João Félix resta al palo. Come quello colpito nella serie dei rigori contro la Francia che ha affondato le speranze del Portogallo. Euro 2024 era la scialuppa di salvataggio per il calciatore e l’Atletico, ma si è trasformato in un Titanic. Zero presenze quando contava, l’attaccante doveva essere il Jolly di Roberto Martínez ma ha finito per essere l’unico a non trasformare il proprio calcio di rigore.
Scaricato dall’Atletico, sfuma la pista inglese?
Emery aveva mostrato interesse per João Félix e l’Atletico Madrid spera che non sia scemato. L’unica certezza è che un torneo giocato senza lasciare traccia, lascerà chiuse definitivamente le porte dell’Atletico Madrid dove la personalità è una conditio sine qua non per avere la considerazione e la fiducia di Simeone. Ecco perché, come riportano anche in Spagna, il club rojiblanco vuole risolvere la situazione il prima e con il minor danno economico possibile. Si tratta comunque del più grande investimento nella storia dell’Atlético e non si può né si vuole svendere il giocatore. Difficile ricavarci somme a nove cifre. Anche perché negli ultimi due anni João Félix ha accumulato due prestiti consecutivi, sei mesi al Chelsea e la stagione 2023-24 al Barcellona. In Catalogna ha giocato 44 partite, segnando dieci gol e distribuendo sei assist, ma senza essere titolare inamovibile con Xavi. Il desiderio del calciatore sarebbe quello di restare al Barça, ma Deco lo ha già avvertito della difficoltà legata alla sua (im)possibile permanenza.
João Félix, resta la pista araba: chi spende 60 milioni?
Per chi ci vuole credere, João Félix potrebbe essere un’occasione di mercato. È nel suo momento più basso della carriera, ma ha ancora 24 anni. L’Atletico vorrebbe ottenere la cessione a titolo definitivo del calciatore, recuperando almeno 60 dei 126 milioni investiti, ma sono cifre che non sono neanche prese in considerazione da Aston Villa e Benfica. A quei prezzi si possono muovere solo i club provenienti dall’Arabia Saudita dove il calcio è ricchissimo ma anche molto meno competitivo rispetto all’Europa. Per chi era predestinato al Pallone d’Oro accettare un prepensionamento d’oro avrebbe un senso, ma solo fra qualche anno. Del resto anche il calciatore è convinto di poter ancora dire la sua in un top campionato, ma deve trovare chi gli possa permettere di esprimere il proprio talento e una squadra che sia anche in grado di soddisfare le pretese economiche (dicesi anche necessità) dell’Atletico, dove non prendono in considerazione un terzo prestito. Il tempo è quello che è: tre settimane per non restare, appunto, al palo.