L’ipotesi che vengano tolti dei punti alle milanesi è abbastanza remota, che cosa rischiano veramente i club?
Recenti sviluppi riguardanti i rapporti tra Inter, Milan e i rispettivi gruppi di tifosi organizzati hanno sollevato interrogativi su possibili sanzioni sportive per i due club milanesi. Al momento non sembrano esserci penalizzazioni imminenti per le due società. Ma che cosa rischiano veramente?
Le indagini che coinvolgono Inter e Milan, attualmente in corso presso la Procura della Repubblica di Milano, si concentrano sui rapporti tra i club e alcuni esponenti delle tifoserie organizzate, un comportamento vietato dalle norme della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC). A livello sportivo, il Procuratore Federale della FIGC, Giuseppe Chiné, ha già richiesto agli inquirenti milanesi la documentazione necessaria, inclusa l’ordinanza di custodia cautelare e gli atti investigativi non coperti da segreto. Questo passaggio è essenziale per permettere alla giustizia sportiva di valutare eventuali violazioni da parte delle società o dei loro tesserati.
Mentre la giustizia ordinaria procede con i suoi tempi, generalmente più lunghi, quella sportiva è nota per essere più celere nel valutare le responsabilità e, se del caso, infliggere sanzioni. Tuttavia, al momento, nessun documento è ancora pervenuto alla FIGC, e quindi non vi è alcuna azione immediata prevista nei confronti dei club milanesi.
Il regolamento sportivo è chiaro riguardo ai rapporti tra i club e i gruppi di tifosi. L’articolo 25 del Codice di Giustizia Sportiva stabilisce che le società non possono fornire supporto finanziario o altre forme di aiuto ai gruppi organizzati o non organizzati dei propri tifosi, salvo quanto previsto dalla legislazione vigente. La sanzione per questa violazione può variare da 10.000 a 50.000 euro per le società di Serie A. Inoltre, il comma 10 dello stesso articolo vieta ai tesserati di avere rapporti con i gruppi di sostenitori non convenzionati con la società, a meno che non siano autorizzati dal delegato del club ai rapporti con la tifoseria.
Nel caso specifico delle società di Serie A, la violazione di questa norma comporta una sanzione pecuniaria di 20.000 euro, secondo quanto previsto dal comma 9. Queste disposizioni mirano a garantire che i club mantengano un controllo stretto e trasparente sui loro legami con i tifosi organizzati, prevenendo situazioni che potrebbero sfociare in violenza o in comportamenti non conformi alla normativa sportiva.
La situazione che coinvolge oggi Inter e Milan richiama inevitabilmente il caso Juventus del 2017. All’epoca, il club bianconero fu accusato di intrattenere rapporti illeciti con gli ultras della Curva Sud, con l’obiettivo di gestire il traffico di biglietti e mantenere la pace interna alla tifoseria. Il procuratore federale Giuseppe Pecoraro chiese una pesante inibizione di 30 mesi per l’allora presidente Andrea Agnelli, insieme a una multa di 50.000 euro per lui e ulteriori sanzioni per la società, tra cui la chiusura della Curva Sud per due partite.
La Corte Federale ridimensionò significativamente le pene inflitte. Agnelli evitò l’inibizione, ma dovette pagare una multa di 100.000 euro. La Juventus, invece, fu condannata a pagare una sanzione di 600.000 euro e subì la chiusura per un turno della Curva Sud dell’Allianz Stadium. Questo precedente è significativo, poiché dimostra che anche in caso di violazioni accertate, le sanzioni possono essere mitigate attraverso il processo sportivo.
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