Quasi come una maledizione: Italia e Spagna, sempre contro in Under 21. Per la terza edizione consecutiva, la quarta nelle ultime cinque, gli Azzurrini dovranno vedersela con la nazionale che ha monopolizzato il torneo negli ultimi anni. In passato è andata praticamente sempre male, dato che anche l’unica vittoria arrivata non ha evitato l’eliminazione: nell’edizione 2013 in Israele arrivò un netto successo spagnolo nella finalissima per 4-2; nel 2017 le squadre si incontrarono in semifinale con altra vittoria per 3-1 della Spagna, mentre nella scorsa edizione l’Italia ha vinto la partita, ma la Spagna poi l’ha comunque eliminata arrivandole davanti nel girone.
Di fatto quindi l’Italia si ritrova ad affrontare quella che è la sua bestia nera per eccellenza, ma che Spagna vedremo oggi? Sicuramente non una nazionale con i nomi del passato, anche per via delle convocazioni di Luis Enrique che hanno sensibilmente asciugato il lotto di giocatori di livello da cui poteva attingere De la Fuente. Eppure bisogna sempre considerare questa squadra come una delle più forti in assoluto, sia per una questione di affiatamento di gruppo, sia perché pur non avendo nomi di spicco, può contare su un blocco affidabile.
La squadra si basa su un canonico 4-3-3 di grande qualità, sicuramente poco fisico visti i centimetri tra centrocampo e attacco, ma rapidissimo nel far girare il pallone e sfruttare inserimenti e palle filtranti. Il reparto difensivo, format nella prima gara da Miranda-Cuenca-Guillamón-Pipa, con la possibilità di inserire anche Mingueza del Barcellona, è il primo motore dell’azione, con una buona qualità della coppia centrale e le grandi sovrapposizioni dei terzini che hanno portato direttamente o indirettamente a due dei tre gol segnati alla Slovenia.
Il centrocampo a tre, schierato sostanzialmente con due vertici bassi e uno alto per un sistema che si può leggere anche come 4-2-3-1 considerando Puado un trequartista, segue i princìpi canonici del calcio di De la Fuente visto in Italia due anni fa, pur non disponendo di stelle del torneo come Ceballos e Fabián Ruiz, ma di talenti in ascesa come il romanista Villar e Zubimendi della Real Sociedad, in attesa che venga inserito nelle rotazioni anche Riqui Puig, possibile star della competizione. Lo stesso Villar ha trovato la via del gol con un bell’inserimento da dietro che gli ha liberato una conclusione dritta per dritta da una zona centrale, schema più volte provato da una squadra che principalmente sfrutta il perimetro del campo per allargare le difese e poi inserisce negli spazi i centrocampisti.
Per arrivare a sfruttare l’ampiezza citata è fondamentale il contributo degli esterni, che in questa generazione sono Cucurella, capitano e stella della squadra, e Brahim Díaz. Una coppia eterogenea, fatta da un grande corridore da una parte e un dribblomane dall’altra, che però rendono completa la fase di attacco, in supporto di Abel Ruiz, stella inesplosa di scuola Barcellona su cui il calcio spagnolo continua a credere (probabilmente farà parte anche del prossimo biennio trattandosi di un 2000) nonostante la pena di gol patita in Portogallo allo Sporting Braga.
L’avversario nonostante le tre assenze dell’Italia e la prova poco convincente dell’esordio, non è imbattibile, ma servirà l’applicazione perfetta al match per provare a strappare un risultato che tenga aperta qualsiasi soluzione all’ultima giornata. Forse proprio la mancanza di vere e proprie stelle del torneo rispetto alle passate edizioni, può portare qualche limite alla rosa a disposizione di De la Fuente, che non avrà neanche dalla panchina soluzioni di grande impatto per risolvere la gara, ma starà all’Italia trovare il massimo delle motivazioni per riscattare il suo pessimo esordio.
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