata infatti sostituita dalla pacatezza ragionata del nuovo tecnico. Morais non è un innovatore, non se l’è sentita di stravolgere la squadra e pertanto ha ritenuto che la cosa migliore fosse quella di proseguire semplicemente il solco tracciato dal suo predecessore: sempre 4-2-3-1 mascherato (in fondo, l’idea tattica del georgiano prevedeva la difesa a quattro e una sola punta come mantra: il centrocampo si infoltiva talvolta in un 4-1-4-1 compatto a seconda dell’avversario e del modo in cui veniva importato il match), ma con una differenza fondamentale. Il difensivismo. E l’aggravante di una striscia di risultati pessimi, alla luce del fatto che (come detto) molti risultati sono stati frutto di incredibili rimonte subite: le prestazioni offerte contro Paok (in cui la sconfitta è arrivata al 90′ per mano di Leo Matos), Atromitos (in casa, al 60′ l’Aek era sul doppio vantaggio ma si è fatta riprendere in 7′ terminando il match sul 2-2), Kerykya (squadra in vantaggio, poi pareggio nella ripresa ad opera di Thuram), Giannina (in casa, l’Aek che ha giocato in 10 dal 10′ dopo l’espulsione di Aravidis, concedendosi il lusso pure di sbagliare un rigore con Mantalos, è passato in vantaggio con Pekhart nella ripresa prima di esser raggiunto in modo a dir poco beffardo da Maboulou al 90′) e Asteras Tripolis (altro 3-2 subito, dopo il primo tempo terminato in vantaggio). Il definitivo colpo di grazia l’ha dato il match del Panetolikou contro il Panetolikos: passata in svantaggio con Markovski, l’Aquila Bicipite è riuscita a chiudere il primo tempo in vantaggio (rimonta firmata da Hugo Almeida e Galanoupoulos) ma è crollata nella ripresa sotto i colpi di Makos (doppietta per lui). Sconfitta per 3-2, ennesimo match buttato alle ortiche nella ripresa, popolo dell’Aek che non ha più tollerato l’operato di José Morais. Certo, verrebbe da dire in quanto ben abituato da Ketsbaia, eppure nemmeno senza ragioni. Una squadra che per troppo tempo è parsa priva di idee, sconclusionata, a tratti perfino svogliata e disordinatamente disposta in campo. E tutto questo, se sei all’Aek lo paghi.
Accusato per l’ennesima volta, Morais è stato processato in contumacia. Segretamente, come Alcibiade quando gli si imputava la partecipazione alla mutilazione delle Erme. E ciò che colpisce maggiormente è che in ben pochi abbiano esitato a chiedere la testa del tecnico, che del resto aveva offerto comunque alcune ottime prove. Pochine, a dire il vero, ma si erano riusciti a vedere i gialloneri dominare allo Spyros Louis, contro Platanias (3-0) e Levadiakos (4-0). Fatto sta, messo alle strette, il portoghese ha dovuto presentare delle dimissioni che altro non sarebbero che un licenziamento fatto passare per ammissione di colpa dello stesso imputato. E siccome la squadra aveva dato l’impressione (quantomeno al sottoscritto) di stare dalla parte di Morais, ho motivo di dubitare della veridicità di queste dimissioni. Non cambia però la sostanza: il 18 gennaio, soli tre mesi dopo il suo insediamento, il lusitano è stato sostituito da Manolo Jimenez. Scelta forse populista, quella di richiamare il 53enne di Arahal, che nel 2010-11 aveva guidato l’Aek con ottimi risultati: terzo posto in campionato e trionfo in Coppa di Grecia. E a cinque anni di distanza, dopo che anche lo scorso anno i Κιτρινόμαυροι hanno alzato al cielo il trofeo, la speranza è quella di ritrovare entusiasmo. Perché ad Atene non hanno tempo. E c’è una rincorsa verso le prime posizioni del campionato da cominciare. Là, dove l’Aek merita di stare.
Matteo Albanese