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Come è ritornata la nazionale del Messico

La prima metà del quadriennio mondiale per una nazionale come il Messico è sempre di difficile interpretazione: mancando un vero e proprio percorso di qualificazione e vista la poca attenzione mediatica che riceve la Gold Cup praticamente vinta sempre dalla Tricolor (4 titoli nelle ultime 6 edizioni), è chiaro che ciò che interessa al tifo messicano è la preparazione verso il Mondiale.

Ma le qualificazioni devono ancora cominciare e in generale siamo solo a metà del percorso che porta in Qatar. Tuttavia la lunga pausa ha portato curiosità nel capire a che punto è la nazionale allenata dal Tata Martino, sempre pericolosa e ambiziosa nella sua avventure iridate, quantomeno nelle ultime edizioni. Il 2020 li ha visti giocare per cinque volte, con quattro vittorie e un pareggio, bilancio positivo per una nazionale che sembra aver trovato il blocco da portare fino alla spedizione del primo mondiale autunnale di sempre.

Da considerare poco la vittoria sul Guatemala per 3-0, sia per il valore dell’avversario, sia per il fatto che nel Messico non giocava propriamente la prima nazionale, a qualcosa di comparabile al gruppo che quando invitato, parte per la Copa América. Da considerare invece sono i quattro incontri successivi, in cui la Tricolor ha dato ottimi segnali, seppur con qualche macchia.

L’impressione è che la squadra sia cresciuta tanto sul potenziale offensivo, ma che dietro non dia quell’affidabilità che si era vista in spedizioni molto positive come quella in Brasile e la successiva in Russia. Infatti l’attacco al di là dei numeri certamente notevoli, con una media netta di due reti a partita ad avversarie valide come Olanda, Algeria, Corea del Sud e Giappone, dà forti rassicurazioni: Raúl Jiménez è ormai una grande certezza e non più la giovane speranza, ha fisico e potenza per farsi sentire in area di rigore e dare riferimenti a un parco esterni di tutto rispetto; Lozano infatti è un giocatore dominante con la maglia del Messico, così come il Tecatito Corona che è forse il vero valore aggiunto di questa squadra. Ma anche gente emergente come Rodolfo Pizarro sta ben figurando, in attesa di capire se Carlos Vela rientrerà nel giro della nazionale. Le punte hanno veramente impressionato, con rapidità e fisico per un reparto che ha saputo fare ottime figure in ognuna delle singole uscite.

Qualche incertezza viene soprattutto da dietro, perché ancora una volta è Ochoa a fare la migliore figura: difficile capire la mistica di questo portiere, che non ha avuto una carriera granché prestigiosa con i club, ma in nazionale ha decisamente una marcia in più. Si sente tanto quando c’è, vedi le strepitose parate contro il Giappone, ma anche quando non c’è, vista la prestazione horror di González Duran del Monterrey con la Corea del Sud.

Il quartetto di partite del 2020 va promosso sicuramente a pieni voti, anche perché l’unico pareggio è stato quello con l’ottima Algeria, mentre il successo con l’Olanda è sicuramente più prestigioso dei due con le orientali, anche solo considerando quanto in Messico si siano legati al dito l’eliminazione del 2014 contro gli Orange per via del piscinazo (tuffo) di Robben che cambiò quella partita. Manca ancora tanto al Mondiale, ma è chiaro che il Tata Martino sia proiettato verso quella direzione: il tipo di avversari scelti sembra guardare proprio verso il Qatar e le prestazioni sono incoraggianti per costruire una nazionale in grado di giocare finalmente la sua quinta partita in un Mondiale.

Simone Gamberini

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