Questa sera l’Inter disputerà la sua più importante partita a livello europeo da svariati anni e, rispetto alla stagione passata, basterà una vittoria per qualificarsi senza guardare il risultato dell’altra sfida. Al Meazza arriva un Barcellona demotivato e già primo in classifica, ma che di certo non verrà a fare una gita di piacere. Nerazzurri e blaugrana sono sempre state due grandi realtà e molti sono i giocatori che han vestito entrambe la casacche, ma non tutti hanno avuto grande fortuna, ed ecco a voi cinque doppi ex che hanno lasciato poco segno in entrambe le squadre.
FRANCESCO COCO
Passato alla storia più per essere stato uno dei fidanzati storici di Manuela Arcuri, Francesco Coco ha vissuto anche una discreta carriera all’inizio potendo giocare in tre delle più grandi squadre del pianeta. Partito nelle giovanili del Milan arrivò fino alla prima squadra rossonera dove riuscì a debuttare in Serie A. Due scudetti in tenera età, due prestiti a Vicenza e Torino e poi l’esplosione nel 2001 con il passaggio proprio a Barcellona. E in blaugrana giocò alla grande tanto da guadagnarsi a fine anno la convocazione per il Mondiale di Corea del Sud e Giappone. L’esperienza catalana però durò solo un anno e al termine della stagione tornò a Milano sponda Inter, ma in nerazzurro fu un fiasco. Molti infortuni e più uscite sui giornali di gossip che in campo dove totalizzò la miseria di ventisei partite in tre anni. Disputò una buona stagione a Livorno prima di chiudere la carriera a soli trent’anni con il Torino.
EDGAR DAVIDS
Il mastino olandese Edgar Davids è stato uno dei più apprezzati mediani di rottura nella storia recente della Juventus. Cresciuto nelle giovanili dell’Ajax venne lanciato in prima squadra nel 1991 e per cinque anni deliziò il pubblico di Amsterdam prima di iniziare la sua avventura italiana al Milan. I grossi cambiamenti in casa rossonera però non aiutarono il suo adattamento e nel 1997 fu la Juve a dargli fiducia e a fare un grande affare. Sul finire del 2003 però il suo rapporto con Marcello Lippi divenne sempre più aspro e impossibile da portare avanti e nel gennaio 2004 il Barcellona fu felicissimo di accoglierlo nelle proprie fila. In Catalogna disputò la sua ultima stagione ad alto livello, ma l’esperienza durò solo sei mesi prima di passare all’Inter dove però inziò la sua fase calante.
MARTÍN MONTOYA
Martín Montoya era considerato uno dei migliori prospetti a livello giovanile e con lui il Barcellona non avrebbe avuto problemi sulla fascia destra una volta ritiratosi Dani Alves. Una vita intera in blaugrana, iniziata nel 1999 a soli otto anni e con i debutti nella squadra C, poi in quella B e infine in Liga nel 2011 a vent’anni. Nei quattro anni che fece da giocatore della prima squadra rimase chiuso dal compagno brasiliano, ma divenne comunque un baluardo della nazionale Under 21 spagnola che vinse gli Europei di categoria del 2011 e del 2013. Nel 2015 vinse la Champions League e Dani Alves aveva ancora un solo anno di contratto e la dirigenza decise di mandare Montoya in prestito per farlo giocare e l’Inter lo acquistò, ma la sua avventura italiana fu un disastro totale. Non riuscì mai a convincere Mancini e nelle solo quattro apparizioni in nerazzurro riuscì quasi sempre a fare danni, come nella sua ultima partita a San Siro contro il Carpi che costò la vittoria ai meneghini. Il giorno dopo venne rescisso il prestito e a gennaio passò al Betis dove si rilanciò parzialmente, ma anche il Barcellona aveva visto i suoi limiti e in estate passò al Valencia dove ci rimase due stagioni prima di provare un’altra esperienza all’estero, questa volta in Inghilterra al Brighton.
