Se chiedessimo ad un amante della Premier League quali siano stati gli aspetti che lo hanno portato a seguire assiduamente, è possibile che questi possa portare come argomenti in favore della propria passione ritmo, pressing, velocità, ritmi alti e alle volte vertiginosi.
Un comune denominatore che il massimo campionato inglese ha con il gioco di Antonio Conte, che cerca sempre di imporre alle squadre che allena un’impronta basata su questi principi tattici.
E’ probabile che questa sua caratteristica gli possa tornare utile nel corso della prossima stagione sulla panchina del Chelsea, che ha scelto il tecnico salentino alla guida per risollevare il destino dei Blues dopo una stagione assai poco positiva.
Le capacità di Conte come allenatore, sicuramente indiscutibili, subiranno diversi banchi di prova. In primis il fatto di riuscire ad imporsi in un contesto ed in un campionato nuovo, contraddistinto da grande concorrenza e da una critica spesso esigente e troppo netta nei giudizi. Anche a livello linguistico potrebbero esserci delle difficoltà, visto che un manager dev’essere in grado di gestire in modo totale ed universale tanti aspetti della “vita di tutti i giorni” del club da cui è pagato.
Graziano Pellè durante l’ultima sosta delle nazionali, interpellato a riguardo, disse :”Gli do due consigli: essere se stesso perché cambiare cultura o campionato non deve modificare il suo atteggiamento e studiare la lingua”.
A suo vantaggio, invece, potrebbe esserci il fatto di essere quasi sicuro di fare meglio di quanto mostrato sul campo dal Chelsea nell’ultima stagione: decimo posto in campionato al momento ed uscita prematura dalle due coppe nazionali.
La corsa in Champions League si è invece arenata agli ottavi, nonostante la buona resistenza opposta all’ottimo PSG, campione di Francia 2016 con ben otto turni di anticipo rispetto alla fine della stagione. In fondo
Avrà con sé almeno quattro componenti del suo staff tecnico di fiducia, anche Conte ne vorrebbe sei. Convincere Abramovich a concedergli questa eccezione sarebbe la sua prima vittoria inglese.
Nel caso dovesse accadere, come recita il proverbio, potremmo dire che chi ben comincia è a metà dell’opera.
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