Padrone della Liga, succube della Champions: Luis Suárez ancora una volta costretto a dover dimostrare qualcosa al di fuori del campionato spagnolo. Quest’anno la Champions League gli ha già portato il numero complessivo di gol segnati nelle due edizioni precedenti, ma visto che le reti sono soltanto 2 c’è ancora tanto da lavorare. Anche perché la concorrenza non sta a guardare: in particolar modo Lewandowski, che ha una media esatta di 2 gol a partita in questi gironi, o anche Kane che ha finalmente trovato la sua quadratura nel nuovo Tottenham e ha ripreso a segnare alla sua maniera. Persino Håland ha trovato un numero impressionante di centri in questo avvio di Champions.
E Luis Suárez deve rispondere a tutto questo. Non che sia un obiettivo la classifica marcatori, anche perché il distacco dalla vetta sembra essere già proibitivo, ma perché un attaccante con la sua storia e con il suo appeal internazionale non può continuare ad avere queste difficoltà realizzative in un torneo che in carriera ha già vinto. Scarso feeling negli ultimi anni: 2 gol nelle passate 2 edizioni, 3 in quella precedente. Bisogna tornare alle stagioni 2015/16 e 2014/15 (quella del trionfo di Berlino) per ritrovare numeri degni del nome di uno dei migliori centravanti di sempre.
In quel biennio segnò 15 gol in Champions, con un Neymar in più accanto sì, ma anche con una maggiore tranquillità in una coppa che adesso comincia anche a mettergli pressioni. Ma forse, dopo aver ottenuto il massimo in carriera, dove ha vinto oltre alla Champions anche una Copa América in casa dell’Argentina, questi sono gli stimoli che gli servono. Avere una grande concorrenza, che stavolta è complessa ed eterogenea: storici rivali come Lewa e Kane, nuove promesse come il norvegese Håland e soprattutto anche esterni dai grandi numeri come Sterling e Son.
Forse è il momento chiave per questa fase di carriera di Luis Suárez, quella in cui deve dimostrare di essere decisivo in un torneo in cui ha dato e ottenuto tanto, ma dove dopo qualche stagione deve tornare a dare risposte. E per risposte si intende in termini realizzativi: il Barcellona fin qui ha vinto ma non ha incantato, si è fermato alcune volte senza dominare come accadeva in passato. Come se avesse bisogno di una spinta, soprattutto quando Messi non c’è stato o era al minimo della condizione. E quella spinta è il compagno di sempre della Pulga, il Pistolero Luis.
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