Ci eravamo lasciati a Mosca con la serie ai rigori contro l’Inghilterra. La fine dell’avventura Russa ma soprattutto dell’Era Pekerman: in 6 anni “El Profe” ha rilanciato la Colombia nell’élite del calcio mondiale con risultati importati, come i quarti di finale a Brasile 2014 o il terzo posto nella Copa América del 2016, e sopratutto tanti giocatori impegnati nei maggiori campionati. Qualche intoppo di troppo, come i numerosi infortuni incappati a Radamel Falcao, non hanno permesso di togliersi qualche soddisfazione come invece negli stessi anni è riuscito a squadra come Uruguay e Cile. Gli ultimi Mondiali hanno dimostrato un sempre più predominante fattore europeo a cui spesso le sudamericane non riescono a restare al passo: basti pensare all’Argentina nello scorso Mondiale in Russia o alle 10 reti prese dal Brasile nel 2014 fra semifinale e finalina per il terzo e quarto posto. In tal senso si può leggere l’ingaggio di Carlos Queiroz: il portoghese nato in Mozambico (curiosamente, nello stesso posto dove 20 anni e 4 giorni dopo sarebbe nato il neoallenatore della Roma Paulo Fonseca) rappresenta quel tipo di esperienza europea che la federazione colombiana stava cercando, per dare in un certo senso continuità al progetto di Pekerman: gli anni 2010 sono un grande spartiacque per il calcio colombiano che però ancora oggi continua a non avere gli stessi numeri a livello di presenze nelle squadre europee che hanno le tre grandi del continente Brasile, Argentina e Uruguay: sessioni d’allenamento intense per i locali e per quelli della Liga messicana, dove i calciatori della Colombia continuano a presenziare massicciamente, quando i rispettivi campionati sono in pausa. La maniera corretta per prepararsi e restare competitivi quando hai avversari che collezionano presenze su presenze nei maggiori campionati europei.
L’hype creatosi attorno ai cafeteros 5 anni fa, guarda caso sempre durante un torneo disputatosi in Brasile, si è abbastanza affievolito e oggi la Colombia rappresenta certamente una contender, come direbbero gli americani, ma nemmeno per sogno ai livelli delle varie Argentina e Brasile nonostante poi con i primi nomi alla mano negli ultimi tempi non è che ci sia tutto questo distacco. Il 4-3-3 provato da Queiroz, all’occorrenza 4-1-4-1, offre numerosissimi spunti: Cuadrado infatti ha disputato le ultimissime amichevoli nel ruolo di mezzala, in coppia con Uribe e Cardona a supporto del regista Barrios o Cuellar, tornato molto in voga adesso che gioca al Flamengo dopo diverso tempo. La retroguardia è fondata su Davinson Sanchez e Yerry Mina, entrambi reduci da stagioni non particolarmente esaltanti a livello individuale. A sinistra è giunta l’ora di William Tesillo, dopo il terribile infortunio che ha fatto sparire dai radar calcistici Johan Mojica. Davanti a guidare il solito Falcao, supportato da un rigenerato Luis Muriel e da James Rodriguez, in cerca di grandi prestazioni per trovarsi una squadra per il prossimo anno visto che il Bayern Monaco ha deciso di non riscattarlo. Complessivamente sono solo 12 i nomi confermati dallo scorso mondiale, con un’età media odierna di 26,69 anni. Lievemente più bassa rispetto al 27,91 della spedizione russa.
¡Nos seguimos preparando para empezar nuestro camino en la @CopaAmerica. Paso a paso, con trabajo y esfuerzo dejaremos todo por nuestra gente! 👊🏼🇨🇴 pic.twitter.com/5BsRx6pZTy
— Selección Colombia (@FCFSeleccionCol) June 14, 2019
Fra i nuovi, tanti giovani interessanti: in difesa c’è il centrale Jhon Lucumi, classe 98 e campione di Belgio col Genk, mentre in attacco il classe 97 Luis Diaz, appena campione con il Junior Barranquilla. Ci si aspetta inoltre un certo riscatto dai Vari Roger Martinez, Edwin Cardona e Mateus Uribe: nomi più o meno giovani che in un modo o nell’altro sono rimasti in zona e che cercano attraverso questa coppa di trovare lo sbocco definitivo verso l’Europa. A supportare Falcao, che vorrà dimenticarsi in fretta della tremenda stagione a Montecarlo, ci sarà l’atalantino Duvan Zapata, fresco di Champions League. Nelle amichevoli contro avversari relativamente abbordabili come Panama e Perù sono arrivate 6 reti e due clean sheet. Indizi che possono provare che la Colombia di Queiroz targata 2019 ha tutte le carte in regola per volare in basso ma, a lungo andare, in grado di togliersi numerose soddisfazioni. Il girone con Argentina, Paraguay e Qatar rappresenta un bel banco di prova. Il tabellone non rende impossibile l’approdo in semifinale. Un bel modo per iniziare alla grande una sorta di 2.0 del calcio colombiano, stavolta senza dover riscoprir nulla ma semplicemente confermando.