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La nuova centralità di Chicco Macheda

Visto che lo scorso anno il Panathinaikos di Marinos Ouzounidis riuscì a segnare solo 30 reti spalmate su altrettante giornate di campionato, vale la pena stupirsi del fatto che dopo 12 giornate oggi i trifogli di Atene siano già a quota 21. Aggiungendo a ciò la triste situazione in cui si trovava il club biancoverde, ragionevolmente ci si sarebbe attesi un peggioramento. Pur costretto in estate a smantellare la rosa per privarsi degli stipendi più onerosi – limitandosi a trasferimenti interni, promozione di giovani dalla formazione B e ingaggio di elementi svincolati – oggi il Παναθηναϊκός è quinto in classifica e il gioco proposto dai ragazzi di Giorgos Donis riscuote sempre maggiori consensi. Applausi che le statistiche tramutano nel miglior reparto offensivo della Super League 2018/19, note di merito a un organico ferito ma che in media tramuta in gol ogni 5,7 tiri verso la porta avversaria. Scorrendo i dati emerge che anche qui il Panathinaikos è primo, avendo sorpassato per cattiveria agonistica il Panetolikos che oggi è a quota un gol su 5,9 tiri.

Tatticamente poi Donis predilige movimenti veloci tra trequartisti brevilinei, Anastasios “TasosChatzigiovannis a destra e Giannis Bouzoukis decentrato sulla corsia mancina sfruttando la sua predilezione per il piede sinistro. In due fanno 41 anni: Chatzigiovannis è uomo assist (quattro finora, senza contare il cross che ha mandato in gol Kourbelis contro l’Apollon Smyrni perché deviato da un avversario), Bouzoukis predilige la conclusione. Chatzigiovannis è entrato in 10 gol del Panathinaikos in Super League, Bouzoukis è meno appariscente ma la sua importanza è testimoniata dal fatto che non ha ancora saltato una sola partita in campionato. Il terzo elemento è Federico Macheda, per tutti “Κίκο, arrivato ad Atene tra lo scetticismo generale (IN QUESTO PEZZO vi abbiamo raccontato come non fosse affatto benvoluto) e protagonista di questo inizio di stagione. Le sue quattro reti ne fanno il capocannoniere della sua squadra, stesso bottino del terzino svedese Matthias Johansson ma impreziosito pure da due assists. Macheda è tornato, scommessa vinta dal club e soprattutto da Giorgos Donis che l’ha lanciato titolare panchinando Vergos e Kampetsis. Idolo dei tifosi, per i quali Chicco s’è ormai calato alla perfezione nell’ambiente biancoverde, c’è pure da dire come sia entrato tardi nei meccanismi della società. Gli sono servite cinque partite per emergere, dopo che nel precampionato Donis aveva mostrato di prediligere Mark Sifneos e Sotiris-Pantelis Pispas.

In Grecia si tende spesso a sottolineare peraltro la grande ampiezza dei marcatori del Panathinaikos, ben dieci calciatori diversi dopo 12 giornate: Macheda e Johansson (4) comandano, Chatzigiovannis (3) insegue, prima di una lunga lista. A quota 2 ci sono Chatziteodoridis, Kourbelis e Bouzoukis, a 1 ecco Emmanouilidis, Emanuel Insúa, Kampetsis e Kaçe. Merito di un 3-4-2-1 cucito su misura al Panathinaikos, con tre cardini rispondenti a un calcio aggressivo, costantemente in movimento e con un ampio possesso palla. I centimetri di Macheda in questo senso sono un’arma utilissima, per quanto ne risenta la velocità, in piccole proporzioni è quasi come aver di fronte un alter ego di Marcus Berg: «Lui qui vestiva la numero 9 e ha segnato tanti gol (95 in 158 partite, ndr), però anche io l’ultima volta che avevo la 9 ho segnato molto. Quando sono arrivato al Panathinaikos mi sono detto che l’avrei indossata e ho promesso che avrei segnato ancora più gol, avendo il supporto dell’allenatore». A 27 anni, dopo aver girato Inghilterra e Italia apprendendo gli insegnamenti di Sir Alex Ferguson («Non tutti possono dire di aver lavorato con lui, tra i migliori allenatori della storia»), Macheda è uno dei calciatori più esperti del Panathinaikos. Conosce il calcio, sa quanto può esser repentina la caduta ma allo stesso tempo vuole risalire la china. A Birmingham si adattò, ma Chicco conosce anche l’importanza della fortuna affinché si realizzino determinate circostanze.

«Una delle ragioni per cui sono venuto qui è questa, ho una motivazione enorme. Ho un contratto di tre anni ma penso giorno per giorno, dando tutto al club per tornare insieme dove meritiamo di stare Penso che la mia carriera non sia decollata, ma non mi sono mai arreso» ha dichiarato in una delle sue prime interviste alla stampa greca. «Ho 27 anni, posso ritenermi un buon consigliere nei confronti dei più giovani ma allo stesso tempo sono qui per migliorarmi. Ho le qualità per diventare il leader di questo gruppo, sarà una responsabilità importante e molti nuovi calciatori guardano i più esperti, dobbiamo mostrare la strada corretta».

Matteo Albanese

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