Antonio Conte può uscire dal “Maradona” più che soddisfatto dopo il 2-0 all’Hellas Verona. Il suo Napoli chiude un cerchio e apre la porta dei sogni: dall’Hellas al Verona, dal pessimismo cosmico ad un orizzonte azzurro più che mai, con sfondo tricolore. La vittoria, anche per come è arrivata, con il mercato e il caso Kvaratskhelia ancora aperto, è un segnale fortissimo al campionato.
Conte, dall’Hellas al Verona, il processo del cambiamento
Il Napoli sta benone: la squadra ha ritmo, gamba, fiducia e gioco. Tutto quello che è mancato nei primi 90’, celebrati proprio al Bentegodi dove il campionato era iniziato nel peggiore dei modi. Uno 0-3 sulla falsariga dell’ultima, fallimentare, stagione. Quanto basta per agitare i fantasmi. Nessuno, però, ha perso la testa e il verdetto della sfida di ritorno e quanto accaduto in questi mesi, certifica la bontà delle scelte del riuscitissimo processo di cambiamento. Il primo Napoli di Antonio Conte, a Verona, il 18 agosto del 2024, era sceso in campo con il 3-4-2-1, con Simeone unica punta sostenuto da Kvaratskhelia e Politano. I tre in difesa erano Di Lorenzo, Rahmani e Juan Jesus, con Mazzocchi e Spinazzola sulle fasce, Anguissa e Lobotka in mezzo al campo. Cinque mesi dopo, sono cambiati uomini, modulo e, soprattutto, le prospettive. Sono arrivati Buongiorno, McTominay, Lukaku, Neres, Gilmour, uomini più funzionali alle idee di gioco di un tecnico, capace di cambiare pelle: è passato al 4-3-3 ed ha riscosso con gli interessi.
Un girone dopo, quella del “Bentegodi” resta l’unico passo falso in trasferta e anche la metà delle sconfitte maturare in 20 partite. Nel frattempo, il Napoli ha messo insieme 47 punti, una media di 2,35 punti che, proiettata in un campionato d 38 partite, significa chiudere la stagione a quota 89. Potrebbero essere sufficienti per tornare Campioni d’Italia. Al rendimento e ai numeri, si aggiunge anche la mentalità da scudetto. In quella che sarà, con ogni probabilità, la notte dell’addio di Kvaratskhelia, il Napoli è rimasto sul pezzo, mostrando solidità e un Neres in grado di raccogliere l’eredità del georgiano che, oltre al buon ricordo, lascerà una più che discreta somma da investire sul mercato. La sensazione è che gli azzurri non lasceranno alcunché di intentato. Gli ultimi dubbi, li chiarirà il campo: oltre al mercato, il calendario riserverà gli impegni con Atalanta, Juventus e Roma. Al termine di questo miniciclo dentro e fuori dal campo, il Napoli, nel bene o nel male, non potrà più nascondersi.
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