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Celtic, “good, but not good enough”

Nel giudicare campionato del Celtic, e il loro quinto titolo consecutivo, è  giusto dare uno spazio alla “giuria popolare”, che alla domanda, posta su Twitter dal profilo ufficiale dei Bhoys, che chiedeva di riassumere la stagione del club in una sola parola, ha spaziato rispondendo dai i più classici “Campioni” o “Five” o “vincitori”, per arrivare a citare “Tierney”, segno dell’impatto sul campo di questo campioncino in erba già entrato nel cuore dei tifosi, e “Griffiths”, che non poteva mancare vista la mole di reti segnate. Nessun altro calciatore è stato tuttavia nominato ne tanto meno il mister Ronny Deila, che ha comunque condotto i biancoverdi al trionfo. Cinque titoli di fila, nella maggior parte dei  club, nella maggior parte delle città e in molte parti del mondo, sarebbero una conquista leggendaria, una fonte di gioia cieca, ma è diverso qui, al Celtic, non basta vincere, ma anche come si vince.

La vittoria sull‘Aberdeen che ha portato alla conseguente vittoria del campionato, non è stata comunque bastata a Deila per mantenere il suo posto di lavoro, scatenando un vero e proprio toto allenatore per la panchina del Celtic, che sarà probabilmente risolto nelle prossime settimane. Questo quinto titolo è sicuramente meritato, ma non si può dire che sia stato costellato di  episodi memorabili, se si tralasciano le già citate statistiche di Leigh Griffiths e l’esplosione di Kieran Tierney. Ma oltre a questo? Quante prestazioni di spessore ha offerto la squadra? Quante azioni hanno fatto alzare i fan in piedi in preda agli applausi? Quante partite di questo campionato rimarranno nella memoria della gente?  

Alcune frange del tifo diranno che l’unica cosa che conta è portare a casa il trofeo alla fine del campionato, può anche essere, ma si sarebbe potuto fare di più, ad esempio costruire una squadra giovane e vincente per i prossimi anni, progetto cominciato e poi un po’ perso per strada, ma che merita di essere ripreso puntando su uno zoccolo duro dei promettenti scozzesi che già ci  sono in casa come Callum McGregorScott Allan da integrare con i tanti buoni prospetti partiti in prestito per fare esperienza.  Occorrerà inoltre fare sicuramente meglio in campo internazionale, visto che al netto della sfortuna, che ci ha messo del suo inserendo gli Hoops in uno dei gironi più complicati dell’Europa League, le prestazioni lontano dalla Scozia sono state davvero deludenti, tutto questo lascia un retrogusto di opportunità non sfruttata al meglio. Chissà che il ritorno dei Rangers nella massima serie e la conseguente maggiore concorrenza siano uno stimolo per migliorarsi, sia per il Celtic che per tutto il movimento.

Jacopo Formia

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