Come sta il calcio italiano al netto dei risultati ottenuti agli ultimi Europei? Il Report non lascia spazio alle interpretazioni: occorre coniugare crescita economica con lo sviluppo sostenibile, rafforzando la competitività internazionale.
ll presidente della FIGC Gabriele Gravina e Federico Mussi della PWC la società che si è incaricata dello studio, hanno evidenziato luci ed ombre legate al report: in estrema sintesi, l’attività e il numero di tesserati generano partecipazione e un indotto economico rilevante. I dati negativi, invece, riguardano il profilo della gestione economico-finanziaria: persiste una situazione molto delicata. Nella stagione sportiva 2022-2023 il valore della produzione aggregata del calcio professionistico è aumentato del 24% rispetto alla stagione precedente, raggiungendo 4,3 miliardi di euro ma parallelamente alla crescita dei ricavi i costi di produzione hanno registrato un trend in continua crescita, raggiungendo la quota di 4,9 miliardi.
Cifre caratterizzate da un’elevata incidenza dei costi del personale tesserato, che rappresentano circa il 70% dei ricavi caratteristici (escluse plusvalenze). La sostenibilità economico-finanziaria strutturale si lega dunque alla necessità di implementare modelli di business virtuosi indirizzati ad una strategia di medio lungo termine, ovvero equilibrare i ricavi da diritti TV, commerciali e da stadio, a un migliore sfruttamento dei marchi e maggiori investimenti per la valorizzazione dei giovani talenti.
Al netto dei risultati, il calcio italiano resta un patrimonio del sistema paese: i calciatori tesserati per la FIGC nel 2022-2023 ammontano ad 1,1 milioni, mentre i tesserati totali (calciatori, tecnici, arbitri e dirigenti) ad oltre 1,4 milioni. La FIGC rappresenterebbe il secondo “comune” in Italia in termini di popolazione. Nel nostro Paese il calcio resta uno straordinario fattore di socialità, sviluppo sostenibile, inclusione, integrazione e pari opportunità e continua a rappresentare lo sport più popolare, con quasi 34 milioni di tifosi, il 66% della popolazione italiana. Dal punto di vista economico la raccolta delle scommesse su questo sport ha ormai raggiunto i 14,8 miliardi di euro con 371,4 milioni di euro di gettito erariale.
Considerando i cicli economici diretti, indiretti e indotti, si stimano oltre 11,3 miliardi di euro di PIL e attivate quasi 130.000 unità lavorative annue. Tradotto in numeri tangibili, il calcio nel nostro Paese genera 1 euro ogni 200 di PIL e sostiene un lavoratore ogni 200 occupati generando 3,3 miliardi complessivi di gettito fiscale. Una vera e propria industria, un bene da tutelare e far crescere soprattutto attraverso la valorizzazione del talento. Questo però, è il prossimo capitolo…
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