Se andate a Portimão troverete tantissime sorprese: oltre a uno dei posti più incantevoli della costa portoghese c’è anche una squadra, la Portimonense, appena retrocessa nella seconda divisione nazionale, nonostante la presenza di Jackson Martínez in rosa.
Sì, proprio lui, attaccante che ai tempi del Porto prometteva di diventare uno dei riferimenti mondiali nel suo ruolo. Potenza, visione della porta, enormi mezzi fisici, una sorta di sicurezza per il futuro del calcio colombiano che all’epoca era in rampa di lancio con una generazione di altissimo livello.
D’altronde la sua carriera era cominciata veramente bene: le esperienze tra la sua Colombia, dove giocava con l’Independiente Medellín, e il Messico, in maglia Jaguares de Chiapas, avevano plasmato il talento perfetto per i talent scout del Porto, sempre molto attenti a monitorare i migliori prospetti d’Oltreoceano. E infatti l’impatto in Portogallo fu incredibile, con tre stagioni tutte chiuse con almeno 20 gol in campionato e una super annata in Champions con 7 gol in 8 partite.
Un attaccante con quel fisico e quella velocità, reduce da stagioni del genere, era per forza un sogno per i grandi club. In Italia era il desiderio di Milan e Napoli, ma scelse l’Atlético Madrid, in un trasferimento che ha interrotto la sua carriera. Perché nel breve spostamento dal Portogallo alla Spagna è come se avesse perso tutto il suo talento: smarrito, inconcludente, sciupato. Durò solo metà stagione con i Colchoneros, prima di farsi attrarre da grandissimi stipendi in Cina che lo hanno portato lontano dai riflettori.
Non ha cercato rivincite europee, si è accontentato di ciò che aveva già ottenuto in quei grandi tre anni, per rimanerne altrettanti in Oriente. Infatti il suo uovo passaggio in Europa è passato sottotraccia e il grande pubblico si è dimenticato di lui. L’ha preso la Portimonense, per farlo ritornare in quel campionato portoghese che tanto gli aveva dato, ma dopo una stagione tutto sommato soddisfacente non è riuscito a essere l’uomo della salvezza.
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