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Come sta Franck Ribéry: 36 anni e non sentirli

36 anni e non sentirli. È una frase fatta, sentita e risentita migliaia di volte, ma descrive perfettamente il pensiero che ha Franck Ribéry di sé stesso. Dopo 12 anni di Bayern Monaco, il francese ha salutato da leggenda e ha scelto la Fiorentina. I rumors lo spingevano prima verso gli Emirati e il Qatar, poi anche verso la Russia. Alla fine ha aspettato la chiamata giusta, pazientando fino a metà agosto, ed è puntualmente arrivata, da una squadra di un top campionato europeo. ‘Top’, perché Ribéry si sente ancora in grado di fare la differenza ad alti livelli.

A supportare il suo pensiero ci sono i fatti e i numeri. Soprattutto quelli della scorsa stagione, l’ultima in Baviera. La decisione di andare via era già chiara dal rinnovo annuale firmato a maggio 2018, anche se è stata resa ufficiale soltanto pochi mesi fa. Per il Bayern era tempo di voltare pagina, di chiudere un capitolo storico e un ciclo. Fino all’ultimo però il classe 1983 nativo di Boulogne è stato protagonista e ha confermato di essere in una condizione invidiabile per un 36enne con quasi 20 stagioni di calcio professionistico alle spalle.

La tecnica, il talento e i colpi non sono in discussione. Maggiori interrogativi invece sono stati posti invece sulla sua condizione fisica. Logicamente i tempi del Franck Ribéry che si divorava la fascia con velocità e forza sono lontani: il numero 7 si è trasformato in un giocatore di colpi e spunti, che appare a sprazzi nella partita e con quegli sprazzi la può decidere. Lo ha fatto in uno dei primi 10 club europei nelle ultime due, tre stagioni. Ripetersi, anche se con un anno in più, in una squadra che (per ora) punta soltanto a tornare in Europa non dovrebbe essere un problema per un fuoriclasse di tale portata.

Il fisico, per ora, lo supporta. Nella scorsa stagione l’ex Marsiglia e Galatasaray ha perso soltanto 8 partite per alcuni acciacchi di secondo piano. Era dal 2012 che non riusciva ad essere così continuo fisicamente, soprattutto a livello di numeri. Il segreto sta nel nuovo modo di interpretare il ruolo che gli è stato concesso: meno rientri in difesa, meno corse, più giocate tecniche e spesso anche dentro l’area di rigore. Calano i numeri, ma cresce la possibilità di essere più continui. Una gestione, come si deve ai fuoriclasse assoluti.

Nella stagione 2018/19 sotto la gestione di Niko Kovac ha preso parte a 38 partite, di cui 20 volte da titolare. Ha chiuso l’annata con 7 goal e 4 assist in totale (3 in una sola partita contro il Wolfsburg). 4 dei 7 goal sono arrivati in 3 partite di Bundesliga a dicembre, tutti decisivi per battere in fila Norimberga, Lipsia e Eintracht. Tre vittorie chiave per non perdere contatto dal Dortmund in Bundesliga. Contro il Lipsia, inoltre, ha deciso con una giocata di pura superiorità tecnica. Quella che Franck Ribéry non ha mai perso e che mai perderà, nemmeno a 38 anni. Soprattutto se sarà ancora supportato da un fisico che, in fondo, di invecchiare davvero non ne vuole proprio sapere.

Giorgio Dusi

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