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Caso Griezmann, varie ed eventuali

“Caso Griezmann. ¿Se repetirá la historia en el Atlético?” 

Comincia così uno dei tanti ottimi editoriali che il Mundo Deportivo ha pubblicato a proposito della vicenda che sta scuotendo violentemente i cuori colchoneros e non solo. Perchè se da un lato c’è la probabile partenza dell’asso francese dalla Madrid rojiblanca, dall’altro c’è una destinazione d’arrivo, le cui coordinate sono al momento celate. Si parla di Barcellona, della sponda blanca del Manzanarre, della rossa Manchester. E c’è ancora chi crede nel Petit Diable e nella sua permanenza alla corte del Cholo. Insomma, detto per vie traverse: mettetevi comodi perchè ne vedremo delle belle. E il cazo Griezmann, com’è già stato denominato in Spagna, ha tutto per essere il tormentone estivo 2017. Un caso, come detto, che ha alzato il polverone al pari di una contagiosa scoperta da parte di qualche intelligence segreta. Per tutto l’anno los Atléticos hanno dovuto forzatamente convivere (fino a farci l’abitudine) con le voci di mercato che accostavano Antoine ogni giorno ad una meta diversa. Se però durante la stagione formalmente il mercato è chiuso (gennaio a parte) e scampato il pericolo invernale vi è la certezza che il giocatore resti fino a fine stagione dov’è, in questo punto dell’anno tali cardini vengono meno.

Breve cronistoria contemporanea dell’attacco colchonero

Le prime righe del pezzo, firmato dalla sagace penna di Chema G. Fuente, sono eloquenti: El Atlético de Madrid ha sido incapaz de retener a sus grandes delanteros de la última década. Incapaci di trattenere i grandi attaccanti dell’ultima decade, lo avrete capito da voi. Il concetto è che Griezmann potrebbe essere il prossimo, alla stregua dei suoi predecessori, a lasciare la società di Enrique Cerezo per dirigersi verso altri lidi del calcio europeo. Per un motivo o un altro, l’Atlético è stato una fucina di ottimi calciatori che però sono stati ceduti: il club ha sempre guadagnato, rinnovando la rosa, lanciando nuovi prospetti sul carrello della spesa di onnivori club ben più ricchi (non dimentichiamo la caratura provinciale dei colchoneros, sebbene i risultati raggiunti ultimamente facciano pensare ad altro). Il fatto di non avere troppi ricambi davanti fa pensare al metter in mostra qualche singola individualità: si parte inevitabilmente da TorresKezman (’05-’06), poi Torres-Agüero (’06-’07) e Forlán-Agüero (dal ’07 al ’11). Nell’estate del 2011, la rivoluzione: l’uguguagio all’Inter, l’argentino al City, dentro Diego Costa (che già nel ’10-’11 aveva mosso i primi passi). E così, nel 2011-12 AdriánFalcao e Costa mandato per metà stagione al Rayo in prestito. Nel ’12-’13 spazio a 7-9 e al rientrante brasiliano, poi nel ’13-’14 ecco l’altro grande cambiamento. Falcao al Monaco, il duo è Adrián-Costa con David Villa preso. El Guaje farà tutto tranne che il comprimario. Ma Porto, Chelsea e NY City saccheggiano il club nell’estate 2014: si passa al pluralismo. Griezmann, Mandzukic, Raúl Jiménez, eventualmente Cerci, poi Leo Baptistao e Ángel Correa: il pezzo forte è il ritorno de El Niño Torres. Nel 2015-16 ecco Torres-Griezmann con Jackson Martínez che regge metà stagione e Correa e Vietto comprimari. Si passa a quest’anno appena concluso: Torres e Griezmann hanno affinato la loro partnership, ma Gameiro viene talvolta preferito a Fernando e anche Correa trova più minutaggio. Ps: mi accorgo solo ora di non aver nominato Sinama-Pongolle. Se il nome non vi dice assolutamente niente, è l’ennesima prova che l’attacco colchonero è dominato da una diarchia incontrastata.

Niño e Petit diable, col Cholo in mezzo

Forse non è tanto la questione di avere numericamente molti attaccanti come Bayern, Real o Barça, ma tenere quei due o tre pilastri con stipendi sufficientemente attraenti da convincerli a restare. Oppure esiste un altro punto di forza che è la competitività: i risultati dell’epoca cholista sono sotto gli occhi di tutti. Il concetto è stato poi ulteriormente semplificato da Simeone stesso: “I grandi giocatori vogliono giocare la Champions, fino alla finale, e Griezmann è un grande giocatore. Non mi permetterei mai di pretendere che rimanesse. Non l’ho fatto con Costa, con Falcao, i giocatori che mi hanno dato la vita li accompagno nelle loro decisioni. Chiaramente, se rimane (Antoine, ndr) il club continuerà a crescere”.

“A los jugadores que me dieron la vida les acompaño en las decisiones que tomen”. E’ questa la frase incriminata, quella che farebbe pensare all’addio estivo dell’ex Real Sociedad. A livello economico, l’Atléti oggi è quinta per risultati e 15ma sotto il profilo economico. Altri club sono migliori per soldi, ma non certo per calcio: ma l’Atlético no, si impossessa della totalità della tua anima facendoti restare connesso a lui. In cambio però dispensa soddisfazioni, e l’esempio è il seguente. Fernando Torres lasciò nel 2007, ma il suo cuore ha sempre continuato a palpitare di rojiblanco. Non ha mai fatto mistero dei suoi continui legame e affetto ai colori vestiti sin da quando El Nino era anagraficamente bambino. Anche sulle rive del Mersey, o a Londra col Chelsea, un filo lo teneva stresso a Madrid (ed è lo stesso che lo ha riportato qui, nel 2015). Allo stesso modo Antoine Griezmann, poco tempo fa, aveva fatto intendere lo stesso concetto ma sfumato. “Quiero ganar títulos, estoy preparado para irme”. Sì, okay, ma a telecamere spente aveva aggiunto “pero en el Atlético”. In fondo, Enrique Cerezo aveva concesso alla stampa un virgolettato importante, perchè inquadra il frame di un problema non da poco: la clausola rescissoria: “No creo que nadie pague la cláusula de Griezmann”. Quanto all’ombra di Lacazette, potrebbe poi svanire in un nanosecondo. Il tempo di ufficializzare la sua permanenza al Wanda Metropolitano…

Matteo Albanese

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