JEISON MURILLO
Difensore ruvido, dotato di un ottimo tackle in scivolata ma che lo porta spesso ad abusarne commenttendo falli inutili o grossolani. Eppure Jeison Murillo aveva la stoffa del grande difensore. Un grande carattere e leader difensiva abbinata a una grinta pari a pochi, ma una maggiore calma lo avrebbe aiutato senza dubbio di più. Scoperto in Colombia da Vittorio Pozzo venne prima portato nelle giovanili dell’Udinese, ma il patron friulano lo vedeva più adatto alla Liga e così fece parte già dall’anno dopo dei ragazzi del Granada. Un paio di prestiti al Cadice e al Las Palmas prima di tornare in biancorosso e convincere l’Inter nel 2015 a puntare su di lui. Un inizio folgorante e con lui e Miranda la difesa sembrava impenetrabile e dopo diciotto giornate la banda di Mancini si trovava in testa al campionato. Qualcosa poi però andò storto e i nerazzurri iniziarono a calare e lo stesso Jeison passò da muro insuperabile a difensore sbadato e inaffidabile. Nella seconda stagione le cose invece andarono male fin da subito e lo si ricorda in positivo solo per una spettacolare rovesciata in Coppa Italia contro il Bologna, ma il suo tempo a Milano era finito. Nell’estate 2017 lo acquistò il Valencia ma vari infortuni, e qualche errore di troppo, ne limitarono il rendimento, ma nel gennaio 2019 ecco la chiamata inattesa. Il Barcellona aveva bisogno di un centrale per concludere la stagione e così i blaugrana riuscirono a prendere in prestito il colombiano fino alla fine dell’annata. Giocò solo quattro partite tra Liga e Copa del Rey, senza lasciare traccia della sua presenza e adesso si trova in prestito alla Sampdoria.
RICARDO QUARESMA
Uno dei più grandi talenti della sua generazione, ma l’ansia da prestazione lo tradì sempre e Quaresma non riuscì mai a riproporre le sue giocate migliori con le grandi squadre per le quali ha giocato. La sua classe aveva fatto sì che a diciotto anni fosse già diventato un titolare dello Sporting Lisbona e con Cristiano Ronaldo era considerato il pezzo grosso del calcio portoghese del futuro. Nell’estate 2003 entrambi lasciarono la Capitale e per Ricardo ci fu la chiamata del Barcellona. I blaugrana venivano da una stagione pessima e avevano bisogno di rigenerarsi con volti nuovi come quello del portoghese o di Ronaldinho. Ma se il brasiliano fece faville, lo stesso non si può dire per Quaresma che segnò solo una rete al Camp Nou contro l’Albacete. Non riuscì a conquistarsi la conferma e dopo un solo anno tornò in patria, questa volta al Porto. Con i Dragões tornò ai suoi livelli e anche in Champions fece vedere l’antica classe persa in terra catalana. Quattro anni importanti e la sensazione che al Barça ci era passato troppo presto e così José Mourinho chiese in tutti i modi a Massimo Moratti di acquistarlo e nell’agosto del 2008 firmò con l’Inter. L’avventura in nerazzurro partì nel migliore dei modi e la sua trivela sembrava esaltare il pubblico di San Siro, ma dopo qualche partita la gente milanese iniziò a spazientirsi e sentendo un po’ di perplessità nei suoi confronti Quaresma iniziò a essere irriconoscibile. A gennaio andò in prestito al Chelsea, ma anche a Londra fu un completo disastro e a giugno tornò in nerazzurro. Riuscì a vincere il Triplete, ma giocò solo tredici spezzoni di partite tra Serie A e Champions League e a fine anno venne definitivamente ceduto al Beşiktaş dove tornò a fare vedere grandi cose e nell’estate del 2016 riuscì a laurearsi anche campione d’Europa per nazioni con il Portogallo.