Questa sera la Lazio sarà chiamata alla grande impresa, quella di battere i campioni d’Europa in carica del Bayern Monaco in casa e regalarsi una speranza di qualificazione in vista del ritorno. Sulla carta sono poche le possibilità per i ragazzi di Simone Inzaghi, ma i biancocelesti hanno nella compattezza di squadra la loro arma migliore e per i bavaresi non sarà di certo facile. I Roten hanno avuto sempre un contatto molto stretto con le squadre italiane e molti giocatori sono stati sia in Serie A che in Germania e questi sono probabilmente cinque che non ricordavate in maglia Bayern.
BRIAN LAUDRUP
Vivere all’ombra di un fratello più forte e prestigioso può sicuramente essere difficile, ma Brian Laudrup è stato in grado di crearsi una propria dimensione entrando comunque nel cuore dei tifosi danesi. Nato a Vienna ha iniziato a giocare in Patria con Brøndby, prima di essere portato in Germania dall’Uerdingen. Questa esperienza fu fondamentale perché gli aprì le porte dei grandi campionati e il suo impatto fu così positivo che il Bayern Monaco decise di metterlo sotto contratto, così per due anni scorrazzò avanti e indietro per la fascia dell’Olympyastadion. Non riuscì a imporsi come un titolare inamovibile, ma fece comunque una buona impressione e nel 1992, dopo aver vinto a sorpresa l’Europeo, si trasferì in Italia per approdare alla Fiorentina dove concluse l’annata con una clamorosa retrocessione. Non fu certamente il primo colpevole, anzi si dimostrò il migliore della squadra tanto che in estate passò al grande Milan di Fabio Capello, ma in rossonero le cose non funzionarono. Poche presenze e una sola rete che però gli permisero di diventare campione d’Italia e d’Europa prima di diventare un idolo ai Rangers di Glasgow. Concluse la carriera in giovane età, a soli trentun’anni dopo una parentesi all’Ajax.
MASSIMO ODDO
Una vita in giro per l’Italia prima della grande consacrazione a fine carriera e la realizzazione del sogno di tutti i calciatori. Massimo Oddo è stato un terzino non eccessivamente dinamico, ma con un gran destro capace di renderlo molto pericoloso in zona cross e soprattutto rigorista infallibile. Cresciuto nelle giovanili del Milan iniziò una lunga serie di prestiti poco fortunati nelle serie minori e nel 1999 arrivò la cessione definitiva al Napoli. Un anno in Azzurro prima di passare al Verona con il quale si mise in mostra tanto da essere acquistato dalla Lazio con la quale visse cinque anni straordinari, diventando anche Capitano e conquistandosi la convocazione in Nazionale per il Mondiale di Germania 2006. Nel gennaio 2007 tornò al Milan e da titolare vinse anche la Champions League, ma in rossonero non convinse e dopo un anno e mezzo venne prestato al Bayern Monaco. In Bundesliga faticò a imporsi e rimase poco più che una riserva tornando a Milano dopo una sola annata e chiudere la carriera nel 2012 a Lecce.
JEAN PIERRE PAPIN
Uno degli attaccanti più forti del mondo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, un vero e proprio maestro dell’area di rigore. Jean Pierre Papin è stato un esempio nei suoi anni, soprattutto in Francia dove ancora oggi è un mito. Dopo gli inizi in Ligue 2 con il Valenciennes venne mandato in Belgio al Brugge dove segnando caterve di gol si guadagnò la convocazione al Mondiale in Messico nel 1986 e il ritorno in Patria al Marsiglia. Al Vélodrome divenne il miglior cannoniere del campionato per ben cinque stagioni e contribuì all’approdo in finale di Coppa dei Campioni nel 1991, anno in cui vinse il Pallone d’oro. Non riuscì a laurearsi campione d’Europa con l’OM perché nella finale del 1993 si trovava dall’altra sponda, vestendo la maglia del Milan. I due anni in rossonero furono di luci e ombre, oscurato dalla classe di Van Basten all’inizio e ormai fuori dal progetto Capello al secondo, dove vinse la Champions League da puro comprimario. A fine anno passò al Bayern Monaco, ma anche in Germania le cose non migliorarono. Papin era ormai arrivato al culmine della sua carriera, ma riuscì comunque a vincere una Coppa Uefa proprio contro il Bordeaux che dal 1996 divenne la sua ultima squadra di livello prima di vagare nelle basse leghe francesi.
RUGGIERO RIZZITELLI
Attaccante dotato di una statura non eccezionale ma capace di compensarla con astuzia e tanto senso del gol. Ruggiero Rizzitelli avrebbe dovuto essere il grande attaccante degli anni ’90 italiano, ma purtroppo non ha saputo completamente mantenere le grandi aspettative che c’erano su di lui. Da giovane a Cesena dimostrò di essere pronto per il grande calcio e fu la Roma la prima ad acquistarlo, ma nella Capitale il rendimento fu molto altalenante. Poche reti e un grosso amaro in bocca per la Coppa Uefa persa nel 1991 in finale con l’Inter e nel 1994 il passaggio al Torino. In granata visse le sue annate migliori e al suo primo anno segnò addirittura diciannove reti, il suo miglior bottino in carriera e andò in doppia cifra anche l’anno successivo, ma non evitò la retrocessione e così venne acquistato dal Bayern Monaco di Giovanni Trapattoni. Fu suo lo splendido colpo di testa contro lo Stoccarda che permise di passare in vantaggio per 3-2 e laurearsi così campioni di Germania entrando per sempre nella storia della squadra bavarese. Dopo quel titolo vinse anche una Coppa di Germania l’anno seguente prima di chiudere con Piacenza e Cesena.
CIRIACO SFORZA
Centrocampista tecnico, capace di impostare il gioco e creare palle gol ma che ha sempre peccato forse di troppa sufficienza di scarsa voglia di sacrificio. Ciriaco Sforza è stato sicuramente uno dei migliori talenti del calcio svizzero e la sua carriera ne è a testimonianza. Dopo gli inizi con l’Aarau passò al Grasshoppers dove vinse un campionato nazionale e nel 1993 approdò in Germania al Kaiserslautern dove per due stagioni si fece apprezzare anche in zona gol venendo così acquistato dal Bayern Monaco nel 1995. Fu tra i protagonisti nella vittoria della Coppa Uefa e così Massimo Moratti decise di acquistarlo per la sua Inter di Roy Hodgson, che ben lo conosceva dai tempi della nazionale. In nerazzurro lasciò più il segno per essere entrato nella famosa scena di “Tre uomini e una gamba” dove Aldo spiega di aver acquistato la sua maglia perché “quella di Ronaldo era finita“. Un anno di tante ombre e poche luci e il ritorno in Germania ancora al Kaiserslautern dove vinse un’altra Bundesliga e nel 2000 il ritorno in Baviera dove, da riserva, vinse anche la Champions League. Nel 2002 il terzo ritorno al Kaiserslautern prima del definitivo ritiro nel 2006.
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