Guardiola senza pace. In un momento in cui nulla sembra andare per il verso giusto per il Manchester City, anche Erling Haaland è rimasto attanagliato dalla crisi. Suo, il rigore sbagliato e costato il ritorno alla vittoria dei Citizens. L’1-1 con l’Everton allunga l’astinenza da tre punti. Solo una vittoria nelle ultime 13 partite. Allo status quo, i Campioni d’Inghilterra sarebbero addirittura esclusi dalle competizioni europee.
I numeri della crisi di Haaland fotografano la crisi del Manchester City: l’attaccante ha avuto un inizio di stagione strepitoso. 10 gol nelle prime cinque partite. Poi qualcosa si è prima inceppato e poi rotto: tre reti messe a segno nelle ultime 13. Il rigore sbagliato, fra l’altro, è stato l’unico tiro in porta dell’attaccante norvegese nella gara contro l’Everton. Al netto delle prestazioni di Haaland, l’involuzione del Manchester City si presta a una doppia interpretazione. Ipotesi A: l’assenza di Rodri ha generato un cortocircuito che ha mandato totalmente in tilt la squadra di Guardiola. Per quanto fondamentale, è improbabile però che la sua assenza abbia impedito al City di vincere per così tanto tempo. Prende dunque corpo e credibilità l’ipotesi B: complice un futuro quanto mai nebuloso legato alle possibili conseguenze del processo sportivo in corso che potrebbe costare nella peggiore delle ipotesi, anche una retrocessione, all’interno della squadra è subentrata una sorta di rassegnazione. In entrambi i casi, occorre una scossa.
Con questi numeri, qualsiasi allenatore del mondo potrebbe sentirsi sotto pressione. Non Pep Guardiola. Il manager del City ha sempre detto che onorerà i contratti firmati, a meno che i suoi superiori non gli impongano di lasciare l’incarico. E nei piani alti non sembrano avere alcuna intenzione di inviare lettere di licenziamento. Guardiola è consapevole di vivere qualcosa di profondamente diverso da qualsiasi cosa abbia mai affrontato nella sua carriera ma sa anche che il suo plafond ha ancora ampi margini di credito: al netto dei sei titoli di Premier League in sette anni, incluso il primo triplette nella storia del club, il rinnovo sino al 2027 lo mette in una posizione di forza. E anche le conversazioni con il presidente Khaldoon Al Mubarak gli hanno dato il sostegno necessario per invertire la rotta all’Etihad. “Parliamo ogni settimana e mi sento incredibilmente supportato, come nella prima stagione. Siamo entrambi consapevoli che in un periodo così delicato urgano delle scelte, ma sappiamo dove e come intervenire per migliorare la squadra”. Le parole di Pep.
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