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Chivas contro Club America: differenze, rivalità, storia

Se c’è una partita di calcio in grado di immobilizzare il Messico quella è senz’altro Chivas-Club America, il Clásico del Fútbol Mexicano, noto anche come Clásico de los Clásicos. Il Messico è una nazione in cui il calcio è vissuto con grande amore nonostante il campionato nazionale non sia sempre l’evento sportivo che più attrae il popolo: per la sfida tra il Guadalajara e l’America però tutti fanno un’eccezione perché quella è la sfida assolutamente da non perdere durante ogni semestre.

Come in ogni grande rivalità le basi si fondano su differenze sociali, grande alternanza nei successi nazionali e differenti maniere di vivere il calcio. Quello tra Chivas e America è un derby che rispetta fedelmente queste tradizioni ma con un pizzico di novità che lo rende unico nel panorama del calcio mondiale.

Innanzitutto le squadre provengono da città differenti: il Club America è la maggiore rappresentante della capitale Città del Messico e gioca nel leggendario stadio Azteca a differenza del Cruz Azul che gioca nello stadio Azul e dei Pumas che svolgono le loro partite all’Estadio Universitario.

Le Chivas sono invece la squadra più importante di Guadalajara, soprannominata la Perla dell’Occidente e seconda città nazionale. Con l’Atlas si dividono in maniera non troppo equa la città nel celebre Clasico Tapatio, derby sentito tanto ma non abbastanza per poter essere paragonato a quello con l’America

Millonetas: potere e internazionalità del Club America

La rivalità anche in questo caso mette in evidenza le differenze sociali ma lo fa in un modo assolutamente inedito che rende questa sfida davvero unica. Il Club America è la squadra dell’alta borghesia e non a caso portano tra i vari soprannomi quello di “Millonetas“. Il nome “America” rappresenta l’idea di inglobare in una squadra giocatori di profilo internazionale che venissero da altri paesi per creare una squadra imbattibile che dominasse la scena sia in Messico che nei trofei internazionali. Emblema di ciò è lo stemma che rappresenta le due Americhe in un globo con i colori sociali.

America vs. Chivas de Guadalajara 2016 | EPA/ALEX CRUZ – Footbola.it

L’obiettivo venne sostanzialmente raggiunto e non a caso adesso il club azulcrema è quello che vanta più titoli nazionali (12) con un successo di vantaggio sugli storici rivali. La figura della famiglia Azcarraga nella storia dell’America è emblematica visto che la discendenza di confine tra gli Stati Uniti e il Messico porta nel DNA della squadra sia la ricchezza del dollaro americano che la tanto ambita internazionalità del club.

Il Messico calcistico di base si divide tra chi tifa il Club America e chi odia il Club America ed è per questo che è impossibile trovare società gemellate con i colori azulcremas.

Chivas, la squadra dei messicani

Le Chivas invece rappresentano un mondo totalmente opposto. Nonostante non sia la squadra della capitale è il club in cui si raffigura tutto il Messico: le Chivas sono la squadra del popolo, hanno tifosi in tutto il paese e hanno una filosofia ben precisa. Nella metà rayada di Guadalajara infatti giocano da sempre solamente calciatori messicani e gli stranieri tesserati sono stati solo allenatori o dirigenti: ciò ha portato questa squadra ad essere amata in tutto il Paese fino a diventare il club più tifato del Messico. Per questo motivo il tifo delle Chivas vede questa sfida come “el dinero contra el corazon del pueblo“, come una sorta di rivincita sociale che ha in sé anche un forte sentimento nazionale.

La figura straniera più importante (per quanto fugace e fallimentare) della storia delle Chivas è quella di Johan Cruyff  che da direttore generale nel 2012 ebbe il compito di riportare in alto il club dopo periodi di crisi e sostanzialmente fallì nel suo intento. Viene ricordato però il suo lavoro sulle giovanili che ha portato in futuro importanti miglioramenti basati su idee spesso strambe come quella di abolire i campi in erba sintetica.

La final del siglo

L’episodio più importante della storia di questa partita è sicuramente quello della stagione 1983/84. Nonostante le squadre siano le due primatiste di titoli messicani e la struttura del torneo imponga la fase a play off dopo la regular season (temporada regular per fare contenti gli ispanofoni) solo in un’occasione Chivas e Club America si sono scontrate in finale. Quella partita passerà alla storia come la “Final del siglo“, terminologia mai casuale se il teatro di riferimento è l’Estadio Azteca (Partido del siglo Italia-Germania 4-3; gol del siglo Maradona vs Inghilterra).

Un anno prima le squadre si erano affrontate in semifinale dove il 3-0 del Guadalajara nella gara di ritorno risultò decisivo per il passaggio del turno: la gara, molto intensa, degenerò in una rissa dilagante che comporterà anche diversi squalificati alle Chivas per la doppia finale poi persa contro il Puebla.

Le cicatrici di quella partita erano ancora fresche un anno dopo e il desiderio di rivincita degli azulcrema era così forte da spingere il capitano Alfredo Tena a dire che “Dio ci ha messo di nuovo contro le Chivas per darci una rivincita di quello che è successo un anno fa”.

Al Jalisco la partita d’andata terminò sul punteggio di 2-2 ma quello che accadde all’Azteca nella finale di ritorno in campo davanti a 115.000 spettatori ha del clamoroso. Il Club America era sotto di un uomo dal 26′ del primo tempo per via del rosso ad Armando Manzo e nel finale della prima frazione di gioco venne assegnato un calcio di rigore alle Chivas per un fallo del portiere argentino su Ricardo “Snoopy” Perez. La final del siglo si è decisa sostanzialmente lì: Eduardo Cisneros sbaglia il colpo del KO, Zelada para in due tempi il rigore e calcia con rabbiosa gioia il pallone il più in alto possibile.

Nella ripresa è uno spettacolo del Club America che nonostante l’uomo in meno segna 3 gol e si laurea campione del Messico nella finale più tesa, attesa e sentita di sempre.

Il calcio messicano è Chivas-America: è la partita di tutti, quella che racchiude in ogni sua parte tutte le infinite sfumature di un Paese vario, incantevole e folle come il Messico.

simonegamberini

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