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Copenaghen, una meravigliosa perla sociale e calcistica

Oasi economicamente e socialmente felice in un’Europa allo sbando, la Danimarca è una nazione che può offrire tanti spunti per nuove ed irripetibili esperienze, il tutto in un ambiente di festa e comunione. Copenaghen (o Kobenhavn) rappresenta in pieno il sentimento Scandinavo: al turista sta la scelta del modo in cui visitarla, essendo una città versatile, ed adatta sia agli appassionati di arte e storia, che ai giovani in cerca di divertimento. Particolare il fatto che una capitale sia effettivamente su un’isola, ma è necessario dire che la sensazione di essere separati dal continente è praticamente nulla, e spesso ci si scorda anche di trovarsi in una città marinara.


Footbola non è di certo un sito di informazioni per viaggiatori, bensì un posto dove si tratta di calcio in qualsiasi salsa: cercheremo dunque durante questo racconto di porre il calcio al centro di tutto, in una città dove la filosofia di questo sport si discosta dal resto d’Europa, ed in particolare, dalla tradizione italiana. Partiamo dunque dall’inizio, con una breve situazione calcistica in quel di Copenaghen. Le squadre della capitale sono 3: FC Copenaghen, Brondby IF e Akademisk Boldklub (AB). Le prime due sono attualmente conosciute in tutta Europa dai fanatici del calcio: l’FC è regolarmente nei preliminari delle varie edizioni della Champions League, mentre il Brondby alterna con Nordsjaelland, Midtjylland ed Aalborg le apparizioni in Europa League. Impossibilitato per questioni di tempo ed impegni a visitare lo stadio dell’AB (ora militante in seconda divisione danese, ma con ben 9 titoli vinti alle spalle), mi sono concentrato sull’esperienza vissuta al Parken, stadio dei Loverne, e al Brondby Stadion, situato in un quartiere della periferia della città.

 

Arrivo nella città nella mattinata di venerdì, ma fino alla mattina inoltrata di sabato, ovviamente, non si respira calcio in nessun posto della capitale. I segnali dell’imminente partita del FC Copenaghen sono le numerose magliette bianco-blu nel centro della città, di tifosi già ritrovati per una birra o anche semplicemente con famiglia a seguito. Lo stadio non è troppo distante dal centro, e dopo aver chiesto informazioni in hotel mi viene detto che effettivamente il quartiere di Osterbro, in cui è situato, si trova a soli 15 minuti di viaggio in mezzi pubblici. L’accordo è di avviarsi verso il Parken con l’amico di una vita ed un ragazzo salentino conosciuto in mattinata, ma in un momento libero del primo pomeriggio decido di andare da solo in zona stadio, per essere certo di poterlo trovare immediatamente. Raggiungere Osterbro è davvero semplice, ma per arrivare allo stadio decido di seguire dei ragazzi danesi con felpe della Sektion 12, storico, nonchè unico, gruppo ultras della squadra. La scarpinata dura più di un quarto d’ora e decido di guidare gli amici per telefono: nel frattempo visito i dintorni dello stadio. Adiacente alla tribuna a destra della Sektion 12 c’è un campo dove si stanno disputando delle gare di atletica: l’atmosfera è molto serena e per gli atleti deve essere emozionante agire ai piedi di uno stadio così moderno ed imponente, per la media della nazione. Procedendo lungo la curva opposta si arriva nella zona dello store dello stadio, dove i prezzi rispecchiano la moneta danese, e bisogna fare un mutuo per acquistare da turista un kit della squadra. Aldilà della strada noto un grande parco, da dove si vede lo stadio da qualsiasi zona, pieno zeppo di campi da calcio, dove bambini ed adulti possono fare due tiri sognando di giocare un giorno nel palcoscenico ben più importante a pochi metri da loro. Mi siedo nell’erba ad aspettare l’arrivo dei due amici a guardare da lontano due ragazzi tentare di colpire delle lattine di birra vuote per migliorare le proprie doti di passaggio.

