In questo articolo andiamo alla scoperta di uno sport decisamente particolare e a dir poco aggressivo: il calcio storico fiorentino, l’antenato del football moderno
Avete mai sentito qualche italiano affermare che il calcio è nato in Italia, e nello specifico a Firenze? Lo stesso Francesco Repice, grande radiocronista italiano, dopo la finale degli Europei 2020 (disputati nel 2021 a causa della pandemia di Covid 19) vinti contro l’Inghilterra, ha dichiarato: “Il calcio torna a casa. Il calcio torna dov’è nato: tra le piazze di Firenze la magnifica…”. Tutti, però, sanno che il calcio moderno è nato proprio in Inghilterra, esattamente nel 1848; ma allora per quale motivo il famoso radiocronista ha pronunciato quella frase? Sicuramente dietro le sue parole si ravvisa un tocco di irriverenza, e anche una buona dose di sfottò, ma ci sono anche delle ragioni storiche. A Firenze, infatti, da diverse centinaia di anni si pratica uno sport considerato l’antenato del calcio moderno: il calcio storico fiorentino. Ecco di cosa si tratta.
Ogni anno nel mese di giugno, Firenze celebra un evento sportivo affascinante e dalla storia centenaria: il calcio storico, una tradizione ancora molto amata dai fan toscani. Questo sport ha radici nelle prime forme di giochi con la palla, come l’Harpastum, praticato dai legionari romani in preparazione alle battaglie. Il calcio storico è una miscela di calcio, rugby e pugilato, noto anche come calcio in livrea o calcio in costume. Oggi, è una competizione che coinvolge l’intera città, con spettacoli unici che si svolgono in piazza Santa Croce, sotto lo sguardo vigile della statua di Dante.
Tra tutti gli sport praticati, tradizionali o meno, il calcio storico fiorentino è certamente uno dei più singolari ancora in voga. Anche coloro che non ne sono a conoscenza potrebbero aver visto qualche momento clou su Internet o aver letto notizie sulle rievocazioni storiche annuali, rimanendo probabilmente sorpresi dalla sua natura unica. Ma di cosa si tratta esattamente?
Si tratta, come detto in precedenza, di un’antica pratica sportiva svolta all’aria aperta che combina elementi di calcio e lotta libera, richiamando anche altre discipline di squadra con la palla, come il rugby. Ma come è nato questo sport?
Per trovare la data di nascita di questo sport è necessario tornare alla Firenze del XIII secolo, anche se le sue radici sono ancora più profonde: questa pratica è considerata un’eredità dell’Harpastum, un gioco praticato dai legionari romani già nel I secolo a.C., caratterizzato da lotte fisiche tra squadre per il possesso di un pallone di stracci. È importante notare che giochi simili, caratterizzati da violenza e l’uso di una palla, erano presenti già nel XII secolo in altre parti d’Europa, tra cui Francia e Inghilterra.
Le prime testimonianze del calcio storico fiorentino risalgono al Quattrocento, quando divenne popolare tra i giovani fiorentini di alta classe, praticato con regolarità fino al Seicento. Nel XVIII secolo, l’interesse per lo sport diminuì gradualmente, fino a scomparire dalle manifestazioni sportive. Tuttavia, tornò alla ribalta grazie alle rievocazioni storiche negli anni ’30 del Novecento.
È solo nel 1930, infatti, che si assistette al ritorno delle competizioni ufficiali di calcio storico fiorentino, sebbene lo sport fosse rimasto vivo tra la popolazione locale, soprattutto nei quartieri più popolari di Firenze. L’occasione fu il quattrocentesimo anniversario dell’Assedio di Firenze, che riportò questa pratica all’interno delle mura cittadine, riaffermandosi rapidamente come un elemento caratteristico della cultura locale.
Ora che abbiamo scoperto la sua storia è necessario conoscere anche le regole di questo sport così antico e affascinante: quali sono?
Ogni squadra è formata da 27 giocatori, divisi nei seguenti ruoli: 3 datori indietro (portieri), 3 datori innanzi (difensori), 5 sconciatori (centrocampisti), e 15 innanzi o corridori (attaccanti).
Il terreno di gioco ha una forma rettangolare ed è ricoperto di sabbia, con una linea bianca al centro per dividere i due lati del campo e due grandi reti poste sulle linee di fondo dove segnare i gol.
Le partite durano 50 minuti, e l’obiettivo è quello di segnare più cacce (gol) possibili, depositando il pallone nella rete avversaria con ogni mezzo possibile: braccia, gambe ecc. La precisione è essenziale: se la palla finisce sopra la rete per un errore degli attaccanti o per il tocco di un difensore, viene assegnata una mezza caccia all’avversario. Ad ogni segnatura di caccia, le squadre devono cambiare lato del campo.
Gli scontri fisici sono ammessi solo uno contro uno, e sono quindi vietati gli scontri con un numero maggiore di avversari. È consentito atterrare un avversario tramite placcaggio, ma non è possibile colpirlo in nessun altro modo.
L’arbitro che dirige l’incontro è assistito da 6 guardalinee e dal giudice amministrativo fuori dal campo. Il maestro di campo sorveglia la partita e interviene per mantenere l’ordine.
Le squadre entrano in campo al ritmo dei tamburi, dopo che l’Araldo della Signoria ha letto “Le Grida“, l’annuncio al Magnifico Messere (un titolo onorifico riservato a una personalità famosa con legami particolari con Firenze) che la partita sta per iniziare.
Dopo la lettura delle Grida, il Maestro di Campo dà il via all’incontro e il pallaio lancia la palla sulla linea centrale del campo. Le Colombrine sparano per salutare l’inizio dell’ostilità e la partita ha inizio.
Al termine del match, la squadra vincitrice viene premiata con l’Inno della Vittoria suonato dai musici del Calcio Storico, il palio e una vitella di razza chianina.
Il calcio storico fiorentino ha dato vita a diverse partite di grande risonanza, sia per i luoghi in cui si sono svolte che per le personalità coinvolte. Nonostante la maggior parte delle edizioni si sia tenuta tradizionalmente in Piazza di Santa Croce, si hanno notizie di gare “speciali” disputate sull’Arno ghiacciato, a Lione, a Roma e persino a New York nel 1976.
Tra i giocatori più celebri, si possono citare Piero II de’ Medici (figlio di Lorenzo il Magnifico), Cosimo I de’ Medici (poi diventato Granduca di Toscana) e addirittura tre futuri papi: Clemente VII, Leone XI e Urbano VIII.
La partita che è passata alla storia è quella del 1530, conosciuta come “La partita dell’Assedio“. Nonostante il popolo fiorentino fosse stremato dall’assedio di Carlo V per porre fine alla neonata repubblica, non rinunciò al Carnevale e alla relativa partita di calcio storico, disputando il match di fronte ai soldati nemici come forma di scherno nei loro confronti.
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