Dal Napoli al Paris Saint-Germain, dall’Italia alla Francia, passando per la sua nazionale, l’Uruguay sempre nell’ombra; già, perché a Cavani se fossimo nel periodo degli Oscar andrebbe quello di miglior attaccante non protagonista.
Quando tutti giocano per te, quando tutti tifano te tanto da identificare la squadra con il tuo nome, beh diventa tutto più facile; ti puoi anche permettere qualche errore tanto ti verrà perdonato perché rappresenti una città intera. Il difficile arriva quando non sei l’unica star all’interno di un gruppo. Possiamo rappresentarla così la storia calcistica di Edinson Cavani; anzi, forse a lui è andata anche peggio perché quando è arrivato al PSG già ci stava un leader, e non uno qualunque. All’arrivo del “Matador” a scaldare i cuori dei tifosi del “Parco dei Principi” ci stava pensando un certo Zlatan Ibrahimovic, uno che ti illumina e ti soffoca al tempo stesso con la sola presenza. Cavani non ha potuto fare altro che adattarsi, relegarsi un posto senza più quel margine di errore che aveva prima; perché se sei il preferito della gente puoi anche sbagliare, ma se vieni considerato uno di passaggio non puoi permetterti errori.
In nazionale la musica è la stessa, quello che cambia è il compagno di reparto; da Ibrahimovic a Suarez, un altro che sa come farsi amare dalla gente. Avevamo parlato di errori; beh, “El Pistolero” in nazionale ha sbagliato (morso a Chiellini nel Mondiale del 2014) eppure gli è stato perdonato. Perché? La risposta è abbastanza ovvia, quando gioca è sempre decisivo. Anche nell’ultima partita di qualificazione per il prossimo Mondiale (si disputerà in Russia) l’Uruguay ha pareggiato 2-2, in rimonta, contro il Brasile grazie alle reti di Cavani e di Suarez. La rete del pareggio la messa a segno l’attaccante del Barcellona, tornato ad indossare la maglia della “Celeste” 640 giorni dopo la squalifica. Ecco perché la prestazione di Cavani è passata in secondo piano.
Questa notte, nella gara di qualificazione ai prossimi Mondiali contro il Perù, ha un’altra possibilità per sovvertire una gerarchia difficile da cambiare.
Paris Saint Germain o Uruguay; Ibra o Suarez; cambiano i fattori ma il risultato è lo stesso. Cavani è costretto a vivere nell’ombra per una scelta non sua, una scelta che gli vale il premio di miglio attaccante non protagonista.