Già citata precedentemente, la Sektion 12 è il luogo ideale per seguire ogni partita del FC Kobenhavn: curva di tifosi caldissimi, ad un passo dal campo, dove si segue la partita in piedi e si canta per gli interi 90 minuti. E’ inutile dire che acquisto il biglietto proprio per quella zona dello stadio, e l’entrata (subito dopo una brevissima rampa di scalini, a dimostrazione della vicinanza al campo) è davvero spettacolare: manca un quarto d’ora al calcio d’inizio ma già si canta, mentre il resto dello stadio inizia a riempirsi un po’ la curva è già pressoché gremita. Al momento dell’annuncio delle rose, i nomi più acclamati sono quelli di Augustinsson, Delaney (a cui è dedicato un applauso speciale per l’addio in inverno) e Cornelius, ed in seguito si è pronti ad iniziare. Ovviamente non sprecherò preziose parole per una semplice cronaca di una partita del campionato danese, terminata 1-1 con un dominio assoluto dei padroni di casa contro un Aalborg ben attrezzato e che resta nella parte alta della classifica. Doveroso, quasi obbligatorio, spendere due frasi per l’esperienza irripetibile in uno degli stadi più belli, ed in particolare una delle curve migliori, del panorama calcistico.

La Sektion 12 e l’intero mondo FC Kobenhavn va ringraziato per le emozioni che mi ha fatto provare: fantastico vedere un capo-ultras inneggiare al tifo con tanto di microfono ed altoparlanti, ed ancora più bello sentire sulla propria pelle la volontà dei tifosi di far sentire il proprio amore ai componenti della squadra. Tra birre a fiumi, canti stonati ed un’atmosfera costantemente elettrizzante, è stata una delle esperienze calcistiche migliori della mia vita.

Juventus-Fiorentina vista in un pub delle tante piazze della città mi riporta per un attimo nel mondo del calcio italiano, ma la domenica mattina è subito il momento di rigirare pagina e riconcentrarsi sul calcio danese. Nonostante il mio cuore sia stato rubato dai Leoni della città, e nonostante sia ben al corrente della rivalità con il Brondby, sono convinto che anche lo stadio della squadra gialloblu ha un suo perchè: ed eccome se ce l’ha. Dopo averlo cercato per poco meno di un’ora in un curatissimo e pulitissimo quartiere della periferia di Copenaghen, vederlo al primo impatto è una vera emozione. Le dimensioni sono tutto fuorché ridotte, ed attraverso i cancelli si vede abbastanza bene il campo da gioco, ed ancora meglio le tribune, con tanto di striscioni perennemente appesi e terraces in qualche zona della curva, al posto dei classici e noiosi posti a sedere. Siamo sfortunati a trovare soltanto due addetti che ci negano un breve tour dello stadio, anche solo per due foto, ma anche solo la zona esterna merita di essere vista.

 

Come il Parken, il Brondby Stadion è davvero una struttura moderna, pulita ed all’avanguardia, dove si può respirare l’atmosfera di un calcio che dalle nostre parti ormai non esiste più. Sulla parte sinistra della curva dei tifosi di casa è presente un centro sportivo dove sta per avere inizio una partita. Chiedendo informazioni scopro che si tratta di un match di quinta divisione danese, giocato tra la terza squadra del Brondby ed una squadra sconosciuta, che si porta in vantaggio. Purtroppo non vediamo nemmeno la fine del primo tempo, dato che dobbiamo tornare nel centro della città per sbrigare le ultime faccende da turisti prima di partire, ma anche i brevi momenti vissuti a Brondby resteranno in un piccolo cassetto dei ricordi della mia mente.

Me ne vado da Copenaghen dopo aver vissuto probabilmente i tre migliori giorni della mia vita, che oltre dalle esperienze calcistiche sono stati conditi da moltissimi momenti esterni dal fine di questo articolo, e che non hanno senso di essere raccontati qui. Piuttosto terrò tutto per me, con il desiderio di tornare presto in una città che mi ha dato tanto, e a cui già sono debitore. Farvel, Kobenhavn!

 

 

 

 

 

 

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