La cultura degli stadi, si sa, varia da nazione a nazione e da campionato a campionato. Gran parte di essa viene occupata dal “cibo da stadio“, sostegno e conforto di molti ultras protagonisti di lunghe trasferte per la loro squadra. In Italia sono ormai celebri le bancarelle all’esterno dello stadio, che vendono i più sostanziosi ed improbabili panini. Porchetta e cotolette la fanno da padroni, mentre all’interno dello stadio aumentano sempre di più i venditori ambulanti. Da loro si possono acquistare articoli più semplici e maneggevoli, vedi patatine, bibite o caffè, a prezzi maggiorati rispetto ad un semplice bar.
Tuttavia queste tradizioni sono tipiche del nostro stivale, mentre in Europa le abitudini sono differenti. Ciò è dovuto sia dai diversi climi che da una diversa tradizione culinaria, oltre che ad un modo tutto diverso di vivere la partita. Vediamo cosa si mangia e beve, in clima partita, negli stadi degli altri campionati.
In Inghilterra, molto più che nella nostra nazione, il pub è simbolo di unione dei tifosi, nell’attesa della partita. I sostenitori si ritrovano ore e ore prima del fischio d’inizio per bere pinte o simili, discutendo del match odierno e quant’altro. In tutto il Regno Unito, e nella maggior parte dei paesi anglosassoni, è un culto quello del pint & pie. Semplicemente, ad una fetta di torta venduta all’interno dello stadio o in locali esterni, viene accompagnata una birra a proprio piacere. Nelle viscere degli stadi inglesi, invece, si possono acquistare prodotti quali hamburger, hot dog, caffè americani o altra birra, in soli bicchieri di plastica per ovvie ragioni di sicurezza.
Su You Tube inoltre, si trovano con facilità anche video di tifoserie cantanti cori dedicati proprio al cibo da stadio inglese. Per esempio, uno dei più famosi vede un gruppo di tifosi intonare un “He’s having a pie, he’s having a pie” riferendosi ad un signore intento a mangiare una fetta di dolce. E’ proprio in Inghilterra che si trovano già grandi differenze con l’Italia dettati dal clima ben più freddo. Caffè americano e the, infatti, non sono prodotti molto diffusi negli stadi del nostro campionato.
In Spagna, invece, dove il tifo è ben diverso sia da Italia che da Inghilterra, è diffusissima l’usanza di mangiare semi di girasole durante le partite. Questi ultimi, volgarmente chiamati pipas, vanno a sostituire per esempio, le arachidi o noccioline che si mangiano durante le partite di baseball americano. Tuttavia, esiste un’interessante e divertente curiosità che fa da cornice a questi semi di girasole. Ricoperti da un piccolo guscio, sono piuttosto difficili da mangiare, e per aprirli c’è bisogno di tempo e concentrazione. Tutto questo va a diminuire la propria attenzione verso la partita e verso i cori della propria tifoseria, e negli ultimi anni mangiare queste pipas è diventato qualcosa di negativo. Molte tifoserie infatti, quando se ne stanno zitte, vengono apostrofate dagli avversari come comopipas, ovvero mangiatori di semi di girasoli, e di conseguenza molto silenziosi. Un qualcosa che, in un calcio così sanguigno e latino come quello spagnolo, è estremamente negativo.
E’ per questo motivo che, per non mangiare più i semi di girasoli, i giovani ultras spagnoli sono tornati al tempo delle scuole medie, e si preparano a casa panini e quant’altro da mangiare allo stadio. Molti impianti infatti non sono dotati di grandi luoghi di ristorazione, e si è tornati in massa al sàndwich casero.
Nel calcio scandinavo, ed in un estasi di generalizzazione in quello dell’intero nord Europa, tutto è fatto con la funzione di scaldarsi. In estate non è novità vedere persone bere litri e litri di birra durante i 90 minuti di una partita, mentre in inverno, oltre agli alcolici, il corpo ha bisogno di cibo se i match vengono giocati nelle ore dei pasti. E’ per questo che sono amati hot dog e panini a base di maiale stufato. Dirette fonti danesi ci parlano addirittura di una vera e propria classifica dei migliori wurstel degli stadi della Danimrca, stilata annualmente dai tifosi. In testa pare esserci il Lyngby, mentre le società di appalto di Brondby e FC Copenaghen non vantano una buona piastra, a quanto sembra.
Abbiamo allora capito che la varietà del mondo, si rispecchia anche in due argomenti così distanti tra come calcio e cucina. E allora che via alle scorpacciate di kebab in Turchia, di pita in Grecia, o di baccalà in Portogallo. E ricordate che è sempre meglio tifare a stomaco pieno!
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